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Coronavirus, in Francia e Spagna terapie intensive verso il collasso: e in Italia? | I DATI

Il ministro della Salute francese ha annunciato che entro l’11 novembre l’85% dei posti in terapia intensiva nella regione di Parigi saranno occupati da pazienti affetti da coronavirus. In Spagna i malati di Covid occupano già oggi il 16,8% dei letti in rianimazione, a Madrid il 36,3%. E in Italia? Ecco tutti i dati e perché per ora la situazione è sotto controllo

Vi ricordate quando a marzo e aprile in Italia e in Europa serpeggiava la paura che gli ospedali non avessero posti a sufficienza per curare i malati di coronavirus? Adesso questo scenario da incubo si sta riproponendo in Francia e Spagna, i paesi europei più colpiti dalla seconda ondata insieme al Regno Unito.

La Spagna si trova ad affrontare una situazione drammatica: ieri i nuovi casi di coronavirus sono stati 11.289, i decessi 130. Un numero catastrofico, anche se ancora lontano dal picco di 950 morti sempre in un giorno registrato nella prima ondata. Ma a preoccupare più di tutto è il numero di persone che sono tornate ad affollare gli ospedali a causa del Covid: secondo i dati forniti dal ministero della Salute iberico il numero di posti letto occupati da pazienti affetti da coronavirus è tornato a sfiorare il 10%. E va ancora peggio per le terapie intensive: il 16,8% sono occupate da malati Covid, una percentuale che mette sotto enorme pressione l’intero sistema sanitario, gravato anche dai consueti ricoveri per altre cause.

La situazione più grave si registra nella comunità autonoma de La Rioja, nel nord della Spagna: lì i posti in terapia intensive occupati dai malati di coronavirus sono ben il 56,7%. A Madrid la “percentuale di riempimento di pazienti Covid è del 36,3%”. Una situazione talmente difficile che da qualche giorno buona parte della capitale spagnola è tornata in un parziale lockdown, nel tentativo di evitare l’incubo di un collasso del sistema sanitario che purtroppo si fa ogni giorno più realistico.

Anche la Francia non se la sta passando molto bene: gli attualmente positivi nel paese sono più di 350mila, di cui 951 ricoverati in terapia intensiva. Una settimana fa erano 276. La città più colpita è Parigi, dove i casi sono arrivati a quota 204 ogni 100mila abitanti, e il governo ha deciso di imporre nuove restrizioni per cercare di arginare il contagio.

A lanciare l’allarme sulla situazione degli ospedali di Parigi è stato lo stesso ministro della Salute Olivier Veran: “Il numero di pazienti ospedalizzati sta aumentando molto rapidamente. Ci sono stati quasi mille ricoveri per coronavirus nell'ultima settimana contro i 460 di quella precedente. Dei duemila pazienti ricoverati con il Covid, 305 sono ricoverati in terapia intensiva, ovvero il 27% della capacità di rianimazione totale della regione, contro il 18% di una settimana fa. Possiamo aspettarci che il 40% delle capacità di rianimazione sarà utilizzato entro il 10 ottobre, il 60% intorno al 25 ottobre e l'85% intorno all'11 novembre". Insomma senza un’inversione di tendenza nel prossimo mese gli ospedali di Parigi rischiano il collasso. 

Una situazione grave non solo in Francia e Spagna, ma in tutta Europa. La stessa Organizzazione mondiale della sanità ha lanciato l'allarme, spiegando come in alcuni paesi "l'andamento dei contagi è peggiore di quello di marzo",

E l’Italia? Come vi abbiamo raccontato qui, da noi la seconda ondata non è finora travolgente come altrove. Le misure adottate e il ricordo di quanto accaduto in primavera ci stanno finora proteggendo dalle conseguenze più drastiche della pandemia. A oggi i ricoverati in terapia intensiva sono 244: prima dell’emergenza coronavirus i posti totali in Italia erano 5.404, dunque la percentuale di riempimento dei pazienti Covid è del 4,5%, molto lontana dal 16,8% spagnolo. Senza considerare che la cifra di posti letto in terapia intensiva pre-Covid (5.404) è già stata aumentata e soprattutto può crescere ulteriormente in caso di urgenza.

Il trend come tutti sappiamo è comunque in aumento: sette giorni fa il numero di ricoverati in terapia intensiva in Italia erano 207 e occupavano il 3,8% dei posti disponibili. Ma la crescita seppur costante non è fuori controllo e il nostro sistema sanitario è attualmente capace di sopportare la pressione senza difficoltà. Per continuare su questa linea bisogna non allentare l’attenzione e rispettare tutte le misure di contenimento del coronavirus a partire dall’indossare la mascherina quando richiesto.

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