Giulia Sarti, Le Iene indagano su Rimborsopoli. Da condannare chi diffonde foto osé
Il caso Giulia Sarti, sollevato da Le Iene, domina il dibattito politico. Anche troppo e non sempre sui nodi centrali della vicenda. Noi indaghiamo su questioni di pubblico interesse, su dove potrebbero essere finiti i soldi che la parlamentare aveva dichiarato di aver restituito al fondo per il microcredito alle piccole imprese e che sarebbero stati dedicati anche all’eventuale acquisto di apparecchi di videosorveglianza forse per girare filmini privati. Questo non c’entra nulla con la diffusione del materiale rubato all’onorevole anni fa dalla sua posta elettronica. La diffusione delle sue foto intime, oltre che un reato, è una vera violenza. Gli scatti rubati starebbero girando sulle chat di giornalisti, politici e non solo. Attenzione: sta compiendo un reato non solo chi li diffonde, ma anche chi li conserva
“Le foto sono arrivate anche a me eh! Io le ho qua nel telefonino. Però sono arrivate indirettamente da amici che l’avevano avuto. Oggi è una giornata impazzita per queste foto nel senso che mi aspetto che, se non è stanotte sarà domani o dopodomani, qualcosa di queste foto, magari castigate, uscirà”. L’ex direttore del Corriere della Sera, Paolo Mieli, è intervenuto ieri, martedì 12 marzo, nel corso della puntata di Otto e Mezzo su La7 sul tema delle foto osé della parlamentare del Movimento 5 Stelle, Giulia Sarti. In questi giorni, nelle chat WhatsApp di giornalisti, politici e non solo, starebbero girando foto hot della parlamentare. E noi ci teniamo a ricordare che diffondere queste foto è un reato e una violenza nei suoi confronti. Per chi dovesse riceverle: una volta aperto e visualizzato il contenuto, le foto vanno cancellate e non possono essere conservate sul proprio telefono, altrimenti si compie un reato. Per questo consigliamo anche a Paolo Mieli di disfarsene il prima possibile. Ribadiamo che queste foto non c’entrano niente con l’inchiesta delle Iene e risalgono a molti anni fa.
Noi de Le Iene abbiamo affrontato questo tema, anche nella puntata di ieri nel servizio che vi riproponiamo qui sopra, in relazione all’inchiesta di Filippo Roma e Marco Occhipinti ribattezzata la Rimborsopoli M5S, cioè lo scandalo scoperto da Le Iene delle false restituzioni dello stipendio di 14 parlamentari grillini al fondo per il Microcredito per aggirare la rinuncia volontaria prevista dalle regole del Movimento. I 14 parlamentari pentastellati utilizzavano un trucco tanto semplice quanto geniale: ordinare i bonifici, pubblicare le ricevute sull’apposito sito e poi revocarli (qui sotto potete vedere tutti i servizi e gli articoli sul caso).
Con questo sistema anche Giulia Sarti avrebbe evitato di restituire 23.500 euro, 4mila dei quali sarebbero andati a coprire le spese degli ormai famigerati “video controlli di Dedo e Luca”. Una denominazione, come risulta da una chat di Telegram tra Andrea Bogdan Tibusche, l’ex fidanzato e collaboratore della parlamentare Cinque Stelle, e la Sarti, acquisita agli atti, che trova riscontri in dei messaggi privati di Bogdan scovati in esclusiva dalle Iene, che alluderebbero a un sistema di videosorveglianza nella casa della deputata, per la realizzazione di filmini intimi e in generale per registrare tutti gli incontri che avvenivano in quella casa, di qualsiasi natura fossero, 24 ore su 24.
Le domande che con la nostra inchiesta stiamo portando avanti sono esclusivamente legate a temi di interesse pubblico, che non riguardano quindi le foto o video hard in sé, cose che riguardano esclusivamente la vita privata di Giulia Sarti e che, ripetiamo, è un reato far circolare e conservare.
