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Kanun, la pratica medievale: “Ora vengo a prendere la tua vita” | VIDEO

Quattro anni fa Francesco Sicignano uccide un rapinatore albanese che gli era entrato, di notte, in casa. Luigi Pelazza è andato dai genitori del ladro, che ora vogliono la “vendetta del sangue”: è la legge del Kanun

Francesco è vivo, e con lui la sua famiglia. Ma quanto a  lungo nessuno lo sa, perché su di lui incombe la vendetta di un padre. Una vendetta terribile e arcaica, dettata dal “Kanun”, un codice di comportamento che affonda le sue origini nel passato medievale di una terra amica quanto dura:  l’Albania.

Un codice che recita così: è lecito e anzi moralmente doveroso vendicare l'uccisione di un membro della propria famiglia uccidendo un membro dell'altra. Non c'è scappatoia, il cerchio si chiude solo quando il sangue sarà lavato con il sangue.

E il sangue da lavare con altro sangue è quello di un giovane albanese, il 22enne Gjergi Gjonj, che nell’ottobre 2015 entra in casa di Francesco Sicignano per commettere una rapina.

L’uomo, che stava dormendo in compagnia della moglie, prende una pistola che deteneva legalmente per difesa personale e fa fuoco, uccidendo il giovane.

Ed è da quel giorno, che a meno di 400 km di distanza, in Albania, si mette in moto inesorabile la macchina della vendetta.

Il padre e la madre del ragazzo ucciso, raggiunti dalla Iena Luigi Pelazza, non hanno alcuna esitazione: “Uccideremo Francesco, direttamente noi o attraverso un sicario”. E la vendetta potrà arrivare in ogni momento, ed essere anche trasversale, andando a colpire qualunque membro maschio della famiglia di Francesco.

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