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“Ci hanno impedito anche solo di rivolgere la parola a Carlo Gilardi” | VIDEO

Da quasi 6 mesi Carlo Gilardi si trova chiuso in una rsa di Lecco contro la sua volontà. Un ex consigliere comunale ha ricevuto una lettera anonima da chi dice di lavorare in quella struttura. Sostiene che un ordine di servizio vieti addirittura di salutarlo e che la notte urlerebbe che rivuole la sua libertà. Nina Palmieri è tornata fuori dalla rsa ma nessuno vuole parlarci e allora prova a sensibilizzare i politici italiani direttamente fuori dal Parlamento. Mentre sul caso ci è arrivata la risposta della Presidenza della Repubblica

“Con ordine di servizio scritto è stato proibito al personale dell’istituto di rivolgergli la parola e perfino di salutarlo”. Inizia così la lettera che un ex consigliere comunale di Lecco ci legge. L’avrebbe scritta un dipendente della rsa dove si trova rinchiuso Carlo Gilardi da più di 170 giorni.

Non gli vengono più consegnati gli occhiali per leggere o scrivere. Nonostante le innumerevoli richieste da parte sua, nonostante esca dalla stanza per farne richiesta”, si legge nella lettera. “Viene rimandato in camera qualora esca per avere contatto con qualcuno. Lo hanno isolato sentendolo gridare di notte ‘Datemi la mia libertà’. Il personale qualificato non può intervenire in caso di urgenza deve fare richiesta per eventuale intervento al medico che lo ha in consegna”. Per capire se è veritiera questa lettera, Nina Palmieri è tornata dove Carlo Gilardi è chiuso da più di 170 giorni: la rsa di Lecco dove lui non vuole stare. I dipendenti che entrano ed escono dalla struttura non ci vogliono ascoltare. Tutti scappano e nessuno vuole rispondere alle nostre domande.

Da quasi 6 mesi vi raccontiamo la storia di quest’uomo colto, gentile, ricco e molto molto generoso. Il 27 ottobre è stato prelevato da casa e ricoverato contro la sua volontà. “Voglio la mia libertà che mi avete sottratto”, urlava Carlo. È stato rinchiuso lì per volere di un giudice e della sua nuova amministratrice di sostegno. Nato ricchissimo non si è mai interessato dei suoi soldi, ha sempre donato quanto ha potuto. Scelte libere che continua a difendere anche davanti ai giudici. “Finché ho soldi e posso aiutare la gente, lo faccio con tutto il cuore. Quando non ne avrò più, spero che Dio mi faccia morire”, ha detto a febbraio.

Prima di essere strappato dalla sua vita diceva: “In casa di riposo non ci vado. Mi dovete mettere le manette sennò non vengo”. Aveva fatto tutto quello che era in suo potere per difendere la sua libertà. Si è fatto sottoporre a una perizia psichiatrica per dimostrare di essere capace di intendere e di volere. Ha scritto lettere per chiedere aiuto, ma non è bastato. In tutto questo tempo abbiamo raccontato quello che gli sarebbe capitato negli ultimi 3 anni: gli avrebbero impedito di usare i suoi soldi, li avrebbero usati per acquisti non destinati a lui, avrebbero cambiato la sua cartella clinica. Ma soprattutto gli hanno promesso che sarebbe tornato presto a casa. E in tanti si sono mobilitati con manifestazioni, raccolte firme, interrogazioni parlamentari. Ma non è cambiato nulla neppure per il suo 90esimo compleanno.  

Non ottenendo risposte da chi lavora nella rsa non ci resta che andare fuori da Montecitorio per sensibilizzare i politici italiani. A tutti lasciamo un volantino con la sua storia. “Sono 6 mesi che aspettiamo di avere una risposta alla nostra interrogazione parlamentare che abbiamo presentato il giorno dopo il primo servizio”, dice Giorgia Meloni. “Penso si debba parlarne con il nuovo ministro perché in questa vicenda ci sono veramente troppe cose che non tornano. Tutto molto incomprensibile perché la politica non dia segnali”..

Intanto dalla Presidenza della Repubblica ci è arrivata una risposta sul caso.  

Carlo, benefattore in rsa

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