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Corinaldo: “Se non era per i morti rubavamo la collana anche a Sfera Ebbasta”

Frasi e intercettazioni dei 6 ragazzi della banda dello spray arrestati per la strage in discoteca a Corinaldo tracciano un quadro inquietante. Mentre il marito della mamma morta alla Lanterna Azzurra punta il dito sulla sicurezza, su cui si è concentrata la nostra inchiesta con documenti e testimonianze esclusive

Una banda criminale cinica e ben organizzata di ventenni disposti a tutto pur di continuare con le loro rapine realizzate creando il panico nei locali con lo spray al peperoncino. È il quadro che emerge dall’ordinanza del gip che ha portato ai 7 arresti per la strage in discoteca con 6 morti a Corinaldo (Ancona), dove l’8 dicembre 2008, nell’attesa di un concerto di Sfera Ebbasta, morirono sotto la calca scatenata dal blitz della baby gang 5 ragazzini di 14-16 anni e una mamma di 39, che accompagnava la figlia di 11, e 197 persone rimasero ferite.

Secondo il gip, la banda colpiva in molte discoteche del centro-nord e ha continuato anche dopo il panico e i morti alla Lanterna Azzurra, sempre con la tecnica dello spray urticante. La stessa che ha provocato la strage di piazza San Carlo a Torino del 3 giugno 2017 durante la proiezione su maxischermo della finale di Champions League per cui sono stati condannati altri giovanissimi criminali.

Sono 60 le rapine contestate ai sei della banda (il settimo arresto è avvenuto con l’accusa di ricettazione) e 9 le regioni coinvolte. Le loro rapine sono arrivate anche all'estero, a Disneyland a Parigi. Con i furti i sei sarebbero riusciti a mettersi in tasca un bottino complessivo in media di 15 mila euro al mese.

I ragazzi arrestati, tutti della provincia di Modena, sono: Ugo Di Puorto, 19 anni (a sinistra, nella foto in alto), Andrea Cavallari, 20 anni di Bomporto (a sinistra, nella foto in alto), Moez Akari, 22 anni, Raffaele Mormone, 19 anni di San Cesario sul Panaro (a destra, nella foto in alto), Badr Amouiyah, 19 anni, e Sohuibab Haddada. Agli arresti è finito anche Andrea Balugani, 65 anni, il solo accusato di associazione.

“Il mio avvocato si metterà a ridere quando leggerà gli atti”, commenta sprezzante il ventiduenne Moez Akari , quasi come se fosse un boss di consumata esperienza.

Inquietante anche il quadro che emerge dalle intercettazioni. La sera della tragedia di Corinaldo, per esempio, la banda incrocia Sfera Ebbasta in un'area di servizio: subito pensano di rubare la collana anche al cantante. 

“Oo lo schifo proprio come persona... ci stavo per litigare in autogrill lo stavo per bussare quel figlio dì (...) diceva con quella faccia da (...) e la collana così fuori. La collana quella con la chitarra fra... lì se non era stato per i morti te lo giuro (....) lì gliela faceva, lo guardava in un modo...”, dice uno dei ragazzi in un’intercettazione parlando di un “collega”.

Ce poi la concorrenza con un’altra gang della zona di Genova, incrociata in provincia di Perugia: “Se avessimo avuto lo spray (...), però, fra, li bucavamo: tipo se gli tiro un pugno in faccia la colpa è nostra. Loro lavorano, noi li asfissiamo gli prendiamo le balze”.  Tutto tra odio per “gli sbirri” e racconti di colpi: “Lì mi hanno beccato e noi siamo scappati, gli sbirri mentre scappavo spruzzavo, ne ho fatta una … tipo mi hanno preso. Fra, io so scappato eiù...oh! I buttafuori...! borghesi quelli in mezzo alla pista io correvo e spruzzavo”.

E ancora. “Fra, ci piacciono i soldi...a me piacciono i soldi”. “A me soldi e adrenalina... mi piace sentire uno che viene inculato”. “Facciamo i soldi cazzo... facciamo qualche serata così, minchia nasi rotti...bum! Vedevo il naso...sentivo trick e vado via...e nell’occhio a quella distanza, sss nell’occhio...”.

“Sulla nostra tragedia ci sono ancora troppe ombre”, sostiene intanto in un'intervista a Repubblica Palo Curi, marito di Eleonora Girolimini, la mamma morta nella tragedia. “La Procura ha lavorato bene, hanno preso quel gruppetto di delinquenti. Ma se quella discoteca non fosse stata una stalla fatiscente, forse ci avrebbero derubato, saremmo usciti con la gola che bruciava, ma nessuno sarebbe morto. Invece Eleonora, il mio amore, la mamma dei miei figli non c’è più e altre cinque famiglie piangono i loro ragazzi. Eleonora e gli altri ragazzi sono morti perché qualcuno ha trasformato quel locale, che non aveva l’agibilità, in una discoteca. Lì dentro non sarebbe dovuto entrare nessuno, invece c’erano migliaia di persone. Mia moglie e io abbiamo avuto paura subito. C’era una folla pazzesca. Centinaia di ragazzini che fumavano liberamente. Ricordo di aver pensato: se qui scoppia un incendio moriamo tutti".

Proprio sui problemi di sicurezza e sull’ipotesi che quella sera alla Lanterna Azzurra di Corinaldo ci fossero troppe persone in discoteca (i magistrati stanno lavorando anche su questi due fronti con 17 persone indagate), noi di Iene.it ci siamo concentrati con una nostra inchiesta con testimonianze e documenti esclusivi: clicca qui per quello che abbiamo scoperto e raccontato.

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