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Depistaggio Rigopiano, “perché lo Stato non si è ancora costituito parte civile?” | VIDEO

Se lo chiedono i legali Massimo e Romolo Reboa, che assistono alcuni dei familiari delle vittime della tragedia in cui morirono 29 persone. È stata intanto rinviata la decisione sull’eventuale riunione dell’inchiesta madre e di quella sul presunto depistaggio. Di quanto accaduto in quei terribili giorni vi abbiamo parlato nei servizi di Roberta Rei e Marco Fubini

“Perché lo Stato non si è ancora costituito parte civile?”. Se lo chiedono Massimo e Romolo Reboa, avvocati che seguono alcuni dei familiari delle vittime della tragedia dell’hotel Rigopiano, in cui morirono 29 persone. “Per noi è un mistero. Siamo un po’ sfiduciati, ci sembra di vedere un certo livello di insensibilità. Un caso di livello nazionale, un presunto depistaggio su una storia in cui sono morte 29 persone. Restiamo comunque speranzosi che lo Stato prenda questa decisione”, poiché non sono ancora scaduti i termini per poterlo fare. Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, in accordo con il presidente Conte, avrebbe deciso di costituire il governo parte civile.

L’inchiesta bis è quella sul presunto depistaggio che sarebbe avvenuto all’interno della Prefettura: secondo l’accusa formulata dai pm gli imputati, nonostante fossero stati sollecitati a fornire agli investigatori ogni elemento utile alle indagini, avrebbero omesso di riportare nelle loro relazioni le segnalazioni di soccorso che il 18 gennaio 2017, giorno in cui l’hotel fu travolto da una valanga, erano pervenute alla Prefettura di Pescara. In particolare sarebbe stata nascosta una telefonata del cameriere Gabriele D’Angelo, una delle 29 vittime: di questo presunto depistaggio vi abbiamo parlato nel servizio di Roberta Rei e Marco Fubini, che potete rivedere qui sopra.

Intanto è slittata al 13 dicembre la decisione sull’eventuale riunione dei due procedimenti, l'inchiesta madre su Rigopiano e il processo sul presunto depistaggio. Una eventualità che, come spiegato in aula dal procuratore capo Massimiliano Serpi, comporterebbe l'allungamento dei tempi per entrambi i processi. Opinione che sembra condivisa anche da Romolo Reboa: “Io sono contrario, appesantirebbe il processo. È un problema tecnico, non giuridico: i tempi rischierebbero di dilatarsi”.

Nell'ambito del procedimento principale sulla tragedia, invece, la società proprietaria dell'hotel travolto dalla valanga il 18 gennaio 2017 si è costituita contro tutti gli imputati chiedendo un risarcimento di 4,5 milioni di euro, con una provvisionale di 2,5 milioni di euro. Allo stesso tempo gli avvocati Romolo e Massimo Reboa hanno fatto sapere di aver “presentato la richiesta di sequestro dei beni degli imputati”.

Noi de Le Iene ci stiamo occupando della tragedia di Rigopiano nei servizi di Roberta Rei e Marco Fubini. Vi abbiamo parlato delle richieste d’aiuto ignorate e le telefonate che non sarebbero emerse dalle indagini. Gabriele D’Angelo, cameriere a Rigopiano poi tra le vittime della valanga, già dalla mattina – cinque ore prima della tragedia - aveva chiamato in Prefettura per chiedere aiuto. “Aveva capito che stava succedendo qualcosa di brutto”, racconta il fratello gemello di Gabriele. Nei servizi, che potete rivedere qui sopra o cliccando qui, mostriamo come chi era titolare delle indagini sembra sapesse già delle telefonate di Gabriele. Come mai non sono state messe agli atti? Il processo sul depistaggio sarebbe dunque partito senza prove importanti.

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