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Non abbassiamo la mascherina! Il virus viaggia e contagia con gli asintomatici: i dati

L’evoluzione attuale del Covid in Italia non desta per ora allarme. Per mantenere questa tendenza bisogna però mantenere tutte le cautele necessarie anche in vacanza. Ricordando tre elementi che riguardano soprattutto gli asintomatici, persone che stanno bene e che possono però contagiarci

I dati dell’epidemia di coronavirus in Italia non destano per ora particolari allarmi anche se oggi, 6 agosto, si sono registrati un altro rialzo dei nuovi contagi con un aumento di 402 casi e 6 morti. Come vi abbiamo mostrato, la tendenza è confermata anche da un confronto con quella media mondiale e quelle di altri paesi significativi: cliccate qui per i grafici sugli infetti e qui per quelli sui decessi.  

Incrociando due nuovi dati e un’intervista, si capisce subito però che bisogna mantenere la massima attenzione con le misure di distanziamento sociale e con l’uso della mascherina. Al centro dell’attenzione ci sono gli asintomatici, che hanno il virus ma non i sintomi, sono tanti intorno a noi anche in vacanza e risultano in aumento.

L’epidemia infatti in estate sta cambiando. I contagi sono in aumento tra i più giovani (in italia si è scesi a un’età media di 40 anni dai 61 di marzo) e gli asintomatici con percentuali in entrambi i casi, quasi sovrappponibili, che arrivano per esempio in Spagna, dove si registra una ripresa dei contagi, anche al 60% dei nuovi casi.

È un elemento positivo: si tratta in entrambi i casi di persone che quasi sicuramente non moriranno per questa malattia. Soprattutto gli asintomatici ovviamente: se non hanno fatto il test, non hanno idea però di essere contagiosi e si comportano normalmente come gli altri anche in vacanza. E sono davvero tanti.

Molto utile per approfondire si rivela la recente indagine epidemiologica di sieroprevalenza di Istat e ministero della Salute con la collaborazione della Croce Rossa svolta su un campione casuale di 66.400 volontari tra il 25 maggio e il 15 luglio. Le persone che hanno sviluppato anticorpi per il coronavirus in Italia sarebbero sei volte di più dei dati ufficiali, che contano solo le persone risultate positive a un tampone. Sarebbero dunque 1 milione 482 mila e non 248.803: il 2,5% della popolazione residente in famiglia, escluse le convivenze. In Lombardia, dove si conta il 51% del totale delle persone che hanno sviluppato anticorpi, si arriva al 7,5%, nella bassa Val Seriana, tra le zone più colpite, al 41%. Questo dato riporterebbe il tasso di mortalità italiano al 2,14%, all’interno cioè delle medie mondiali, quando invece se contiamo solo i contagiati “ufficiali” si è arrivati al 14%.

L’indagine è molto interessante anche per quanto riguarda gli asintomatici: sarebbero il 27,3%, ovvero 404.586 persone. Questo fino a ora, certo. Ma la percentuale di persone con il coronavirus e nessun sintomo tra i nuovi casi sarebbe ancora più alta negli ultimi tempi, seppur su un numero di nuovi contagi giornaliero comunque molto più basso dei tempi più del lockdown: i 402 contagi registrati oggi sembrano tanti, ma non bisogna mai dimenticare che a marzo si è arrivati a superare i 5.000 casi giornalieri.

Insomma “sono tra noi”, ma non bisogna allarmarci. Bisogna solo non cedere alla tentazione di un brusco ritorno alla completa normalità. Anche ora, in tempo d’estate e di relax, bisogna mantenere la massima attenzione al distanziamento sociale e all’uso della mascherina nei luoghi chiusi o affollati.

Perché non solo “sono tra noi”, ma i sintomatici contagiano, e tanto. Lo ribadisce in un'intervista al Corriere della Sera il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli: “L’Italia è in una situazione tra le più favorevoli al mondo. Però ai vacanzieri raccomandiamo senso di responsabilità. Il virus circola e nel 27% dei casi viaggia con gli asintomatici. Rischiamo di poter essere contagiati da persone che stanno bene. Non dobbiamo vanificare i risultati ottenuti abbandonando la responsabilità nei comportamenti individuali o venendo meno a quelle scelte improntate alla massima prudenza che ci hanno portato fuori dalla situazione più difficile. Gli asintomatici contribuiscono a sostenere l’epidemia perché possono non essere facilmente identificati e isolati. Da questa osservazione deriva l’importanza fondamentale di rispettare i principi del distanziamento interpersonale e di indossare mascherine nei locali chiusi e anche all’aperto qualora non sia possibile evitare gli assembramenti”.

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