Vitamina D, Regno Unito vuole darla a persone di colore contro morti per coronavirus. Ecco perché
Il ministro della Salute ha chiesto linee guida per utilizzare la vitamina D come possibile modo per prevenire e trattare il coronaviurs. Intanto, all’interno del Department of Health and Social Care si starebbe discutendo sulla possibilità di dare compresse di vitamina D alle persone di colore e alle minoranze etniche nel tentativo di affrontare la sproporzione di morti per coronavirus in questa fetta di popolazione
Linee guida per utilizzare la vitamina D come possibile modo per prevenire e trattare il coronaviurs. È la richiesta fatta dal ministro della Salute del Regno Unito, Matt Hancock, ai consulenti sanitari del governo inglese.
Lo riporta il Guardian, al quale il portavoce del Nice (National Institute for Health and Care Excellenece), ha detto: “Il Nice e il Public Health England hanno ricevuto richiesta formale di produrre delle raccomandazioni sulla vitamina D per prevenire e trattare il coronavirus dal segretario di stato per la salute, Matt Hancock”.
La richiesta sarebbe arrivata prima della notizia, che vi abbiamo raccontato qui, che il governo sta pianificando di distribuire, a partire dal prossimo mese, la vitamina D a oltre 2 milioni di persone ritenute “clinicamente fragili” e ospitate nelle case di cura del Paese.
Secondo quanto riporta il Guardian, all’interno del Department of Health and Social Care si starebbe discutendo sulla possibilità di dare compresse di vitamina D alle persone di colore e alle minoranze etniche nel tentativo di affrontare la sproporzione di morti per coronavirus in queste popolazioni. Più alto è il livello di melanina nella pelle, più basso è il livello di vitamina D prodotto, aggravato nei luoghi meno soleggiati. Per questo le persone di colore potrebbero correre maggiormente il rischio di esserne carenti. Si starebbe ragionando inoltre sulla possibilità di dare integratori anche alle persone obese.
“Stiamo guardando ai possibili benefici della vitamina D e presto riferiremo in Parlamento”, ha detto qualche settimana fa il premier Boris Johnson. A quanto pare alcuni studi, in primis quello del gruppo di ricercatori guidato da Gareth David, avrebbero già evidenziato la correlazione tra bassi livelli di vitamina D e rischio di morte per coronavirus. Studi incoraggianti, a seguito dei quali diversi scienziati hanno chiesto al governo inglese di aggiungere la vitamina D ai cibi base dell’alimentazione della popolazione, quali pane e latte.
Qualche tempo fa, come vi avevamo già raccontato in questo articolo, anche uno studio spagnolo aveva evidenziato la carenza di vitamina D come fattore di rischio di sintomi gravi legati al Covid, osservando come oltre l’80% dei pazienti ricoverati per il virus avesse livelli pericolosamente bassi di vitamina D.
Un ulteriore studio condotto dall’Università di Chicago e pubblicato sul Journal of American Medical Association Network Open era arrivato a conclusioni simili: le persone con bassi livelli di vitamina D potrebbero avere fino al 60 per cento di probabilità in più di risultare positive al coronavirus. "La vitamina D svolge un ruolo importante nel sistema immunitario”, ha spiegato il professor Meltzer. "Saranno necessari test clinici per dimostrare questi risultati, ma secondo i nostri dati la vitamina D, pur non rappresentando una garanzia come protezione dal coronavirus, sembra essere collegata a una minore probabilità di infezione in forma grave".
Anche in Italia, nel maggio scorso, si era parlato dei benefici della vitamina D, dopo la conferma di due docenti dell’Università di Torino, Giancarlo Isaia e Enzo Medico. Nonostante lo studio mostrasse come molti pazienti ricoverati per Covid presentavano gravi carenze di vitamina D, erano stati criticati per la mancanza di validazione scientifica delle loro affermazioni.