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Coronavirus, l'assalto ai supermercati di Palermo: “Se ci caricano, li pestiamo” | AUDIO

Una ventina di persone si è organizzata in gruppi Facebook per assaltare i supermercati di Palermo. Qui secondo la Cgil un lavoratore su tre è in nero. La guerra contro il coronavirus rischia di trasformarsi in emergenza economica. Su Iene.it vi facciamo ascoltare gli audio che si sono scambiati fino a pochi minuti prima del loro blitz

Se c’è bisogno di pestarli mentre ci caricano, li pestiamo. E se lo sbirro ti dice pietà, deve perdere sangue e morire”. Così tramite messaggi audio scambiati su Facebook una ventina di persone si è data appuntamento per assaltare i supermercati di Palermo. Potete sentire tutte le registrazioni qui sopra.

Da qualche ora i supermarket sono sorvegliati come fossero banche. All’esterno dei negozi ci sono schierate le forze dell’ordine. Dopo l’assalto di qualche ora fa, da lunedì il Conca d’oro distribuirà buoni spesa da 50 euro l’uno per dare una mano alle famiglie del quartiere Zen. Oltre al coronavirus, qui si deve combattere contro la povertà. Secondo la Cgil, nella provincia di Palermo un lavoratore su tre è in nero. La chiusura delle attività commerciali per limitare i contagi ha azzerato le entrate di molte famiglie

"Basta stare a casa, dobbiamo mangiare". Con questo grido sono stati assaltati alcuni supermercati di Palermo. Tutto è partito su un gruppo Facebook: "Dobbiamo rompere tutti i supermercati. E se vengono gli sbirri...", scrive un altro utente facendo intendere che si sarebbero opposti alle forze dell’ordine. 

Così una ventina di persone è partita all’assalto. “Dalla Conca d’Oro possiamo scappare. Fidati che quando saremo molti, a chi dovrebbero fermare”, dice uno di loro. “Ma lo sai quanti saremo? Tantissimi. Ci sarà il fuggi fuggi”. E un altro rincara la dose: “Con tutti quelli che saremo, anche dieci camionette antisommossa non ci potranno fermare. Tutti con la mazza in mano, con i bastoni”.

A questo punto parlano dell’assalto prevedendo la reazione quando forzeranno le casse. “È normale che gli andranno incontro, è normale. E dopo ci sarà il corri corri. Perciò fatti il resoconto: stiamo andando a prendere la spesa, ma ci ritroveremo l’antisommossa alle spalle. Stai tranquillo che ce li ritroveremo”. Altri inviano audio per invitare altre persone a unirsi all’assalto: “Viene anche *** perché ha 4 bambini da sfamare. Abbiamo tutti bambini, quindi domani scendiamo ragazzi”. 

In un altro audio si sente una voce che ha anche consigli per come presentarsi all’assalto: “Mettetevi addosso cose imbottite perché ci saranno tantissime bastonate perché i figli di puttana con i manganelli non scherzano. Te lo può dire il sottoscritto con tutti i colpi di manganello che ha ricevuto nelle spalle. Copritevi bene!”.

Si danno appuntamento alle 15.30 alla Conca d’Oro. E i messaggi continuano anche pochi minuti prima del loro ingresso: “Già ci sono i camion antisommossa”, si dicono. Entrano, riempiono i carrelli e forzano le casse urlando “non abbiamo soldi” e “non vogliamo pagare”. Nei supermercati è il panico mentre all’esterno le persone attendono il loro turno in fila. Nelle ore successive si sono diffuse anche fake news come camion di alimentari assaltati per strada

La disperazione si legge anche nei post su Facebook. "Non aspetto aprile, sono senza un euro, la mia famiglia deve mangiare. Chi fa la pecora e non scende in piazza, per me fa parte dello Stato, senza offesa per nessuno”. Un altro utente aggiunge: “A casa ci possono stare quelli che hanno lo stipendio fisso, se noi dobbiamo stare chiusi lo Stato ci deve portare il cibo e deve pagare gli affitti, non siamo Cristiano Ronaldo”.

Nelle ore successive all’assalto il sindaco Leoluca Orlando ha parlato di “gruppi organizzati, gruppi di sciacalli e professionisti del disagio” e ha lanciato un invito a “tutti i cittadini di segnalarli alle autorità di polizia". E secondo La Repubblica, l'intelligence avrebbe consegnato a Palazzo Chigi un report che segnala un potenziale pericolo di rivolte e ribellioni, spontanee o organizzate, soprattutto al Sud, "dove l'economia sommersa e la capillare presenza della criminalità organizzata sono due principali fattori di rischio".

Dopo l’emergenza sanitaria ci saranno da affrontare le conseguenze sociali ed economiche. Le prime conseguenze anche se non direttamente riconducibili al coronavirus si sono viste a Bari. Davanti a una banca una coppia urla la loro disperazione: “Siamo rimasti senza cibo e senza soldi. Mi hanno chiuso il negozio da venti giorni, io come faccio a vivere?”. Questa scena è stata registrata da un residente e il video è diventato virale (clicca qui per vederlo). Noi di Iene.it abbiamo parlato con Michele, un passante, che ha aiutato la coppia allungando due banconote. “Non sono un eroe”, ci dice (leggi qui l’intervista). 

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