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Coronavirus in Lombardia, Fontana: “Sconsiglierei di fare test sierologici, nel caso tamponi rimborsati se positivi”

Prima la Regione Lombardia, che si è opposta a quelli rapidi ed economici “pungidito” di cui vi abbiamo parlato con Gaetano Pecoraro, ha dato ai laboratori privati la possibilità di effettuare a pagamento test sierologici basati su prelievi canonici di sangue per il Covid-19. Ora il governatore Attilio Fontana fa una parziale, clamorosa retromarcia. Li sconsiglia e promette che, nel caso di positività anche del successivo e necessario tampone, il costo di quest’ultimo esame verrà rimborsato. Ecco tutta la storia  

Nuove polemiche in Lombardia dopo il via libera ai laboratori privati per i test sierologici, che cercano gli anticorpi del coronavirus, e anche per gli eventuali tamponi successivi (a lungo introvabili e tuttora di difficile reperimento) per confermare una positività al Covid-19.

Il governatore Attilio Fontana sembra fare marcia indietro. “Sconsigliamo al singolo di effettuare i test sierologici, perché se dovesse risultare positivo agli anticorpi, dovrebbe comunque sottoporsi al tampone”, ha detto in un’intervista all’Italpress. “Nel caso poi di tampone positivo in un centro privato quel costo gli verrebbe rimborsato”. E tutto questo va ad aggiungersi al caso dei test rapidi “pungidito” bocciati in Lombardia, la regione più colpita, utilizzati invece in molte regioni, su cui ora anche la Procura di Milano vuole vederci chiaro e di cui vi abbiamo parlato nell’ultima puntata di martedì scorso con il servizio di Gaetano Pecoraro che vedete qui sopra.

LA RETROMARCIA DI FONTANA
Ma andiamo con ordine. Ecco quanto ha appena dichiarato Fontana: “Come chiarito dal ministero della Salute i test sierologici sono utili per indagini epidemiologiche che ci consentono di verificare quanto ha circolato il virus in una zona specifica o dentro una comunità, residenze per anziani, ospedali. Allo stesso tempo ha precisato che questi non hanno alcuna valenza ai fini diagnostici, per i quali l’unico strumento efficace resta il tampone. Non potendo impedire ai laboratori privati di effettuarli e anche per regolamentare una situazione che si stava già verificando sul territorio, abbiamo concesso l’autorizzazione, con la condizione che il laboratorio offra però anche la possibilità di effettuare il tampone, qualora il soggetto risultasse positivo agli anticorpi. Se anche il tampone dovesse risultare positivo, provvederemo a rimborsare la tariffa pagata per la prestazione”.

Dopo essersi detta a lungo contraria ai test sierologici, la Regione Lombardia con una delibera del 7 maggio scorso ha dato infatti il via libera alle strutture sanitarie private per effettuarli a pagamento e libere di stabilire un prezzo che variava al momento tra i 35 e i 67 euro. In caso di positività, il centro privato doveva assicurare di avere a disposizione il necessario tampone di verifica al prezzo consigliato di 62 euro. Dopo che i tamponi sono stati a lungo introvabili e tuttora sembrano di difficile reperimento. Nel caso di confermata positività, Fontana ha appena detto che il costo del tampone pagato ai privati verrà rimborsato.

I TEST RAPIDI “PUNGIDITO”
La Lombardia, la regione più infettata, ha deciso comunque di non usare il test sierologico “pungidito”, che si basa su una sola goccia di sangue prelevata con l’aiuto di un aghetto e che invece viene usato in molte altre regioni d’Italia. Sul perché di questa decisione ci eravamo interrogati con Gaetano Pecoraro nell’ultima puntata di martedì 12 maggio.

Parliamo di un test molto rapido che dà un esito entro un quarto d’ora. La Regione Lombardia a fine marzo aveva scritto a tutte le Ats del territorio che i test per la ricerca di anticorpi non potevano essere utilizzati nella diagnostica, rimandando qualsiasi decisione in merito ai virologi dell’ospedale San Matteo di Pavia, coordinati da Fausto Baldanti.

Il motivo: i dubbi sull’efficacia dei test sierologici, nonostante a garantirne l’affidabilità siano anche virologi di fama come l'epidemiologo Massimo Galli che ci ha detto: "L’attendibilità sulle persone con l’infezione è decisamente sopra il 93-94-95%. Questi test servono per scremare chi ancora butta fuori virus e chi non lo butta fuori più, scusate se è poco... Tra i 10 e i 12 minuti si ha la risposta e questo è l’altro grande punto di forza. E poi il costo di un test pungidito è dieci volte inferiore a quello di un test con la puntura del braccio”.

Perché allora la Lombardia non li usa? Quando gli chiediamo perché la Lombardia, a differenza di altre regioni, non si stia muovendo in questa direzione, il prof Galli risponde così: “No comment. Ci vogliamo rendere conto che un atteggiamento ostile e preconcetto, in tempo di guerra, per l’utilizzazione dei test rapidi, è assurdo al limite dell’ingiustificabile?”.

Uno studio del San Matteo di Pavia e firmato dal professor Fausto Baldanti, che era membro del comitato che decide come si fanno le diagnosi in Lombardia, ha analizzato i test pungidito fatti ai pazienti arrivati in pronto soccorso parlando di una sensibilità del test inferiore al 20%.

Salvatore De Rosa, dirigente di Technogenetics l’azienda che li propone, sostiene: "Lo studio partiva da un presupposto non corretto, perché andava a valutare i pazienti non al decimo, al 12esimo, al 14esimo giorno, ma lo faceva immediatamente, all’arrivo in pronto soccorso. La scienza insegna che per fare avere validità a un test sierologico devono essere passati almeno 7-8 giorni dal contagio. È una cosa che sanno tutti”. Gli anticorpi ci mettono, spieg, una settimana a formarsi, prima è inutile cercarli.

Invece che sui “pungidito”, la Regione ha puntato, in collaborazione con l’Università di Pavia, su un test sierologico che però si deve avvalere di un prelievo di sangue vero e proprio, che quindi costa decisamente di più e che richiede più tempo per dare una risposta, circa un giorno. A capo dell’équipe che sviluppa questo test alternativo è sempre il professor Fausto Baldanti, virologo del San Matteo di Pavia.

La Procura di Milano intanto ha aperto un fascicolo conoscitivo sulla scelta di Regione Lombardia di incaricare con affidamento diretto la multinazionale Diasorin per la sperimentazione dei test sierologici, portata avanti in collaborazione con il Policlinico San Matteo di Pavia. La Diasorin corrisponderà alla fondazione dell’Ospedale, a partire dalla prima vendita e per i successivi 10 anni, una rojalty al tasso dell’1% sul prezzo netto di ciascun kit venduto. Poco dopo la validazione di quel test i titoli della Diasorin hanno guadagnato in borsa molto e Regione Lombardia ne ha comprati 500mila kit, per un valore di 2 milioni di euro. Dopo che quell’accordo è stato reso pubblico, Baldanti si è dimesso dal comitato scientifico della Lombardia.

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