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News | di Matteo Gamba |

Stalking: condannato il persecutore di Ljuba, ma solo a 4 mesi | VIDEO

Ljuba Lombardi è stata picchiata e perseguitata, con pedinamenti e oltre 12mila messaggi di minacce e insulti. Noi de Le Iene l’abbiamo aiutata e, dopo i nostri servizi, le indagini sono diventate concrete. Fino a una condanna che però, con il minimo della pena, lascia l’amaro in bocca non solo per questa donna, proprio per tutte le donne

È appena arrivata la condanna per lo stalker che perseguitava Ljuba Lombardi, il cui caso abbiamo seguito per primi aiutandola a difendersi dal suo ex, che l’ha picchiata mentre era a letto con una gamba ingessata e le ha mandato per un anno oltre 12mila messaggi di minacce e insulti (nel video qui sopra vedete Ljuba che ne legge alcuni nel primo appello video che ci ha mandato).

I nostri articoli e servizi hanno “smosso le acque”. Dopo che li abbiamo messi online e mandati in onda, è partita l’indagine ed è stato deciso l’obbligo di non avvicinarsi e non contattare Ljuba per lo stalker. Fino alla condanna di oggi, che sembra troppo lieve e lascia l’amaro in bocca.

Lo stalking e le percosse sono stati riconosciuti ma la pena per Vincenzo Di Lillo, grazie alla sua scelta di patteggiare e al riconoscimento delle attenuanti generiche, è di soli 4 mesi per un reato, lo stalking, appunto, per cui sono previsti dai 6 mesi ai 4 anni di carcere.

L’uomo ovviamente non andrà mai in cella per la sospensione condizionale della pena, mentre sono già decaduti il divieto di avvicinarsi e di contattare la donna. Per Ljuba non c’è nemmeno un risarcimento per il danno subito, dovrà iniziare il lungo iter della causa civile.

Per capire il livello di insulti e minacce subite dalla donna, che si trovava pure Di Lillo spesso sotto casa, leggete qui sotto una piccola selezione dei messaggi ricevuti da Ljuba, depositati tutti in Tribunale.
 

I messaggi che Ljuba riceve dal suo ex compagno

 
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“Per anni io e la mia famiglia siamo stati fortemente colpiti da tutto quanto ho denunciato, per 17 volte”, ci racconta Ljuba amareggiata al telefono. “In tutto questo periodo non ho mai ricevuto nessuna lettera di scuse né una qualche forma di risarcimento. Nessuna pena mi restituirà il dolore provato, ma speravo che ci fosse un riconoscimento formale della gravità di quanto avevo subito”.

Dello stesso tenore il commento dell’avvocato della donna, Mattia Alfano: “Prendiamo atto con dispiacere del patteggiamento rispetto a una condotta, descritta anche dettagliatamente nel capo di imputazione, che per anni ha colpito in maniera pesante la vita di Ljuba. Questo patteggiamento di fatto applica il minimo della pena, concedendo anche le attenuanti generiche”

Ljuba Lombardi, 37 anni, fiorentina, si è rivolta a noi a inizio anno con un primo appello disperato che abbiamo pubblicato sul sito e poi mandato in onda il 28 febbraio scorso, in cui ha voluto leggere anche alcuni dei messaggi ricevuti: “Vivo in un incubo. E non solo io: è lo stesso per le mie due figlie e per mia madre. Vi prego, liberatemi dal mio stalker”.

Ci racconta che l’ex compagno l’ha picchiata e poi perseguita con oltre 12.000 messaggi sul cellulare, chiamate continue, minacce insulti, pedinamenti e appostamenti sotto casa.  

Non solo, il suo persecutore le ha anche hackerato il cellulare: “Vedo comparire sul display, come mittente, nomi comuni sulla sua rubrica, tipo ‘Mamma’: io rispondo ma in realtà dall'altro capo della linea c'è lui”. Noi abbiamo scoperto il trucco informatico usato e lo abbiamo messo a disposizione di difesa e inquirenti le informazioni raccolte.
 
Lei ha presentato 17 denunce, che però non hanno portato a risultati concreti risultati concreti. Le forze dell'ordine vogliono prendere l’uomo “in flagranza di reato”.

