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News | di Matteo Gamba |

Generazione Covid, Alessandro: “Già 5 stage in alberghi e ristoranti, ora neanche quelli”

Dopo i racconti di tre neolaureati con il massimo dei voti, continuiamo il nostro viaggio inchiesta tra le migliaia di ragazzi che, cercando un lavoro, sono bloccati ancora di più dalla crisi da pandemia a casa dai genitori a mandare curriculum nel nulla. Ecco il racconto di Alessandro, che è partito direttamente dagli stage e da un diploma e che rimpiange perfino quando faceva il cameriere dalle 5 di mattina alle due di notte per 300 euro al mese

“Ho già fatto cinque stage tra alberghi e ristoranti, anche dalle 5 di mattina alle due di notte per 300 euro al mese: ora che questi settori stanno venendo giù per il coronavirus, non c’è davvero più nulla, neanche come speranza”, ci dice al telefono Alessandro Cardinale, 23 anni, di Verbania.

Come primo possibile sbocco lavorativo, la crisi da pandemia non ha distrutto infatti solo tantissimi tirocini di neolaureati. Ci sono anche quelli per negozi e settore turistico: parliamo rispettivamente di almeno 85mila e 41mila registrati sui 500mila mediamente attivati ogni anno. “Nei primi sei mesi del 2020 gli stage sono calati in media del 50%”, ci racconta Eleonora Voltolina, direttrice della testata Repubblica degli stagisti. Nel settore di Alessandro, quello che gravita tra ristorazione, hotel e turismo, tra i più colpiti in generale, il crollo è stato ancora più verticale.

Ripartiamo da lui nel nostro viaggio inchiesta sulla Generazione Covid. Dopo aver sentito il racconto dei neolaureati Giulia Biagini, Alessandro Caré e Desy Vallorani, che ritrovate più in basso, parliamo con chi è partito direttamente dagli stage e da un diploma. La situazione è la stessa: tutti si trovano di fatto bloccati dai genitori a mandare curriculum nel nulla.

ALESSANDRO
“In casa dobbiamo darci da fare: ho un fratello più piccolo, solo mia madre ha un lavoro. Finora sono campato con gli stage. Visto che non ci sono più neanche quelli, mi sono messo a fare il Servizio civile volontario per tirare su qualche soldo: 439,50 euro al mese per la precisione”, racconta Alessandro Cardinale. Ha 23 anni, si è appena diplomato alle serali in Amministrazione, finanza e marketing e , appunto, si è sempre dato da fare. La sua testimonianza arriva dal ricco Nord, sul Lago Maggiore, da una metà d’élite per un turismo oggi in grandissima difficoltà.

Servizio civile volontario, ovvero?
“Sono in un’associazione che si occupa della memoria della Resistenza nell’Ossola: ho iniziato per guadagnare qualcosa, mi sto appassionando, anche da a casa in smart working. Ma tutto finirà presto e ovviamente non potranno tenermi: da marzo non so cosa farò. Sto già cercando da mesi e intanto mi sono anche diplomato. Mando curriculum, telefono: non c’è più nulla”.

Prima del coronavirus come andavano le cose?
“Lavoro vero per noi giovani ce n’era poco. Almeno però potevi fare lo stagista. Quando studiavo all’istituto alberghiero ne ho fatti due gratis. In un albergo della zona e in uno a Roma, entrambi gratis per tre/quattro mesi ciascuno. Ho continuato, sempre inquadrato come stagista, come portapizze per 30 ore settimanali e 700 euro al mese e come cameriere per un ristorante per 500/600 euro al mese, lavorando dalle sei di sera alle due di notte. Come orari e stipendio c’è davvero di peggio”.

Per esempio?
“L’ultimo stage che ho fatto: cameriere di sala in un hotel per 20 ore settimanali ufficiali. In realtà lavoravo dalle 5 di mattina alle due di notte per 300 euro al mese. Alla faccia di chi dice noi giovani non abbiamo voglia di lavorare! Ora comunque non ci sono nemmeno queste ‘opportunità’. Qui campiamo di turismo, sta venendo giù tutto. Mando curriculum ogni giorno, dai supermercati alle agenzie interinali. Non risponde più nessuno”. 

