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Sea-Watch, la Capitana Carola torna libera: “Azione per salvare i migranti”

Il gip di Agrigento ha annullato gli arresti domiciliari per la Capitana della Sea Watch 3, Carola Rachete torna libera. Immediata la replica del ministro Matteo Salvini: “La rispediremo in Germania”

Il decreto sicurezza bis non è applicabile alle azioni di salvataggio", in quanto riferibile solo alle condotte degli scafisti. Con questa motivazione la Capitana della Sea Wtach 3 torna libera dopo 4 giorni di arresti domiciliari. Il Gip di Agrigento non ha convalidato la misura cautelare per Carola Rackete, dopo che sabato mattina è stata arrestata con l’accusa di resistenza e violenza a nave da guerra.

I reati sono venuti meno giustificati da una "scriminante" legata all'avere agito "all'adempimento di un dovere", quello di salvare vite umane in mare. Non si è fatta attendere la reazione del ministro dell’Interno Matteo Salvini: "Per la magistratura italiana ignorare le leggi e speronare una motovedetta della Guardia di finanza non sono motivi sufficienti per andare in galera. Rispediremo la Capitana nel suo Paese perché pericolosa per la sicurezza nazionale".

Il gip ha inoltre sottolineato che la scelta del porto di Lampedusa non sia stata strumentale, ma obbligatoria perché i porti della Libia e della Tunisia non sono stati ritenuti sicuri.

La Sea Watch 3 è entrata nel porto di Lampedusa nella notte tra venerdì e sabato. Dopo 17 giorni in mare aperto, la capitana tedesca di 31 anni aveva annunciato giovedì queste sue intenzioni invocando lo stato di necessità dopo 36 ore di attesa di un intervento da parte delle autorità italiane. La nave è stata accolta nel porto da un lungo applauso, tra il centinaio di persone c’erano gli attivisti di Sea Watch, ma anche tra gli insulti razzisti di alcuni simpatizzanti della Lega. Gli stessi che lunedì hanno preso di mira Emma Marrone che sul suo profilo Instagram ha scritto: “Solo una parola, vergogna. Il fallimento totale dell’umanità. Stiamo sprofondando in un buco nero. Che amarezza”. Di tutta risposta alcuni utenti hanno replicato della "Stupidella", "povera stronza", "cogliona".

La sua fermezza ricorda un altro capitano che di vite in mare ne ha salvate molte. È Philippe Martinez, che noi de Le Iene abbiamo conosciuto nel 2015 in un servizio di Nina Palmieri che potete vedere qui sotto. “Un salvataggio è un salvataggio, è obbligatorio”, ha detto alla Iena, raccontandoci il suo ultimo soccorso in mare di migranti provenienti dalla Libia. “Quando sono saliti a bordo la prima reazione è stata solo quella di lasciarsi cadere a terra. Erano esausti, si lasciavano andare e noi li reidratavamo. Ho visto persone che erano talmente disidratate che se avessero passato un altro giorno sotto il sole a 40 gradi, l’indomani avremmo trovato 10, 20 morti a bordo. Ancora prima di salire sulla barca la domanda era sempre ‘dove andiamo?’. Hanno troppa paura di essere riportati in Libia. Preferiscono morire".

L’estate prima il capitano aveva soccorso 1.840 persone. Aveva avuto problemi legali? “Legali no perché un salvataggio è un salvataggio, è obbligatorio. Al contrario, se non fossi andato in aiuto di quelle persone sapendo che erano in pericolo, allora sì che avrei commesso un crimine. Ho anche visto su Internet che ci sono persone secondo cui dovrei essere processato, per aver portato dei terroristi in Europa tra i migranti. Innanzitutto non ho portato nessuno, ho solo consegnato queste persone alle autorità italiane che comunque sarebbero intervenute più tardi. Potevano esserci dei morti perché forse non sarebbero arrivate tempestivamente”. 

Philippe conclude con una frase, che sembra il ritratto della coraggiosa Carola Rackete: “Quando uno salva qualcuno, diventa responsabile della sua vita”.

Ecco qui sotto il servizio di Nina Palmieri.

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