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Di Maio: altri 3 lavoratori in nero nell'azienda di famiglia? E lui, Luigi, era in regola?

Di Maio conferma che suo padre teneva un lavoratore in nero nella ditta di famiglia, come vi abbiamo raccontato domenica scorsa. L'inchiesta di Filippo Roma e Marco Occhipinti però si allarga. E, a proposito, non è che anche il ministro del Lavoro non era in regola quando lavorava d'estate come muratore nell'impresa edile?

“C’è stato lavoro nero e questo è un fatto grave”. Luigi Di Maio, come promesso, ha verificato e conferma che il padre, come abbiamo detto nel nostro servizio di domenica scorsa 25 novembre, ha tenuto un lavoratore in nero, Salvatore Pizzo.

“Solo lui”, dice. Non è però quello che ci risulta: sono spuntati i casi di altri tre lavoratori pagati in nero, quello di Mimmo, Giovanni e Stefano.

Filippo Roma chiede a Di Maio se pure lui ha la documentazione che dimostra che non lavorava in nero come muratore per la ditta di famiglia in estate (come spesso il ministro ha raccontato). Il vicepremier ci promette i documenti e nuove verifiche.

I tre nuovi lavoratori sarebbero stati impiegati in nero nel periodo tra il 2008 e il 2010, prima cioè che nel 2012 Luigi Di Maio entrasse nell’assetto proprietario dell’azienda.

L’azienda edile che da trent’anni porta avanti il padre di Luigi, Antonio, infatti, prima era intestata alla madre Paolina Esposito, poi è confluita nell’Ardima srl, di proprietà dal 2012 al 50% del ministro e della sorella Rosalba.

Sul caso, tra l’altro, vi abbiamo parlato anche di una bufala, una fake news in cui si sosteneva falsamente che Salvatore Pizzo fosse stato candidato nel Pd, che è stata diffusa e poi clamorosamente smascherata sul web.

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