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“L'unica che può fermare lo sgombero di Sergio Bramini è la presidente del Senato, intervenga!”

Il senatore Gianmarco Corbetta contro lo sgombero della casa di Sergio Bramini, dove ha spostato il suo domicilio parlamentare

“L’unico organo che può pronunciarsi sul mio domicilio parlamentare a casa di Sergio Bramini non è stato nominato, perché gli italiani non hanno ancora un governo”. Lo dice il senatore Gianmarco Corbetta, puntando il dito anche contro l’impasse in cui si trova la politica italiana da oltre 50 giorni. L’assenza di un governo si fa sentire anche nella vicenda dell’imprenditore di Monza, fallito perché lo Stato non gli ha mai pagato 4 milioni di euro. Così il senatore interroga direttamente la presidente Maria Alberti Casellati.

L’esponente del Movimento 5 Stelle ha trasferito a casa di Bramini il suo ufficio eleggendovi il domicilio di parlamentare a cui la Costituzione riconosce un diritto di inviolabilità. Anche in questo tentativo di aiuto, c’è stato un colpo di scena. Il giudice non ha riconosciuto il principio di non inviolabilità.

“Il Tribunale di Monza ha ritenuto di respingere la richiesta del mio ufficio parlamentare, procedendo con lo sgombero” spiega il senatore Corbetta. “Nel provvedimento del giudice si legge un virgolettato da far presupporre un parere, che però non c’è mai stato”.

Ma chi si dovrebbe occupare di questa verifica che potrebbe garantire a Sergio Bramini altro tempo nella sua casa? La competenza è della Giunta delle Elezioni e delle Immunità Parlamentari, che deve occuparsi dell'inviolabilità dell’ufficio parlamentare ed eventualmente con il Tribunale di Monza dovrebbe sospendere i provvedimenti nei confronti di Bramini.

“Questo organo del Senato però non è ancoro stato istituito proprio perché manca il governo” precisa Corbetta. “Qualora mi dovesse dare ragione, sarà la Corte costituzionale a doversi esprimere in merito al conflitto di attribuzioni di competenze tra poteri dello stato che si è venuto a creare”.

Per questo Corbetta ha scritto alla presidente del senato Maria Alberti Casellati chiedendole di esprimersi. “Spero che accolga la mia richiesta, perché è l’unico modo per fermare questo iter” auspica Corbetta. “I tempi tecnici affinché possa scrivere al Tribunale di Monza ci sono”.

Intanto un nuovo colpo di scena ha accorciato i tempi per strappare Bramini allo sfratto. La data di sgombero prevista per l’1 giugno è stata anticipata di ben due settimane. “Quella data è il giorno precedente alla celebrazione della Festa della Repubblica, difficilmente la Polizia di Stato potrà garantire adeguata assistenza alle operazioni di liberazione, considerato l’impegno di forze da garantirsi per i servizi d’ordine e sicurezza” è una delle motivazioni evidenziate dal Tribunale di Monza. 

Una decisione che ha lasciato tutti spiazzati. “Anticipare la data di sfratto al 18 maggio è un autogol del giudice” commenta Corbetta. “La data prestabilita andava rispettata, ora in tanti si chiedono i reali motivi di questa scelta”.  

Guarda qui sotto il servizio di Alessandro De Giuseppe sull'imprenditore Sergio Bramini

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