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Ospedali da incubo: se denunci, arriva la 'ndrangheta | VIDEO

Un testimone ha denunciato i lavori in corso in un ospedale della Calabria mentre i pazienti erano ancora nelle stanze in Rianimazione. Ha chiesto la sospensione del cantiere e si è ritrovato con uno della ’ndrangheta di Rosarno in ufficio

Una testimonianza chiarisce molto della malasanità della Calabria e del ruolo giocato dalla ’ndrangheta: “Dovevano fare dei lavori di ampliamento del reparto di Rianimazione, il costo è passato da 80mila a 280mila euro. Hanno rotto i muri e le porte con i malati dentro nei letti”. Il nostro testimone scrive ai responsabili perché sospendano i lavori. “Poco dopo mi sono ritrovato uno della ’ndrangheta di Rosarno in ufficio”.  

Nella scorsa puntata vi abbiamo raccontato lo sfacelo degli ospedali da incubo dell’Agenzia Sanitaria provinciale di Reggi Calabria. A Locri abbiamo trovato strutture semi distrutte carenti in norme di sicurezza e impiantistica e dove le diagnosi si fanno a occhio perché manca la strumentazione e mancano pure i primari e il personale necessario. Per tutto questo si spendono 800 milioni di euro all’anno e non esistono neppure i bilanci aziendali.

Nell’ultimo servizio Gaetano Pecoraro è riuscita pure a infilarsi in una riunione con le massime cariche della sanità della Calabria. Dopo le sue domande ha ottenuto solo imbarazzanti silenzi.

Allora la Iena ha risalito la scala delle responsabilità, andando dal presidente della Regione Calabria Mario Oliviero arrivando fino alla ministra della Salute. “Lì ognuno fa un po’ quello che gli pare”, dice Giulia Grillo. Ma prima di ascoltare le loro risposte, c’è ancora qualcosa da dire su quegli ospedali.

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