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Protesi difettose alla schiena fatte in famiglia: condannato il chirurgo

Decine di pazienti non sanno come curarsi, come Le Iene avevano già raccontato

Un anno di carcere per abuso d'ufficio. Con questa condanna si chiude il processo a carico di un chirurgo accusato di impiantare protesi difettose alla schiena. Il caso era stato documentato in un nostro servizio del 15 ottobre del 2013, quando alcuni pazienti del chirurgo ci hanno raccontato la loro odissea.

Dallo specialista andavano persone che soffrivano di mal di schiena, ernia del disco, scoliosi. Per tutti il medico sembrava avere la stessa soluzione: una bella protesi alla colonna vertebrale. Non prima di aver paventato rischi di infermità totale qualora non si fossero sottoposti per tempo all'operazione.

I Nas hanno accertato che presso un ospedale privato di Bologna sono stati realizzati ben “433 interventi chirurgici che prevedevano l'applicazione del dispositivo medico oggetto d'indagine” come si legge nella relazione per la Procura di Bologna dello scorso 2 febbraio 2012.

Ma dopo pochi mesi dall'intervento chirurgico si sarebbe presentato puntuale il problema: la rottura dell'impianto. E i casi di pazienti rimasti con le protesi rotte nella loro colonna vertebrale sarebbero decine. L'Asl di Latina ha certificato l'impossibilità di poterli curare.

Oltre al danno la beffa: gli impianti venivano prodotti da una società che sarebbe riconducibile alla famiglia del chirurgo e a lui stesso, che in alcuni casi offriva prestazioni private senza rilasciare fattura.

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