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Cucchi, il testimone punito e il dolore di Ilaria in aula

In un video su Fb, Luca Comellini, segretario del Partito per la tutela dei diritti dei militari, denuncia la sanzione da parte dell’Arma al carabiniere Casamassima per le interviste rilasciate sul caso Cucchi. Oggi in aula la deposizione di Ilaria, sorella di Stefano

“La vicenda del carabiniere Riccardo Casamassima, che ha testimoniato al processo sulla morte di Stefano Cucchi e ha poi rilasciato interviste alla stampa, si è conclusa con una pesante sanzione disciplinare”. Così, con il video su Facebook che vedete qui sotto, Luca Marco Comellini, segretario del Partito per la tutela dei diritti dei militari, denuncia  quanto accaduto ieri, 16 luglio, al carabiniere che, con la sua testimonianza, ha fatto riaprire l’inchiesta sulla morte di Stefano Cucchi. Il 30enne è morto il 22 ottobre 2009, quattro giorni dopo l’arresto, per un probabile pestaggio delle forze dell’ordine.

“È stata inflitta a Casamassima la 'consegna di rigore'”. Ovvero, ci spiega Comellini al telefono, “per 5 giorni il carabiniere deve permanere in un apposito locale, generalmente il proprio alloggio. È come se fossero gli arresti domiciliari. Casamassima da ieri, giorno in cui gli è arrivata la comunicazione della sanzione, deve andare la mattina a lavoro, ma il pomeriggio deve restare in casa”.

“Io credo che in uno stato di diritto questo sia inaccettabile”, continua il segretario. “Il codice dell’ordinamento militare prevede che l’appartenente all’arma debba chiedere autorizzazione a rilasciare interviste solamente quando i fatti che racconta riguardano il servizio, questioni militari o questioni di carattere riservato. Non credo che le dichiarazioni riguardanti una testimonianza in un pubblico processo siano di carattere riservato”. E conclude: “Quello che è accaduto è inaccettabile. Riccardo Casamassima non doveva essere punito”.

Il carabiniere aveva già subito un trasferimento dopo la sua testimonianza in aula. “Mi è stato notificato un trasferimento: sarò demansionato e andrò a lavorare a scuola dopo essere stato 20 anni per strada. Tutto questo è scandaloso”, aveva denunciato Casamassima in un video su Facebook.

Va avanti intanto il processo bis sulla morte di Stefano Cucchi, che vede imputati tre carabinieri accusati di omicidio preterintenzionale, un maresciallo accusato di abuso d’autorità e altri due carabinieri accusati di calunnia.

Oggi, in aula, c’è stata la deposizione di Ilaria Cucchi, sorella di Stefano. “L'ultima volta l'ho visto due giorni prima del suo arresto”, ha raccontato. Nella lunga deposizione, Ilaria racconta dei problemi del fratello con la droga, della comunità e di come Stefano stesse cercando di riprendere in mano la sua vita. Fino ad arrivare al racconto di quella notte del 15 ottobre 2009, quando fu arrestato.

“Venne fermato con Emanuele Mancini, un suo amico. Io parlai con Emanuele solo dopo la morte di Stefano. Gli chiesi come fosse andata la vicenda dell'avvocato. Mancini mi disse che Stefano, dopo l'arresto, alla stazione Appia, chiedeva dell'avvocato Stefano Maranella, il legale cui la nostra famiglia si rivolge. È un amico. Ma la cosa da parte dei carabinieri non fu fatta. Lo trattarono malissimo anche verbalmente. Mi riferirono che gli venne detto: guarda, come minimo hai l'Aids, non fai schifo?".

Pochi giorni dopo, la notizia della morte: “Siamo venuti a conoscenza della morte di mio fratello tramite un decreto di autopsia. Io non ho capito bene a che ora è morto”. Ilaria racconta di quando ha visto il corpo del fratello all’obitorio: “Una scena pietosa, non mi sembrava lui. Era dietro a questa teca di vetro. Guardavo l'espressione del suo volto per capire cosa fosse successo. Aveva il volto tumefatto, un occhio fuori dall'orbita, una mascella visibilmente rotta. E poi l'espressione del volto. Rappresentava la sofferenza, la solitudine di come è morto”. 

Della morte di Stefano Cucchi ci eravamo occupati nel novembre 2014, pochi giorni dopo la sentenza d’Appello che aveva ribaltato il verdetto di primo grado. Sei medici, 3 infermieri e 3 agenti della polizia penitenziaria, erano stati tutti assolti per la morte del giovane. In quell’occasione abbiamo intervistato Ilaria Cucchi: “Ci sono stati dei tentativi per mettere tutto a tacere”, ci aveva detto. Abbiamo intervistato anche la sorella Lucia di Giuseppe Uva, per la cui morte dopo un interrogatorio poliziotti e carabinieri sono stati tutti assolti in Appello il 31 maggio scorso.

Guarda qui sotto l'intervista a Ilaria Cucchi e Lucia Uva.

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