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L'agguato a Giuseppe Antoci, gli insulti alla figlia e quelle strane intercettazioni | VIDEO

Gaetano Pecoraro, nel nuovo servizio sulla “mafia rurale”, torna a occuparsi dell’attentato di Giuseppe Antoci. Sua figlia intanto è stata appena aggredita e minacciata. Da dove è partita la macchina del fango che vuole travolgere l’ex presidente del Parco dei Nebrodi?

“Chi è stato a sparare all’auto di Giuseppe Antoci?”. Anzi, per dirla in dialetto messinese, “Cu Fu?” Se lo era chiesto il giornalista dell’Espresso Francesco Viviano, dopo l’attentato a cui nel maggio 2016 era scampato Giuseppe Antoci, ex Presidente del Parco dei Nebrodi e uomo coraggioso le cui denunce avevano pesantemente minacciato gli affari della cosiddetta “mafia rurale”.

Parliamo del business organizzato dalla mafia, che otteneva finanziamenti pubblici dall’Unione europea attraverso richieste inoltrate da imprenditori vicini alle cosche o minacciati. Un sistema che consentiva di ottenere dall’Europa milioni e milioni di euro, che ovviamente finivano dritti nelle tasche dei clan.

Dopo l’inchiesta del giornalista Francesco Viviano, che aveva pubblicato stralci di intercettazioni dei boss mafiosi, erano partiti i dubbi sull’attentato. Si era dato il via al cosiddetto  “mascariamento”, ovvero la macchina del fango secondo la quale Antoci si sarebbe inventato di sana pianta quell’agguato. Un’ipotesi fantasiosa, che ha finito per convincere anche la Commissione Antimafia.

Il problema in realtà, come Gaetano Pecoraro ci racconta nel nuovo servizio in onda giovedì sera a Le Iene su Italia 1, è che le intercettazioni pubblicate da Francesco Viviano non sono mai esistite. Quando la Iena va dal cronista a chiedere di poterle ascoltare o leggere, come potete vedere nell’anticipazione di qui sopra, questa è la risposta: “Non posso. Certo che le ho lette, ma non ricordo se le ho sentite”.

Le Iene tornano a occuparsi dell’attentato mafioso a Giuseppe Antoci, poco dopo l’aggressione e gli insulti alla figlia appena avvenuti in un locale del Messinese. Proviamo a indagare proprio sull’inchiesta del giornalista Francesco Viviano, per capire se anche da lì sia partito in qualche maniera il “mascariamento” ai danni dell’unica vera vittima: Giuseppe Antoci.

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