Mafia rurale e fondi europei: scattano gli arresti | VIDEO
La Procura di Caltanissetta ha fermato 11 imprenditori agricoli, che sarebbero i prestanome di alcuni boss mafiosi. Per conto loro gli imprenditori, secondo l'ipotesi accusatoria, gestivano terreni per cui poi percepivano milioni di euro di finanziamento dall’Europa. Un sistema che Gaetano Pecoraro ci aveva già raccontato in un servizio del 2017
Uomini di Cosa Nostra e imprenditori agricoli uniti per truffare l’Unione europea per centinaia di migliaia di euro. Sarebbe questo il patto scellerato siglato tra alcuni esponenti mafiosi e alcuni agricoltori del parco delle Madonie e dei Nebrodi, in Sicilia.
La procura di Caltanissetta ha condotto una lunga indagine che ha portato a 11 misure cautelari, 6 arresti in carcere e 5 ai domiciliari.
Il blitz, che si è svolto tra le province di Palermo, Messina, Enna e Caltanissetta, ha portato al sequestro di beni per un valore di quasi 7 milioni di euro.
L’operazione “Terre emerse”, in coordinamento con la Direzione Distrettuale Antimafia, ha portato gli inquirenti a ritenere che gli imprenditori agricoli fermati gestissero, come prestanome per conto della mafia, numerosi terreni nel parco delle Madonie e in quello dei Nebrodi. Terreni per i quali avevano anche ricevuto finanziamenti da parte dell’Unione europea.
Un patto di cui vi avevamo parlato nel 2017 con il servizio di Gaetano Pecoraro, che potete rivedere in alto.
“Abbiamo scoperto che i terreni degli enti pubblici sono stati per anni fonte di finanziamento per alcune associazioni mafiose”, ci aveva spiegato Giuseppe Antoci, presidente del Parco dei Nebrodi. “La torta era divisa in mano a pochi e quei pochi erano le associazioni mafiose. Con 1.000 ettari di terreno si paga un affitto di 52mila euro l’anno, ma si arriva a ottenere anche 550mila euro l’anno di finanziamenti comunitari. Un sistema che consentiva di ottenere dall’Europa milioni e milioni di euro in maniera assolutamente legalizzata e senza rischio”.
Gaetano Pecoraro era andato dalla famiglia mafiosa dei Pruiti, che per anni avrebbe gestito il bosco di Troina, in provincia di Enna. “Ma quale mafia, ma dov’è la mafia qui?”, aveva detto uno dei Pruiti, che viene ritenuto il reggente della famiglia mafiosa in assenza del fratello, ora ergastolano. “La mafia qui non esiste, noi in queste cose non c’entriamo niente. È tutta una questione politica”.