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Omicidio Panaro: resti ritrovati, ma moglie e figli non ne sanno nulla per 30 anni | VIDEO

Omicidio Panaro resti ritrovati

Alessandro Politi torna a parlarci dell’omicidio di ’ndrangheta dell’esponente politico Pompeo Panaro nel 1982 a Paola (Cosenza). Ci concentriamo su alcuni aspetti che colpiscono di questa storia. Si parte da una richiesta di rinvio a giudizio dove persone, in realtà vive, vengono indicate come decedute. Ci sono poi il mistero sui resti, le spiegazioni del magistrato, la versione di alcuni ex poliziotti e le intimidazioni che subisce il figlio Paolo solo perché cerca la verità

Torniamo a parlarvi con Alessandro Politi ,dopo il primo servizio, del caso ancora non del tutto risolto di Pompeo Panaro. L’esponente politico è stato ucciso nel 1982 a Paola (Cosenza). La sua morte era stata considerata una “lupara bianca”, ovvero un omicidio senza il ritrovamento del cadavere.

A quanto ci racconta la famiglia, il corpo di Panaro era stato invece già ritrovato nel 1983 senza che moglie e figli ne sapessero nulla. Nel 2013 il figlio Paolo è riuscito a richiamare nuovamente l’attenzione sulla vicenda. È stato rinviato a giudizio uno dei presunti assassini, il collaboratore di giustizia Giuliano Serpa (il procedimento è finito poi con il suo proscioglimento per prescrizione). 

Il pentito aveva indicato altri presunti responsabili dell’omicidio. Nella richiesta di rinvio a giudizio, nel decreto di archiviazione e nella sentenza di Corte d’Assise questi vengono sempre indicati come deceduti. Dei nove solo tre sarebbero però effettivamente morti, racconta il figlio della vittima alla Iena: gli altri sarebbero vivi ma per il magistrato le sole dichiarazioni del pentito non erano sufficienti a sostenere l’accusa. Quindi, secondo lui, tutte le persone indicate dal pentito sono state sottoposte ad indagine e adeguatamente valutate. 

Alessandro Politi ce li ricostruisce tutti nel servizio qui sopra, comprese le parole del magistrato che si è occupato delle ultime indagini.

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