GIULIA, ALESSANDRO, DESY
Strade diverse e stessa situazione anche dopo una laurea nell’anno sbagliato, questo 2020. Ce lo hanno raccontato i primi tre ragazzi intervistati in questo viaggio inchiesta.

“Sono andata a lavorare per un’agenzia immobiliare a 500 euro al mese poi è saltato anche quel lavoro per la crisi da coronavirus, altri compagni di università fanno i camerieri o le commesse: siamo come fantasmi, senza un presente e senza un futuro”, ci ha detto Giulia Biagini, 27 anni, lucchese, 110 e lode alla Sapienza di Roma in Media e comunicazione digitale nell’intervista che potete leggere integralmente cliccando qui.

Centinaia di curriculum inviati senza risposta anche per Alessandro Caré, 25 anni, romano, 110 e lode alla Sapienza in Archeologia: “Mi rispondono solo con proposte per quelli che io chiamo ‘lavori truffa’ porta a porta, a provvigioneSono disposto a fare qualsiasi cosa in questo momento, dal magazziniere al commesso, ma almeno con uno stipendio ‘vero’, ogni mese, anche basso, per provare a mantenermi da solo” (cliccando qui trovate tutta l’intervista).

Mi sono laureata in Biologia con 110 e lode e una tesi sperimentale in laboratorio e tutta in inglese, so esaminare i tamponi per il Covid. Risultato: passo 5/6 ore al giorno a spedire curriculum senza ricevere nemmeno una risposta. D’estate e nei weekend prima facevo la cameriera, ora con il Covid è saltata anche questa possibilità”, ci dice Desy Vallorani, 25 anni, di Fermo (cliccando qui trovate tutta l’intervista). Con la stessa voce gentile, un po’ intristita ma ancora determinata, degli altri tre intervistati: anche questo accomuna la Generazione Covid che stiamo incontrando.

Se volete raccontarci la vostra testimonianza scriveteci su redazioneiene@mediaset.it.

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Giulia Biagini, 27 anni, 110 e lode in aprile in Comunicazione digitale alla Sapienza di Roma, è il simbolo del dramma di migliaia di neolaureati in mezzo alla crisi da coronavirus: “Ho mandato oltre mille curriculum, nessuna risposta: prima del Covid era impensabile. Sono andata a lavorare per un’agenzia immobiliare a 500 euro al mese, altri compagni di università fanno i camerieri o le commesse. Siamo come fantasmi, senza un presente e senza un futuro: possibile che il governo non si occupi anche di noi giovani?”. Prima puntata di un viaggio nell’Italia del mezzo milione di stage ogni anno, appena dimezzati dall’emergenza coronavirus


Secondo appuntamento del nostro viaggio-inchiesta in uno dei mondi più colpiti dalla crisi economica da pandemia, quello dei neolaureati, costretti a stare o tornare a casa dai genitori mandando centinaia di curriculum nel nulla, tra stage cancellati e aziende che non ce la fanno ad assumere. Dopo Giulia Biagini e due esperti del settore, ecco cosa ci ha raccontato Alessandro Caré, 25 anni, 110 e lode alla Sapienza, disposto a fare qualsiasi cosa per uno stipendio vero, anche basso. Tra le proposte di “lavori truffa” e le sue lacrime


Dopo Giulia e Alessandro, terzo appuntamento del nostro viaggio-inchiesta tra chi si è laureato nell’anno sbagliato, il 2020, e che si trova bloccato a casa dai genitori a mandare curriculum nel nulla, tra stage cancellati e aziende che non ce la fanno ad assumere con la crisi da pandemia. Ecco cosa ci ha raccontato Desy, tesi sperimentale in Biologia in laboratorio e tutta in inglese e, per mantenersi, 4 anni di lavoro da cameriera (saltato ora anche quello per il coronavirus)

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