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Ucciso dall'Isis in Siria: il corpo di Lorenzo Orsetti in Italia | VIDEO

Il corpo del volontario fiorentino 33enne , ferito a morte mentre combatteva l’Isis che occupava la roccaforte siriana di Baghouz, è atterrato all’aeroporto di Fiumicino. Noi de Le Iene avevamo sentito Lorenzo “Tekosher” Orsetti poco prima che partisse per il fronte

Il corpo di Lorenzo Orsetti è tornato in Italia. L’aeroporto romano di Fiumicino ha accolto l’aereo che ha riportato in patria la salma del giovane 33enne fiorentino, che insieme alle forze curde combatteva in Siria contro l’Isis.

Orsetti, nome di battaglia “Tekosher”, era stato ferito a morte il 18 marzo scorso durante l’assedio curdo all’ultima roccaforte siriana dell’Isis, Baghouz.

Avevamo conosciuto Lorenzo Orsetti proprio alla vigilia della partenza per il fronte di Baghouz. Quel giorno Lorenzo ci aveva mandato un audio messaggio in cui raccontava la sua scelta.

Era tra le centinaia di combattenti di tutto il mondo, italiani compresi, che si sono aggregati alle unità di autodifesa curde dello Ypg e del Syrian democratic Force  per combattere gli uomini del Califfo Abu Bakr Al Baghdadi.

Trentatré anni, fiorentino, Tekosher da oltre un anno e mezzo si era arruolato in quella che chiamava “la rivoluzione dei popoli del Rojava (il Kurdistan siriano, ndr)”.

Tekosher, insieme a quel messaggio audio , ci aveva anche inviato le immagini delle ultime battaglie a cui aveva partecipato, girate in prima persona nel deserto attorno ad Ajin, mentre da una collinetta spara in direzione degli uomini dell'Isis, che resistono in una delle ultime loro roccaforti. 

“E' stata una battaglia molto dura”, raccontava Tekosher. “Abbiamo impiegato molto tempo a conquistare la città, che era una roccaforte di Daesh, molto ben difesa. Ogni volta che strappavamo a loro del territorio, poi Daesh contrattaccava ed eravamo costretti a ricominciare tutto daccapo. Molti miei compagni sono morti nello sforzo per conquistare Ajin. Ero già stato a Raqqa subito dopo la liberazione, sono abituato a vedere un certo tipo di distruzione, ma qui ad Ajin siamo proprio a un altro livello: sembra di stare dentro ‘Guernica’, il quadro di Picasso”.

Lorenzo aveva affidato a una lettera d'addio il suo testamento spirituale. Una lettera nella quale spronava tutti noi, anche quando tutto sembra perduto, a "cercare di trovare sempre la forza, e di infonderla ai nostri compagni".

 “Adesso resta solo ancora la roccaforte di Al Marashidah, da togliere alle bandiere nere di Daesh”, ci aveva detto il giorno della partenza per il fronte, mentre stava preparando il suo zaino da combattente.

E a Lorenzo avevamo anche chiesto della vicenda che riguarda cinque “compagni” torinesi, accusati dalla procura di essere socialmente pericolosi e in attesa di sapere se devono lasciare il territorio della città piemontese. E questo, perché i 5 erano andati come lui in Siria a sostenere la rivoluzione del Rojava e la battaglia finale contro l’Isis.Nina Palmieri aveva incontrato due di questi ragazzi, nel servizio che potete vedere in apertura.

“Se li indagassero almeno avrebbero elementi per potersi difendere. Le autorità italiane stanno solo cercando di metterli sotto sorveglianza speciale. Il loro unico crimine”, proseguiva Tekosher, “è stato quello di venire in Rojava a difendere questa rivoluzione, alcuni tra l’altro neanche combattendo realmente, ma facendo giornalismo o lavorando nella società civile. Pare che il loro unico crimine sia quello di saper usare un’arma ma a questo punto andrebbero indagate tantissime persone in Italia. Mi sembra profondamente ingiusto trattarli da terroristi”.

Il corpo di Lorenzo “Tekosher” Orsetti dovrebbe riposare al cimitero delle Porte Sante di San Miniato al Monte, insieme ai partigiani che hanno combattuto nel secondo conflitto mondiale.

 

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