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Coronavirus e Natale, mentre l'Europa va verso il lockdown la Svezia conferma la (fallimentare) linea morbida

La Svezia, unica in Europa a non ricorrere nei mesi scorsi a lockdown o particolari restrizioni, anche per Natale si limita alle raccomandazioni ai cittadini. E mentre le attività restano aperte, il sistema sanitario è al collasso: le terapie intensive sono sature, i medici si dimettono in massa e la commissione d’inchiesta del governo punta il dito sull’inefficiente gestione del coronavirus nelle case di riposo

In tanti paesi d’Europa si è ormai pronti ad affrontare le vacanze di fine anno con pesanti limitazioni per contrastare la diffusione del coronavirus: la Germania da oggi è in lockdown fino al 10 gennaio; Londra ha deciso di imporre la zona rossa in tutta la capitale; Olanda e Danimarca in lockdown; la stessa Italia - come la vicina Svizzera - sembra pronta a imporre nuove restrizioni. Ma, come spesso succede, c’è un paese che va in controtendenza: la Svezia.

Il governo di Stoccolma, anche in questa situazione, ha deciso di non imporre particolari restrizioni. L’esecutivo si è limitato a inviare tramite messaggi ulteriori raccomandazioni di prudenza ai cittadini, in linea con la strategia messa in campo fin dall’inizio della pandemia.

Una strategia che si è già dimostrata fallimentare, come vi abbiamo raccontato qui. E che nelle ultime settimane sta assumendo contorni drammatici: la scorsa settimana le terapie intensive del paese sono arrivate a una saturazione del 99%, costringendo la Svezia a chiedere l’aiuto della Finlandia nella gestione dei pazienti.

"La situazione è grave e abbiamo bisogno di aiuto”, aveva dichiarato il direttore sanitario della regione di Stoccolma, Björn Eriksson, mentre la sanità pubblica entrava nello stato d’emergenza. Emergenza non solo per i pazienti, ma anche per il personale sanitario: medici, infermieri e staff degli ospedali si stanno infatti dimettendo in massa, schiacciati dalla pressione di questo terribile anno passato a lottare contro il Covid.

La situazione è terribile”, ha dichiarato a Bloomberg Sineva Ribeiro, presidentessa dell’Associazione svedese dei professionisti della sanità: “Già a maggio avevamo avvertito che la situazione era ingestibile. C’erano troppi pochi specialisti, e così era impossibile aumentare la capacità delle terapie intensive”. Un problema che a quanto pare le autorità non sono state capaci di gestire tanto che, secondo un sondaggio condotto dalla televisione TV4, in 13 delle 21 regioni della Svezia le dimissioni volontarie del personale sanitario hanno superato le 500 al mese.

Nella sola regione di Stoccolma le dimissioni sono state 3.600 dall’inizio della pandemia, 900 in più dell’anno precedente. E il governo è stato costretto a chiamare il personale sanitario da altre zone del paese per continuare a far funzionare gli ospedali e le terapie intensive.

Insomma, il sistema sanitario è arrivato al collasso dopo mesi passati a evitare ogni tipo di restrizione per arginare il coronavirus. E i dati attuali non inducono all’ottimismo: la Svezia continua a essere martoriata dalla pandemia. Solo ieri i nuovi casi sono stati 20.931, portando il totale a 341mila. Solo nelle prime due settimane di dicembre i contagiati sono stati 76.969, più di quanti ne abbiano registrato insieme i vicini di Norvegia e Finlandia dall’inizio della pandemia.

A essere preoccupante è soprattutto il fatto che la curva dei contagi, a differenza della maggior parte dei paesi europei, continua a crescere: ieri è stato infatti registrato il record di nuovi contagi. E anche il numero di morti non induce all’ottimismo: ieri sono stati 153, portando il totale a 7.667. A novembre, secondo l’agenzia statistica della Svezia, sono morte 8.088 persone: il numero più alto dalla pandemia di influenza spagnola di un secolo fa.

Proprio l’altissimo numero di morti, molti dei quali concentrati nelle Rsa del paese, è stato messo sotto i riflettori di una commissione d’inchiesta nominata dal governo per approfondire le cause di questo disastro. E le conclusioni sono state molto dure: nelle case di riposo ci sono state “carenze strutturali note da tempo, a causa delle quali il sistema di assistenza si è trovato impreparato e poco equipaggiato di fronte alla pandemia”, si legge nel rapporto.

E queste carenze, unite ai limiti evidenziati nell’organizzazione del sistema sanitario, avrebbero un unico responsabile secondo la commissione: “La responsabilità di queste carenze è del governo in carica e di quelli che l’hanno preceduto”. Un macigno che certifica il totale fallimento del modello Svezia. 

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