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Coronavirus in Cina, “a Urumqi cittadini ammanettati ai palazzi durante il lockdown” | VIDEO

Nello Xinjiang, regione semiautonoma della Cina dove vive la minoranza musulmana degli Uiguri, da luglio è stato imposto un nuovo lockdown a causa dell’emergere di un nuovo focolaio. In rete però hanno iniziato a circolare informazioni di presunte violenze compiute ai danni della popolazione: cittadini ammanettati alle loro case, porte chiuse con il fil di ferro, obbligo di assumere medicine tradizionali cinesi

Lockdown durissimo, obbligo di assumere medicine tradizionali cinesi, cittadini chiusi in casa con il fil di ferro e ammanettati ai palazzi qualora violino la quarantena. E’ questo lo scenario dipinto sui social network dello Xinjiang, regione semiautonoma della Cina dove vive la minoranza musulmana degli Uiguri. A luglio l’intera regione è stata posta sotto nuove e pesanti misure restrittive a causa dello sviluppo di un focolaio di coronavirus.

Misure durissime e forse eccessive, che secondo quanto riporta il Guardian avrebbero portato i cittadini locali a manifestare il loro disagio sui social network come Weibo e Twitter. E in effetti, cercando gli hashtag #Xinjiang e #Urumqi si leggono moltissime denunce di quanto starebbe accadendo nella regione.

Come sempre avere informazioni precise su quanto succede in Cina è molto difficile, in particolare in regioni come lo Xinjiang dove da molto tempo le minoranze etniche e religiose vengono sottoposte a una pesante repressione da parte del governo centrale. Le autorità hanno invece dichiarato che da domenica alcune restrizioni del lockdown saranno alleggerite per le comunità dove il coronavirus ha smesso di circolare.

Ciò che non ha smesso di circolare, invece, sono le denunce online. In alcuni video, che potete vedere qui sopra, si vedono persone ammanettate alle ringhiere perché avrebbero violato le misure di contenimento: sebbene non sia certa la ragione per cui quelle persone fossero ammanettate, l’emittente pubblica australiana Abc ha confermato che le immagini provengono dalla città di Urumqi.

In altre immagini i residenti della capitale sembrano gridare disperati dalle finestre di casa. L’autore del post sui social ha poi specificato trattarsi di “mostrare le espressioni delle emozioni depresse dei cittadini locali” e non una critica al governo, ma appare più un modo per evitare la censura del governo che una smentita delle immagini. Immagini che sembrano mostrare uno spaccato inquietante di una zona già duramente colpita dal governo cinese.

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