> External link Facebook Facebook Messenger Full Screen Google+ Instagram LinkedIn News mostra di più Twitter WhatsApp Close
News |

Mastrogiovanni, morto durante Tso: nessuno in carcere. Le immagini del calvario

​Il maestro elementare Franco è morto in condizioni disumane nel 2009 durante un Trattamento sanitario obbligatorio. La Cassazione ora chiude il caso: pene lievi e sospese per 6 medici e 11 infermieri. Noi lo abbiamo raccontato mostrando il video delle telecamere di sorveglianza

Nessuno andrà mai in prigione per la morte di Franco Mastrogiovanni, in ospedale il 4 agosto del 2009, durante un Tso. Maestro elementare di 58 anni, è morto dopo quattro giorni di Trattamento sanitario obbligatorio, a cui era stato sottoposto: legato mani e piedi e tenuto senza mangiare in condizioni disumane nel reparto di Psichiatria dell’ospedale di Vallo della Lucania (Salerno), dove era stato ricoverato forzatamente.

La Cassazione ha chiuso la vicenda giudiziaria: confermate in via definitiva le condanne per 6 medici e 11 infermieri per sequestro di persona, con i medici condannati anche per falso ideologico in cartella clinica. Annullata invece la condanna in Appello per morte come conseguenza di altro delitto. Di fatto nessuno andrà in galera: le pene, dai 15 ai 7 mesi, saranno sospese perché inferiori a due anni.

Con Gaetano Pecoraro abbiamo raccontato questo caso con il servizio “Così si muore in un ospedale italiano” mostrando il trattamento subito da Franco Mastrogiovanni grazie alle immagini riprese dalle telecamere di sorveglianza del reparto, un documento unico nella storia italiana perché normalmente non si può sapere con certezza cosa accade in queste circostanze.

La nipote Grazia ricorda Franco: “Era uno zio normale, era lo zio dei giochi che mi permetteva di saltare sui letti: una persona molto colta, amante del cinema, del teatro. Tutti i bambini, ma anche i genitori hanno dei ricordi bellissimi di lui. Era un maestro tenero e molto amato. A casa abbiamo ancora i disegnini e le letterine dei suoi alunni”. Lo conferma la collega delle elementari Francesca: “Li faceva giocare, io gli dicevo sempre: ‘Devi essere più severo’”.

Il calvario del maestro Franco inizia la sera del 30 luglio 2009. “Dicono i Vigili che mio zio era entrato con l’auto a grande velocità nell’isola pedonale con lo sguardo perso nel vuoto, senza provocare feriti”. Non c’è nessuna denuncia, nessun danno accertato, ma la mattina dopo scatta lo stesso una vera caccia all’uomo di carabinieri e Vigili: lo vedono in macchina, con lo sguardo sempre perso nel vuoto, lo inseguono fino alla spiaggia del camping dove Mastrogiovanni stava passando da un mese le vacanze.

“Era uno schieramento di forze infinito, erano almeno in 20: e che dovevano prendere il bandito della Sila? Qui era tranquillo, teneva i miei nipotini”, ricorda la signora Licia, proprietaria del camping. Arrivano anche i medici dell’Asl, Franco si rifugia in mare, cantando “Addio Lugano bella” (era anarchico). Arrivano perfino i sommozzatori e una vedetta della Capitaneria. “Tutto questo per un maestro elementare, incensurato, che non ha mai torto un capello a nessuno”, dice l’avvocato della famiglia, Michele Capano. La sua unica colpa è aver fatto perdere alcune ore alle forze dell’ordine: alla fine esce dall’acqua da solo e si arrende.

“È lucido, calmo e tranquillo”, racconta Licia. Gli infermieri lo fanno stendere a terra e gli fanno delle punture di calmanti: “Il sindaco ha ordinato di fargli il Tso”. Un trattamento sanitario obbligatorio che, come ci spiega lo psichiatra Pietro Cipriano è a tutela del paziente, in caso di gravi alterazioni psichiche, rifiuto delle cure e assenza di altri metodi per dargliele. Se manca uno solo di questi elementi, il Tso si configura come un abuso. Quando è uscito dall’acqua ha chiesto un caffè e il maresciallo gliel’ha fatto prendere, come gli ha permesso di fare una doccia: era davvero necessario quel Tso?

Franco segue rassegnato tutti fino all’ambulanza e dice a Licia: “Non mi far portare all’ospedale perché là mi ammazzano”. Franco conosce bene l’ospedale di Vallo della Lucania dove lo portano: lì ha già subito due Tso, per “problemi di fragilità circoscritti", sostiene la nipote Grazia. Che non vedrà più lo zio se non nelle immagini delle telecamere di sorveglianza che anche noi vi mostriamo nel servizio del 4 dicembre 2016.

Guarda qui sotto nella gallery le foto del servizio di Gaetano Pecoraro.

Franco Mastrogiovanni, morto durante il Tso: le foto

 
1 di 31



Il maestro all’arrivo in ospedale appare tranquillo e collaborativo. Si alza dalla barella e va in corridoio, si prende il pranzo: sarà il suo ultimo pasto. Si addormenta, mentre dorme lo legano mani e piedi: non verrà mai più slegato nelle sue ultime 90 ore di inferno. Questa “contenzione” del paziente è permessa “solo se c’è un pericolo immediato” e non se ne vedono davvero.

Franco viene lasciato nudo per un giorno finché due infermieri gli mettono un pannolone. “Sembrano sofferenze deliberatamente inflitte, a questo punto è completamente disumanizzato, lo saremmo stati tutti, data anche tutta la serie di iniezioni che ha fatto: non è più quello che era entrato. Così il Tso diventa tortura”, sostiene lo psichiatra Pietro Cipriano. Mastrogiovanni è catatonico e viene trattato come un oggettoIl cibo gli viene portato e lasciato sul comodino che lui, legato, non può raggiungere

I familiari al terzo giorno vanno in ospedale ma la visita al paziente viene negata: “Sta riposando serenamente”. In realtà è già quasi agonizzante. Dopo quattro in ospedale Franco muore alle 2 di notte del 4 agosto 2009. Gli infermieri se ne accorgono alle 7 di mattina. È morto per edema polmonare, per asfissia provocata dalla “contenzione”, dal rimanere legato mani e piedi in quelle condizioni per quattro giorni.

La Iena Gaetano Pecoraro ha incontrato uno dei medici coinvolti nel caso, mentre continuava a lavorare in un Centro di salute mentale nonostante la seconda condanna in Appello. Tra le poche parole con cui commenta, dice: “È stata una brutta storia, mi dispiace proprio, ma non mi sento responsabile”.

Senza le immagini delle telecamere di sorveglianza quasi sicuramente non avremmo saputo nulla e non si sarebbe nemmeno arrivati alle condanne, lievi, ormai diventate definitive. Purtroppo, sempre quasi sicuramente, di Franco Mastrogiovanni ce ne sono tanti nel nostro Paese, sottoposti a trattamenti disumani come questo. 

Noi continuiamo e continueremo a occuparci di questi abusi, come abbiamo fanno recentemente con il caso di Jefferson Tomala, ucciso a Genova pochi giorni fa a 21 anni durante un Tso, e con quello di Andrea Soldi, morto a 45 anni a Torino nel 2015 durante un Trattamento sanitario obbligatorio.

Guarda qui in basso il servizio "Così si muore in un ospedale italiano".

Ultime News

Vedi tutte