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Emanuele, dalle Vele di Scampia a scrittore: “Per un riscatto servono stimoli culturali” | VIDEO

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Emanuele Cerullo è cresciuto nel quartiere Le Vele di Scampia, un contesto difficile dal quale è però riuscito a emanciparsi attraverso i libri e il talento che ha trovato dentro di sé

Emanuele Cerullo è cresciuto nelle Vele di Scampia, a Napoli. “Ho avuto un’infanzia e un’adolescenza travagliata perché era proprio il periodo della faida di camorra, nei primi anni 2000. Quando prendevamo lo scuolabus i militari ci perquisivano gli zainetti e il mio primo cadavere l’ho visto a otto anni”. Lo sentiamo dopo che vi abbiamo raccontato la tragica fine di Ugo Russo (clicca qui per il servizio di Giulio Golia), il quindicenne ucciso a Napoli mentre tentava di rapinare un carabiniere fuori servizio. Le Vele è un quartiere difficile, dove, ci racconta Emanuele “le condizioni abitative non sono mai state accettabili, e per questo stanno decidendo di abbatterle. È un quartiere con una concentrazione altissima di giovani ma al tempo stesso tutte le persone che vivevano in questi mostri di cemento erano persone che non avevano lavoro e quindi spesso si trovavano a delinquere”. Emanuele però da quel contesto è riuscito a emergere e a prendere una strada diversa da quella di molti suoi amici d’infanzia. “Mio fratello mentre c’era la faida, tra il 2005 e il 2007, mi regalava dei libri perché lavorava in una libreria. Io proprio per via della faida non potevo uscire di casa e quindi passavo le giornate a leggere e scrivere”. Così Emanuele coltiva il suo talento: “la mia prima raccolta di poesia risale a quando ero alle medie”. E nel 2016 ha pubblicato il suo libro “Il ventre di Scampia”, dove racconta appunto la sua infanzia.

Perché lui ce l’ha fatta a emanciparsi mentre altri no? “Il contesto familiare è fondamentale. La mia famiglia era povera, ma mi hanno sempre seguito e sostenuto. Occorrono stimoli per questi ragazzi, vanno seguiti e ascoltati. Serve la cultura, non solo l’assistenza”. Incontra ancora i suoi amici d’infanzia? “Mi capita di incontrarli spesso. C’è chi lavora come porta a porta e ha impieghi umili ma onesti. C’è invece chi purtroppo ha preso una cattiva strada, come lo spaccio, ragazzi con cui ricordo di aver giocato a calcio da piccoli nelle Vele”. Cosa consiglia a un ragazzo che cresce in quartieri difficili come Le Vele? “Devono puntare sul proprio talento e non pensare al guadagno facile, perché il guadagno facile non ti fa fare una bella vita”. 

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