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Congresso delle famiglie e omofobia: due gay ripudiati dai genitori

TOFFA: Cacciati di casa dai genitori perché gay

Il Congresso mondiale delle famiglie di Verona rischia di alimentare ancora di più l’omofobia. Nadia Toffa ci racconta a cosa può portare con la storia di Francesco e Giuseppe, due giovani che per vivere il loro amore sono stati abbandonati dai genitori

I gay andranno all’inferno. Si possono curare e guarire pregando”. È uno dei tanti commenti contro l’omosessualità che arriva da Verona. Il Congresso mondiale delle famiglie non è solo contro il diritto all’aborto, ma è contro pure alle coppie omosessuali.

 "I gay vanno curati, se non si convertono c'è l'inferno per loro". È un altro commento contro gay e lesbiche che rischia di soffiare ancora di più sul fuoco dell’omofobia. E su quei casi in cui i genitori abbandonano i loro figli dopo il coming out.

A Roma è nata una casa famiglia per accogliere i ragazzi abbandonati a causa del loro orientamento sessuale. “Ogni anno riceviamo 20mila chiamate”, dice Fabrizio Marrazzo che gestisce Gayhelpline a Nadia Toffa. Nel servizio del 29 ottobre 2017 (che potete vedere qui sopra), si è occupata della storia di Francesco e Giuseppe, rispettivamente di 18 e 22 anni, che in quei giorni festeggiavano il loro primo anno di fidanzamento.

La loro storia ha dovuto superare diversi ostacoli, uno su tutti l’abbandono di genitori perché non accettavano la loro omosessualità. “Siamo stati buttati fuori casa come animali perché loro sono omofobi”. I loro genitori non li hanno accettati. E così si sono ritrovati in mezzo a una strada, a lavarsi dove capitava e a mangiare quello che riuscivano a prendere. “Abbiamo dormito in spiaggia anche se il rumore del mare rende faticoso prendere sonno”, raccontano. Tutto questo poco distanti dalle loro case. “Qua significa non avere un cuore”.

Come può una madre abbandonare il proprio figlio solo per la sua omosessualità? Siamo andati a chiederlo alla diretta interessata. “Io l’ho fatto maschio non omosessuale”, dice la mamma di Giuseppe. “Io sognavo di diventare nonna”.

“Vediamo il nostro futuro molto diverso da questo”, dicono i ragazzi. “Sogniamo una casa, una macchina, una vita normale. Vorremmo fare progetti di lavoro e di matrimoni”.

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