Ljuba aveva conosciuto Vincenzo Di Lillo verso la fine del 2014, iniziando a chattare su Internet, partendo della comune passione per le arti marziali: “Nel 2015 è iniziata la nostra relazione: lui non è di Firenze, ci vedevamo nei weekend”. Le cose peggiorano presto, dopo i primi sei mesi.

“Non sopportavo la sua gelosia morbosa. Anche uscire per fare la spesa, secondo lui, era un’occasione per abbordare o essere abbordata”. Lei intanto sta affrontando le ultime operazioni di ricostruzione di una gamba dopo un grave incidente (dal 2001 ne ha fatte 34).

“Dovevo stare dieci giorni a letto e muovermi al massimo con le stampelle. Andai a stare un po’ da lui, era l’aprile del 2016. Una sera, durante una lite furibonda sempre nata dalla gelosia, mi ha colpito con tre pugni in faccia. Ero sanguinante, col volto tumefatto, in stampelle. Non mi ha nemmeno riaccompagnato a Firenze. È stato suo fratello a farlo. Per me era finita”.

\ che vorrebbe continuare a ogni costo la relazione: “Da quel momento inizia la sua persecuzione. Dal febbraio 2017 perde ogni freno. I messaggi arrivano ad almeno 30 al giorno. Appena può viene sotto casa, gridando insulti volgarissimi e minacce, non solo contro di me ma anche contro mia figlia e mia madre. Riempie dei suoi messaggi anche il cellulare della mia figlia maggiore e chiama a ogni ora del giorno e della notte. Una volta si è appostato fuori dalla scuola materna della piccola, per cui ha un affetto morboso”.

Ljuba chiede di liberarla dall’incubo: “Ogni giorno è terribile. Ho paura per le mie figlie, per mia madre, per me. È un uomo ossessivo, che minaccia, che fa body building e ha pure una collezione di armi in casa. Mi ha già avvertito: ‘L'unico modo per farmi smettere è la morte'. Vi prego, aiutatemi”.

Pochi giorni dopo questo servizio la magistratura ha iniziato a muoversi davveroLa polizia sequestra materiale informatico e telefonico allo stalker: di fatto l’incubo di Ljuba finisce perché lui non ha più modo di contattarla.

L’11 aprile scorso, in contemporanea con il divieto di avvicinamento a meno di 250 metri e di contatto per Vincenzo appena deciso, siamo tornati a parlare del caso con questo servizio di Nina Palmieri.
 


Ljuba racconta la sua storia, l’incontro, la gelosia ossessiva (lui l’ha costretta perfino a cancellare tutti i maschi dalle sue amicizie Facebook, parenti compresi), i pugni in faccia. Nel servizio vi mostriamo le immagini di come l’ha ridotta. Commuovendosi, ripercorre la persecuzione: i messaggi, il bloccare ogni numero di telefono diverso da cui la chiama, i pedinamenti, gli appostamenti suonando di continuo il campanello, un incontro davanti al portone con nuove percosse.

Nina è andata a incontrare direttamente lo stalker, mostrandogli le foto di Ljuba dopo il suo pestaggio: “Vincenzo, ti dice niente questa foto?”. “Sì, solo che scusate, mi hanno chiamato per un’urgenza, dovrei andare a lavorare...”.

La Iena insiste: “Ti rendi conto che stai rovinando la vita a questa persona? Ti rendi conto che stai usando le sue figlie? Che la stai perseguitando e terrorizzando? L’hai picchiata quando non poteva difendersi, che uomo sei?”. Lui risponde solo negando di averla picchiata (cosa per cui invece è stato appena condannato, oltre che per lo stalking). Silenzio ostinato su tutto il resto.

Ljuba il 20 luglio, dopo l’avviso di conclusione delle indagini, ci ha mandato questo messaggio di ringraziamento.


Era felice, ci ringraziava per “una vittoria per tutte le donne”. Sorridendo finalmente.

La condanna di oggi del suo persecutore a solo 4 mesi le ha tolto di nuovo il sorriso e lo toglie purtroppo a molte altre donne.


Anche qui in basso potete ripercorrere tutti i servizi e gli articoli che abbiamo dedicato al caso. di Ljuba.

Stalking: Ljuba e quelle 12.000 minacce

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