Le domande che ci poniamo sono innanzitutto su come sono stati spesi i soldi che Giulia Sarti ha dichiarato di aver restituito alle piccole imprese. Secondo: affrontiamo il problema dei video che sarebbero stati registrati a casa di Giulia Sarti esclusivamente perché è una questione di pubblico interesse se, come ha sostenuto Bogdan, un onorevole, per di più con un ruolo delicato prima in Commissione Antimafia, poi in Commissione Giustizia, abbia o meno registrato tutte le persone che entravano a casa sua, a maggior ragione se a loro insaputa. E’ vero che Giulia Sarti ne era conoscenza? O è stata ancora una volta vittima di qualcuno tecnologicamente più esperto di lei. Infine, la questione diventa ancora più rilevante nel caso in cui, come raccontato dall’ex Bogdan, se questi video fossero veramente finiti nelle mani di una terza persona, che dichiara di essere in possesso di una copia di tutti i filmati e che però nulla ha a che fare con i soggetti ripresi e non ha alcun diritto su quelle immagini.
La nostra inchiesta si basa su queste domande, che nulla c’entrano certo con il “revenge porn” o con la diffusione di materiale privato dell’onorevole. Sono temi delicatissimi, che come sappiamo in alcuni casi hanno portato addirittura alla morte di chi ne è stato vittima, come nel caso di Tiziana Cantone, di cui anche noi ci siamo occupati.
Nell’ultimo capitolo dell’inchiesta, abbiamo approfondito la vicenda dei presunti filmini hard andando a sentire lo stesso ex fidanzato e collaboratore della Sarti. Ma le sue risposte non fanno che infittire il mistero. L’uomo infatti ai nostri microfoni ha parlato di “una videosorveglianza in ambito, insomma, privato, per filmare l’interno dell’abitazione”. Bogdan ha spiegato che “si trattava telecamere collegate in tutte le camere, anche in quelle da letto”. Telecamere che secondo Bogdan erano in vista, salvo poi ammettere che erano "telecamere molto piccole, con un obiettivo delle dimensioni di una moneta da due euro”. Tanto che a domanda precisa risponde che non sa se chi frequentava quella casa sapeva di essere video registrato.
Sull’uso di quelle telecamere Bogdan ha precisato che riguardo al contenuto delle registrazioni “cosa, quando, quanto e chi, è la proprietaria che vi può rispondere, non io”. Ma che Bogdan non ne fosse a conoscenza sembra smentito da un’altra chat di cui siamo entrati in possesso, dove Bogdan dice che lei “registrava tutto e ci sono i filmati”. Alla domanda di Filippo Roma se Bogdan fosse certo che Giulia Sarti sapesse del sistema di videosorveglianza, l’ex risponde sicuro: “Assolutamente al 100%, tanto che ha copia di quello che veniva registrato, nel senso che aveva accesso al sistema di videosorveglianza”. Sarebbe importante scoprire il prima possibile come stanno veramente le cose, anche perché lo ripetiamo, la domanda che fa Bogdan a Giulia Sarti, prima che lei depositi la denuncia per appropriazione indebita suona molto come una minaccia: “Bogdan: prima di depositare la denuncia credo sarebbe meglio che ci parlassimo io, te e il tuo avvocato… Ci sono molte cose di cui parlare prima di scriverla una denuncia. Ma nei 20.000 euro che ti avrei rubato hai conteggiato anche i 4.000 euro che abbiamo speso per i video controlli di Dedo e Luca? Così so cosa scrivere. Giulia: non c’entrano nulla le stronzate che vedi sui siti. Bogdan: per me c’entrano ora. Tu hai preso una posizione di guerra e io mi devo difendere. Ora chiamo i giornali pure io”.
Ripetiamo qui le nostre domande ancora rimaste senza risposta: quei soldi sono stati veramente spesi così? Si trattava di “video controlli” legali e autorizzati? Dedo e Luca ne erano a conoscenza? E l’onorevole lo era? Perché quei “video controlli” sarebbero dovuti essere qualcosa di cui era conveniente parlare con Bogdan e un avvocato prima che l’onorevole presentasse la sua denuncia? Oltre Dedo e Luca quante altre persone sono state video registrate? A loro insaputa?
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