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Denunce dei dipendenti pubblici: soffiate sul lavoro in aumento ma anonime

Le legge sul whistleblowing, che tutela le denunce di irregolarità sul lavoro dei dipendenti pubblici, zoppica ancora nei fatti. Le soffiate aumentano, sì, ma in pochi ci mettono la firma temendo ritorsioni. A vedere come è andata a chi ci ha messo la faccia in tre storie che vi abbiamo raccontato, da Multopoli all’Inps fino all’Atac di Roma, si capisce perché

Le legge c’è, da quasi due anni, ma evidentemente i dipendenti pubblici ancora non si fidano completamente. Stiamo parlando della legge del 30 novembre 2017 che tutela il whisteleblowing, ovvero quella che garantisce l’immunità da ritorsioni per chi segnala irregolarità su un posto di lavoro pubblico. Le loro denunce infatti sono in aumento ma la gran parte restano anonime. 

A pubblicare i dati relativi ai primi due anni di entrata in vigore della legge è l’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione: su 35 irregolarità segnalate, 30 non portavano la firma dell’autore della “soffiata”. L’anonimato però non è garantito: se si finisce nel penale il nome del whistleblower deve venir fuori, per essere interrogato per esempio, pena la decadenza della denuncia.

Noi de Le Iene conosciamo bene il problema con tre casi emblematici di dipendente pubblici che, dopo la loro denuncia, ci avrebbero rimesso lavoro e salute

In marzo vi abbiamo parlato con Roberta Rei del caso Multopoli a Roma nato nel 2014 dalle molteplici denunce del impiegata comunale Emma Coli, che dal 1996 denuncia il modo strano in cui verrebbero gestite le multe. Una denuncia che però le sarebbe poi costato il posto di lavoro

Le multe prese da alcuni politici, vip ed esponenti delle forze dell’ordine sarebbero state letteralmente cancellate. Un fatto che sarebbe gravissimo creando una divisione tra cittadini “di serie B”, che quando prendono una multa la pagano, e cittadini “di serie A”, che quando la prendono non la pagano. Oltre il danno, ci sarebbe anche la beffa, perché una percentuale dei soldi ricavati con le multe infatti sarebbe destinato alle opere pubbliche, e quindi non incassare è un grande spreco. E la cifra totale poi fa spavento: si parla di oltre 16 milioni di euro di mancate riscossioni.

Un altro caso che abbiamo affrontato, sempre con Roberta Rei, è quello di Maria Teresa Arcuri, funzionaria dell'Inps che ha passato 8 anni da incubo sul lavoro per aver chiesto se il suo capo avesse superato il concorso pubblico necessario. Non solo questo concorso non viene mai tirato fuori dalla sua superiore Alessandra Infante, ma Maria Teresa viene anche sanzionata dall’Inps: si prende 45 giorni di sospensione da lavoro e stipendio e viene emarginata sul lavoro. Passa 5 anni in ufficio da sola (unica mansione: “smistare le caselle istituzionali”), ci racconta, con forte depressione conseguente. 

Noi abbiamo seguito tutta la storia con vari servizi. La Cassazione alla fine non solo ha confermato l'illegittimità del rimprovero scritto ricevuto dalla donna ma ha anche condannato l'Inps a pagare tutte le spese dei tre gradi di giudizio pari a quasi 20mila euro. Confermando un principio cardine della legge sul whistleblowing: i dipendenti statali hanno il diritto di sapere anche se i loro capi hanno le carte in regola.

Con Alice Marinelli vi abbiamo parlato anche di Micaela Quintavalle, autista e sindacalista dell’Atac, l’azienda che gestisce i mezzi pubblici di Roma. È stata licenziata proprio per aver denunciato a Le Iene i problemi di sicurezza degli autobus a Roma che negli ultimi mesi sono spesso andati a fuoco per strada.

“Sto male, sono innamorata del servizio pubblico, volevo migliorare la sicurezza di cittadini e lavoratori”, ci ha detto in lacrime al telefono la sindacalista Quintavalle. L’autista ha denunciato la mancanza e la carenza di manutenzione degli autobus, dopo che alcuni mezzi erano andati in fiamme, diventando un caso nazionale. Subito dopo, per questa sua denuncia, è stata sospesa dal lavoro. La procura di Roma ha iniziato però a indagare contemporaneamente sul caso dei bus in fiamme, entrando nei depositi Atac e stabilendo con una perizia che non si tratta di presunti sabotaggi ma di problemi degli automezzi. 

Come è andata a finire? Anche Micaela Quintavalle è stata licenziata.  

Se poi uno preferisce denunciare restando anonimo, è difficile dargli torto.

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