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Plasma iperimmune, Iene e vaccino Pfizer: l'immunologa Viola fa un doppio dietrofront

L’immunologa dell’università di Padova Antonella Viola prima attacca i servizi de Le Iene sull’uso del plasma iperimmune contro il coronavirus (mentre il Centro nazionale del sangue spiega come va usato e come donarlo). Poi fa retromarcia nel giro di 24 ore, sempre su Facebook: va donato, è importantissimo. E i giri di valzer non sembrano essere una novità per lei. Una settimana fa in tv aveva consigliato cautela sul vaccino Pfizer. Oggi invece si dice pronta, di nuovo su Facebook, a farlo subito appena arriva. Cambierà idea altre volte?

Giro di valzer in tre post e una trasmissione tv. L’immunologa Antonella Viola, docente di Patologia generale all’Università di Padova, prima attacca noi de Le Iene e l’uso del plasma iperimmune contro il coronavirus poi fa dietrofront. Marcia indietro anche con il vaccino Pfizer: prima consiglia cautela, poi si si dice pronta a farlo subito. Rispettivamente, nel giro di 24 ore e di una settimana.

Ma andiamo con ordine. Mercoledì 18 novembre se la prende alle 10.31 con un post Facebook con il nostro servizio sul plasma iperimmune del 12 novembre (ieri, come potete vedere qui sopra, con Alessandro Politi e Marco Fubini siamo tornati in onda sul tema). “Un servizio pseudo-giornalistico che vorrebbe dimostrare come la terapia col plasma iperimmune sia la cura a portata di mano per il COVID-19”, scrive e accusa Le Iene addirittura di “distruggere il metodo scientifico in una manciata di minuti”. Solo perché abbiamo fatto il nostro lavoro mostrando quello che succede in ospedale e dando voce ai medici che usano il plasma donato da pazienti guariti dal Covid per combattere la malattia e che si dicono preoccupati perché le scorte stanno finendo. Cliccando qui potete trovare le nostre risposte punto per punto al suo lungo post che arriva perfino a parlare di “un servizio molto pericoloso" .

"Cosa sappiamo sulla base degli studi esistenti? Che non c’è evidenza scientifica che il plasma iperimmune sia di beneficio per i pazienti… per il momento, dobbiamo basarci sui fatti e non creare false aspettative: non ci sono evidenze che questa terapia funzioni", sostiene tra l’altro l’immunologa. Insomma, una presa di distanze dall’utilizzo del plasma, già autorizzato invece in agosto dalla Food and drug administration, l'ente governativo statunitense che regola l’utilizzo di prodotti alimentari e farmaceutici, e che a oggi è stato infuso a quasi 90mila pazienti in più di 2.700 ospedali.

Intanto, dopo anche la nostra campagna di informazione sul tema che proseguiamo da tempo, il Centro nazionale del sangue del Ministero della Salute ha pubblicato proprio ieri, giovedì 19 novembre, “la risposta a tante domande sul plasma da convalescenti Covid, sul suo utilizzo per contrastare il Sars-CoV-2, su chi può donarlo, su come donarlo e dove donarlo” nel documento “Plasma iperimmune, a cosa serve e come donarlo” che potete consultare cliccando qui. All’interno c’è anche l’elenco, regione per regione, di tuti i centri dove è possibile effettuare le donazioni in Italia.

Dopo 24 ore, però, Antonella Viola cambia la sua versione. Giovedì 19 novembre, alle 10.59, pubblica un nuovo post su Facebook: “È bene ricordare che la raccolta di plasma dai guariti da COVID-19 è importantissima per continuare gli studi clinici… Quindi mi unisco all'appello della Regione alla donazione senza se e senza ma”.

E l’arte della retromarcia non è certo una novità per l’immunologa. Ospite della trasmissione Omnibus di La7, giovedì 12 novembre, dichiara a proposito del vaccino Pfizer: “Serve cautela, perché molte cose non le sappiamo ancora e dobbiamo aspettare le conclusioni degli studi di fase 3. Ad esempio, non sappiamo se protegge dal Covid severo e non conosciamo cosa accade negli asintomatici”. Stiamo calmi quindi, in pratica, e aspettiamo altri dati: “Ad oggi questi studi noi non li abbiamo in mano, ci fidiamo di quello che ci è stato comunicato dall'azienda”.

Dopo poco più di una settimana, oggi venerdì 20 novembre, alle 11 di mattina arriva puntuale il dietrofront con un post Facebook: “Se a gennaio io venissi chiamata per la vaccinazione con il vaccino della Pfizer, non avrei nessun dubbio e sarei molto contenta di farmi vaccinare. E non perché sono incosciente o inconsapevole, esattamente per il motivo opposto: ho studiato il vaccino, so come è fatto e come funziona, ho seguito la sperimentazione e conosco le regole ferree che lo porteranno (speriamo) all'approvazione”. Segue ampia spiegazione su come funziona il vaccino Pfizer. Non dovevamo aspettare dati che “non sappiamo ancora”?

“La conoscenza libera dalla paura dell'ignoto”, chiosa oggi via social l’immunologa. Già, ma in quale delle sue versioni? Non è che questo valzer di opinioni, in cui siamo finiti in mezzo anche noi soltanto perché abbiamo raccontato i dati e i fatti legati al plasma iperimmune, faccia bene alla scienza che lei tanto ci ha accusato di danneggiare?

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