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Coronavirus, archiviata la diffida ai due giornalisti della zona rossa | VIDEO

coronavirus appestati

Abbiamo raccontato la loro storia a “Iene.it: aspettando Le Iene”. Cristiano Brandazzi, uno dei due giornalisti, ci ha raccontato di esser stato diffidato “per uso improprio di riprese foto/video. Ma io stavo solo facendo il mio mestiere”. Ora il suo diritto di informare è stato riconosciuto 

La diffida contro i i giornalisti che facevano il loro lavoro nella zona rossa di Casalpusterlengo sarà archiviata. Lo ha fatto sapere l’Ordine dei giornalisti della Lombardia, intervenuto dopo la nostra denuncia in sostegno dei colleghi del Giorno e del Cittadino di Lodi. I due erano stati diffidati per “uso improprio di riprese foto/video”. Cioè perché stavano facendo il loro lavoro.

Il presidente dell’Ordine della Lombardia, Alessandro Galimberti, si è detto “soddisfatto” per la rapida ricomposizione del fatto. La Guardia di finanza ha fatto sapere di considerare “fondamentale il rispetto del diritto di cronaca e della libertà di stampa”. 

Cristiano Brandazzi de Il cittadino di Lodi aveva raccontato la vicenda a “Iene.it: aspettando Le Iene”. Il nostro collega era rimasto chiuso nella zona rossa ma nonostante tutto aveva continuato a fare il suo lavoro: “Un commerciante di Casalpusterlengo era impegnato in una raccolta firme per chiedere che fosse applicata la zona economica speciale viste le limitazioni imposte”. A quel punto Cristiano si è avvicinato perché erano presenti anche due pattuglie della Guardia di finanza: “Ho chiesto informazioni, ma a quel punto gli agenti mi hanno diffidato dal fare foto o video”. In pratica, diffidato dal fare il suo lavoro.

 “Anche il commerciante è stato denunciato, perché i negozi non possono essere aperti. In effetti il commerciante aveva fatto una leggerezza perché non era consentito, anche se non vendeva nulla: era solo una raccolta firme”, ci ha spiegato Cristiano. Oltre a lui la diffida era scattata anche per il suo collega Mario Borra de Il Giorno

Adesso, dopo la nostra denuncia e l’intervento dell’Ordine dei giornalisti, la situazione si è finalmente risolta. E anche noi siamo felici che il diritto a informare sia stato riconosciuto, nella speranza che a nessun giornalista venga più intimato di smettere di fare il proprio lavoro.

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