“Preside regina”: in manette Gabriella D'Agostino
Andrea Agresti ci aveva raccontato il buco finanziario fatto dalla preside dell’istituto Queen di Milano, che avrebbe dovuto far recuperare agli studenti in difficoltà anni scolastici. I genitori degli studenti, che raccontano di programmi inesistenti e di molte “ore buca”, si erano indebitati per pagare le carissime rette annuali. Per poi vedersi chiudere la scuola per affitti non pagati
Da una decina di giorni viveva sostanzialmente da latitante. Ora Gabriella D'Agostino, la preside dell’istituto Queen di cui ci aveva parlato Andrea Agresti nel servizio che potete rivedere qui sopra, è stata arrestata.
L’hanno fermata i carabinieri: sessantanovenne pescarese ma residente a Milano, deve scontare una pena definitiva a 5 anni di reclusione per bancarotta fraudolenta.
L’accusa è quella di avere sottratto nel 2012 i fondi all’istituto privato di recupero scolastico milanese Queen, un comportamento che a quanto pare avrebbe ripetuto sei anni dopo presso un altro istituto.
Ve ne avevamo parlato con Andrea Agresti, che aveva raccolto le testimonianze dei genitori dei suoi studenti, costretti a pagare rette annuali anche oltre i 6mila euro per quella che si preannunciava “tutta un’altra scuola”, forte di un metodo di insegnamento innovativo, per “studenti vincenti”. Ma gli stessi studenti raccontavano tutta un’altra storia:”Facevamo quattro ore, verifiche non se ne facevano, c’erano molte ore buche”.
“Fino a dicembre 2019 devo pagare un servizio per cui mio figlio non ha assolutamente usufruito”, racconta una mamma costretta a chiedere un finanziamento per ripagare i buchi fatti dalla preside. E neanche molti professori riuscivano a farsi pagare per le ore di insegnamento. Dopo il danno economico anche la beffa, perché l’istituto aveva chiuso a causa di affitti non pagati.
La Iena aveva beccato la "preside regina" a Ferrara, mentre era intenta ad aprire un suo centro estetico, ma la donna si era detta del tutto estranea ai fatti. “Io facevo la preside, non devo nulla a nessuno, non c’entro niente”. E alla fine ci aveva anche dato degli “stronzi”.