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Suicidio assistito, la Consulta dopo dj Fabo: “Non è obbligo per i medici” | VIDEO

La Consulta si è pronunciata sul suicidio assistito che lo affida alla sensibilità di ogni medico senza prevederlo come obbligo. Le motivazioni sono state pubblicate a due mesi dalla sentenza sul caso di Dj Fabo in cui è imputato Marco Cappato. Noi de Le Iene vi abbiamo raccontato il caso da cui è scaturita la sentenza

"Non esiste alcun obbligo per i medici di procedere a tale aiuto". Piuttosto sta alla loro coscienza prestarsi o meno alla richiesta del malato sul fine vita. La Consulta si è pronunciata escludendo in determinati casi la punibilità dell'aiuto al suicidio. Lo specifica la stessa Corte nelle motivazioni depositate a 60 giorni dalla sentenza sul processo a Marco Cappato per la morte di dj Fabo. Una storia che anche noi de Le Iene vi abbiamo raccontato nel servizio di Giulio Golia qui sopra.

A settembre la Corte Costituzionale ha ritenuto non punibile "chi agevola l'esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile”, che per lui rischia di diventare solo fonte di sofferenze fisiche e psicologiche.

In queste ore la Consulta si è pronunciata su quella "circoscritta area" specificando che "non è, di per sé, in contrasto con la Costituzione ma è giustificata da esigenze di tutela del diritto alla vita, specie delle persone più deboli e vulnerabili, che l'ordinamento intende proteggere evitando interferenze esterne in una scelta estrema e irreparabile, come quella del suicidio".

“Rimane ancora un tratto di strada da compiere per il pieno rispetto della libertà e responsabilità individuale nelle scelte di fine vita”, commenta Filomena Gallo, segretario Associazione Luca Coscioni, difensore e coordinatrice nel collegio di difesa a Marco Cappato. “La Corte costituzionale si è espressa sull'aiuto fornito a una persona (Fabiano Antoniani) che era dipendente da un trattamento sanitario che lo teneva in vita, ma lo stesso diritto deve essere riconosciuto anche ai malati che non sono "attaccati a una macchina", ma che possono trovarsi in condizioni di non inferiore sofferenza e irreversibilità della malattia”.

Giulio Golia, che aveva incontrato Fabo (clicca qui per il servizio), ha parlato con Marco Cappato dopo la sentenza: “Le parole di Fabiano da vivo sono state determinanti su tutti quelli che l’hanno visto e sentito. Era un ragazzaccio, avrebbe detto ‘che grandissimo e bellissimo casino che ho fatto’”. Il servizio della Iena con dj Fabo è stato usato anche durante il processo a Cappato, per dimostrare la libera e ferma volontà di Fabiano di porre fine alle sue sofferenze.

Nonostante tutto questo, il Parlamento non ha deciso nulla per ora sull’eutanasia o il suicidio assistito. Sono ancora tantissime le persone che in assenza di una legge sono costrette a fare altre scelte: ogni anno mille malati si suicidano in mancanza di alternative. Il tempo però è scaduto da tempo: le tante persone che soffrono hanno diritto ad avere una legge che permetta loro di morire con dignità.

“Come Associazione Luca Coscioni, ci battiamo per chiedere finalmente al Parlamento di discutere e decidere sulla proposta di legge di iniziativa popolare per la legalizzazione dell'eutanasia, depositata oltre 6 anni fa da oltre 131mila cittadini, e da allora mai discussa”, aggiunge Cappato. "Se il Parlamento dovesse continuare a girare la testa dall’altra parte, la disobbedienza civile proseguirà".

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