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Droga pagata col reddito di cittadinanza. Ma il reddito aiuta a trovare lavoro?

Un sistema di consegna a domicilio delle dosi durante il lockdown. In assenza di soldi alcuni clienti si sarebbero impegnati a pagare usando il reddito di cittadinanza. Ma questo aiuto a chi non ha lavoro funziona davvero? Lo abbiamo chiesto a chi lo percepiva: Fabio e Pasquale, che abbiamo conosciuto nel servizio di Gaetano Pecoraro 

Si sarebbero pagati la droga con il reddito di cittadinanza. È quanto emerge dall’operazione antidroga del comando provinciale di Avellino ribattezzata “Delivery”. 150 carabinieri hanno effettuato il blitz ieri mattina ad Avellino smantellando, secondo gli inquirenti, una rete di spacciatori che si sarebbe organizzata durante il lockdown consegnando dosi di cocaina, marijuana e hashish a domicilio. Sono state eseguite 19 misure cautelari per i reati di “detenzione, produzione e spaccio di sostanze stupefacenti” e estorsione.  Quando i clienti non riuscivano a pagare, gli spacciatori sarebbero infatti ricorsi alle minacce.

Dagli accertamenti è inoltre emerso che alcuni clienti, in mancanza di soldi, si sarebbero impegnati a pagare la dose non appena fosse arrivato il reddito di cittadinanza, che così sarebbe finito nelle tasche degli spacciatori.

Non è la prima volta che il reddito di cittadinanza finisce al centro delle polemiche. Poche settimane fa, come vi abbiamo raccontato, è uscita la notizia che i padri dei quattro giovani arrestati per l’omicidio di Willy Monteiro Duarte, avrebbero percepito il reddito di cittadinanza. La notizia ha fatto scalpore dal momento che i figli sui social sfoggiavano auto di lusso e vacanze in resort da 250 euro a notte. Il reddito di cittadinanza era finito anche nella vicenda della banda degli “spaccaossa”, un sistema di truffe alle assicurazioni, che vi abbiamo raccontato con Ismale La Vardera. E le polemiche hanno coinvolto anche il “padre” del reddito di cittadinanza, Pasquale Tridico, presidente dell’Istituto nazionale di previdenza sociale, per lo stipendio lievitato fino a 150mila euro l’anno, come vi abbiamo raccontato qui.

Insomma, che il reddito di cittadinanza faccia parlare di sé non è certo una novità. Ma una domanda rimane al centro: il reddito di cittadinanza serve veramente? Lo abbiamo chiesto a Fabio e Pasquale, che avete conosciuto nel servizio di Gaetano Pecoraro dell’ottobre 2019, che potete vedere qui sopra. Insieme a Francesca, questi giovani provenienti da parti diverse del nostro Paese, percepivano il reddito di cittadinanza, e ci avevano mostrato la loro voglia di trovare un lavoro. “Aspetto solo di essere messo alla prova”, ci aveva detto Fabio, 25enne diplomato in meccanica, che prendeva 500 euro al mese di reddito di cittadinanza. Mentre Pasquale, laureato in giurisprudenza, percepiva circa 800 euro.

Abbiamo contattato i tre ragazzi per capire come sono andate le cose dopo un anno dal nostro servizio e fare loro una domanda: il reddito di cittadinanza li ha aiutati? Non siamo riusciti a metterci in contatto con Francesca, mentre Pasquale ci ha raccontato di stare ancora percependo il reddito. “Ho provato qualche esperienza lavorativa ma non si è consolidata in un contratto stabile. Ora sto mandando tantissimi curriculum ovunque, nei supermercati, nei call center”, con la sua laurea di giurisprudenza in tasca. “Ma per ora nulla. Il prossimo mese non percepirò il reddito perché è previsto un mese di sospensione e per me sarà difficile”. I centri per l’impiego lo hanno aiutato? “No, non mi hanno mai contattato. Il reddito mi è utile perché è un aiuto economico concreto, soprattutto di questi tempi”.

E Fabio? “Io ho trovato lavoro una settimana fa nelle riparazioni di motori elettrici, che è il mio ambito”, ci racconta. Fabio non prende più il reddito, che per lui, ci dice, è stato un aiuto importante. “Quei 500 euro mi sono serviti perché con solo lo stipendio della mia fidanzata era difficile”. Un po’ meno sembra essere stato l’aiuto nel trovare lavoro. “Non ho trovato il mio attuale lavoro tramite i centri per l’impiego ma tramite dei miei amici”.

Quando leggono notizie come quella del reddito usato per la droga, Fabio e Pasquale provano rabbia. “Quando è uscito il reddito sapevo che alcuni ne avrebbero approfittato. Dovrebbero esserci più controlli”, dice Pasquale. “Purtroppo non sono belle notizie”, conclude Fabio, “fa rabbia sapere che certe persone usano in questo modo i soldi che ricevono”. 

 

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