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Israele, finisce l'era Netanyahu: al suo posto Bennett. Quale futuro per la Palestina? | VIDEO

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Dopo 12 anni consecutivi al governo, Benjamin Netanyahu è costretto a lasciare la carica di primo ministro d’Israele. Al suo posto arriva Naftali Bennett, alla guida di una eterogenea coalizione che potrebbe avere breve durata. Il nuovo premier sembra avere idee molto simili al suo predecessore sullo scontro tra israeliani ed ebrei: ci sarà mai la pace?

Quando Benjamin Netanyahu assunse la carica di primo ministro d’Israele, il mondo era molto diverso da come lo conosciamo oggi. Barack Obama si era insediato da poche settimane come presidente degli Stati Uniti; in Italia Silvio Berlusconi guidava stabile il suo quarto governo; Instagram e Tik Tok non esistevano; la grande crisi finanziaria che ha travolto l’Europa non aveva ancora cambiato il nostro modo di vivere.

Era il 31 marzo del 2009. Nel suo discorso di insediamento, Bibi - così è soprannominato Netanyahu - assicurò che lui non intendeva dominare i palestinesi, ma anzi era disposto a concedere loro i poteri di autogoverno, esclusi quelli che avrebbero messo - secondo lui - a rischio lo stato d’Israele. Da pochi anni era finita la ‘Seconda Intifada’, una rivolta palestinese contro l’oppressione esercitata da Tel Aviv in quei territori.

Ieri, il 13 giugno del 2021, Bibi ha lasciato lo scranno occupato per oltre 12 anni, il più lungo mandato nella storia di Israele. E lo ha fatto subito dopo la fine dell’ennesima crisi arabo israeliana, che in due settimana ha lasciato sul selciato centinaia di morti (soprattutto palestinesi).

I rapporti tra palestinesi e israeliani sono stati spesso, probabilmente troppo spesso, al centro della scena politica durante i 12 anni consecutivi di mandato di Benjamin Netanyahu (ne ha servito anche un altro, tra il 1996 e il 1999). Continue tensioni e scontri che hanno portato l’ormai ex primo ministro a spostarsi, negli anni, da posizioni centriste a posizioni sempre più oltranziste nei confronti dei palestinesi e dei paesi vicini con cui Israele ha pessimi rapporti diplomatici, tra tutti l’Iran.

Secondo Haaretz, tra i più importanti quotidiani d’Israele, Netanyahu è arrivato a convincere gli israeliani che l’occupazione dei territori palestinesi non solo è sostenibile, ma anche conveniente. La promessa di concedere ai palestinesi la loro sovranità è ormai sbiadita, lontanissima nel tempo. E sbiadita nel frattempo è anche la leadership dello stesso Netanyahu, costretto a lasciare lo scranno più importante della politica israeliana dopo due anni ininterrotti di crisi di governo.

A prendere il suo posto è Naftali Bennett, che è stato assistente di Netanyahu molti anni fa e adesso è a capo del partito dei coloni israeliani, il più oltranzista nelle posizioni contro i palestinesi. Guida una colazioni raccogliticcia, che va dalla destra al centro alla sinistra fino al partito arabo conservatore, che per la prima volta accede a un governo israeliano. La sua maggioranza si regge sull’astensione di uno dei 120 deputati della Knesset, e c’è chi è pronto a giurare che il nuovo esecutivo avrà vita brevissima.

In effetti, a ben guardare i partiti che compongono la nuova coalizione di governo, è chiaro che a unirli sia un solo desiderio: mandare a casa Benjamin Netanyahu e la sua destra religiosa. Ma la cacciata di Bibi non sembra, e quasi sicuramente non sarà, sufficiente a riaccendere la speranza di pace tra israeliani e palestinesi: Naftali Bennett in passato si è espresso chiaramente contro la soluzione dei due stati.

E non solo: Bennett è pure contrario a riconoscere pari diritti tra i cittadini israeliani ebrei e non ebrei. Nel 2013, parlando dell’occupazione della Cisgiordania, disse che “non esisteva” perché “non c’è mai stato uno Stato palestinese qui”. Annunciando l’accordo con il partito centrista e laico di Yair Lapid - rinnegando una promessa fatta in campagna elettorale - ha subito dichiarato che il suo governo “non farà ritiri e non consegnerà territori” ai palestinesi.

Insomma il cambio di guida in Israele potrebbe portare a molti cambiamenti, ma difficilmente questi riguarderanno gli scontri tra arabi e israeliani. Una guerra infinta, che dura da cento anni e di cui non si vede la fine: noi de Le Iene abbiamo provato a raccontarvela nel corso degli anni, con una serie di servizi realizzati sia in Israele che nei Territori palestinesi. Abbiamo provato a raccontarvi quanto abbiamo compreso di questo scontro, ascoltando le voci sia dell’una che dell’altra parte. Potete rivedere i nostri servizi nel video in testa a questo articolo.

Con la speranza che un giorno questo lungo e durissimo conflitto possa finalmente vedere la parola fine.

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