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Ramunni: morto Marco, la sua prima vittima. Ma il calvario dei genitori continua | VIDEO

Era stato il primo a cadere nella rete diabolica di Stefano Ramunni, l’uomo dalle mille identità che aveva approfittato della sua grave malattia per truffarlo. Marco, 40enne affetto dalla sindrome di Duchenne, era arrivato addirittura a chiedere ai suoi genitori di staccare la spina dai macchinari che lo tenevano in vita, per salvarli dai debiti che avevano accumulato nei lunghi anni di assistenza medica

Marco Quarta, la prima vittima del “re della truffa” Stefano Ramunni, è morto. Lo avevamo conosciuto con il servizio di Giulio Golia, e proprio dalla  testimonianza dei suoi genitori era partita la nostra inchiesta sul truffatore seriale. Un’inchiesta culminata con il suo (secondo) arresto proprio di fronte alle nostre telecamere (clicca qui per vederlo).

E adesso, con la morte di Marco, se possibile la situazione debitoria dei suoi genitori rischia di diventare ancora più drammatica. In quasi 20 anni di cure a Marco (e prima a suo fratello gemello Sergio, morto qualche anno fa) si sono indebitati di quasi 20mila euro. Adesso che però luce e gas non servono più per alimentare i macchinari che lo tenevano in vita, il papà e la mamma di Marco temono che i creditori possano staccare le utenze e pignorare la casa, per rientrare di quei 20mila euro di bollette non pagate.

Stefano Gallotta, avvocato della famiglia, spiega a Iene.it: “Entrambi i figli sono stati per 20 anni attaccati alle macchine e i genitori, che vivono della loro pensione, hanno accumulato  un debito con le società  di luce e gas, con bollette di 7-800 euro ogni due mesi. Ora però, morto Marco, viene a cadere il presupposto per il quale non si è mai provveduto a staccare le utenze, e questa è una spada di Damocle terribile per la famiglia. Facciamo un appello a chiunque possa aiutarli, magari alle stesse società erogatrici di luce e gas. Hanno fatto una vita terribile, 40 anni a gestire due figli malati, e adesso che entrambi sono morti rischiano di finire per strada”.

La vicenda della truffa di Stefano Ramunni alla famiglia di Marco parte da Lizzano, in provincia di Bari. Adele e Antonio Quarta assistono da tempo il figlio, allettato e che ha trascorso metà della sua vita in un letto per la distrofia causata dalla “sindrome di Duchenne”.

Marco ha bisogno di un monitoraggio 24 ore al giorno, spiegano i due genitori: “I macchinari ce li ha dati l’Asl, ma noi dobbiamo pagare l’elettricità per 300/400 euro al mese”, spiega il papà del ragazzo. Cifre importanti per i due genitori, a cui non riescono a farvi fronte con la piccola pensione che prendono.

E allora, per ricevere un aiuto, provano a fare alcuni appelli in tv. E qualcuno risponde. “Un prete ci ha contattato per donarci 1.000 euro, ma ci ha chiesto di mandargli la carta d’identità di Marco”, spiega Antonio. Il prete sparisce e a casa dei Quarta arriva un telegramma dalla società American Express. “Ci dicevano che Marco aveva aperto una carta, ma era impossibile”, dice la mamma. Qualcuno aveva rubato l’identità del ragazzo approfittando della sua tragica situazione. Quel prete, in realtà, era il truffatore Ramunni. Giulio Golia si mette sulle tracce dell'uomo, che è riuscito a truffare perfino la moglie. “Mi ha rovinato la vita”, dice lei. E pure il suo complice è rimasto scottato: “Non guarda in faccia a nessuno, amici compresi”. Così come i suoi amanti: “Non merita pietà, ha fatto tanto del male”. Ramunni è talmente pieno di denunce e procedimenti aperti a suo carico da fingersi morto, con un  documento falso fatto talmente bene che le procure di mezza Italia ci sono cascate.

Negli anni l’uomo è arrivato a rubare moltissime identità fingendosi medico, avvocato, prete, finanziere  e ha scontato quasi 20 anni di carcere a Treviso. Peccato però che nonostante una sentenza del Riesame e il parere negativo del pm, dopo un paio di mesi il giudice Angelo Mascolo lo abbia scarcerato, come potete vedere nel servizio cliccando qui. Con lui è uscito pure il suo complice.

Li abbiamo beccati insieme a Genova con in tasca altri documenti falsi. Con Giulio Golia abbiamo filmato il nuovo arresto di Ramunni. Lui e il suo complice Giovanni Chiaramonte sono stati condannati rispettivamente a 5 e 3 anni di carcere, pena da poco ridotta di un anno.

Il dramma della famiglia Quarta però, con l’arresto, non è finito. “Per far fronte alle cure per Marco abbiamo diverse bollette da pagare”. All’appello mancano i pagamenti di luce, gas e spazzatura: “Ammontano a 6mila euro e per questo ci hanno confiscato l’auto. Ma abbiamo indietro anche 10mila euro di Enel e 6mila di gas”. Una situazione talmente disperata che negli ultimi tempi il figlio era arrivato a decisioni estreme: “Marco ha capito la situazione e mi ha chiesto di staccare la spina che lo tiene in vita perché noi in questa situazione non possiamo più andare avanti”, hanno spiegato a Giulio Golia i genitori. Prima però di questo tragico gesto, a uccidere Marco è arrivata la malattia con cui conviveva dalla nascita.

Se qualcuno può aiutare questa famiglia e se i gestori delle due utenze della loro casa fossero in grado di intervenire in loro soccorso, è possibile segnalarcelo utilizzando l'email redazioneiene@mediaset.it

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