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L'infettivologo Galli sul caso della Iena Politi: “I protocolli per la quarantena sono farlocchi” | VIDEO

Massimo Galli, infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano e una delle più importanti autorità italiane in materia, ha detto in tv: “La vicenda di Alessandro Politi dice che le indicazioni attuali sulla quarantena sono farlocche. Il protocollo non è più attuale”. La Iena oggi, 49 giorni dopo primi sintomi e tampone, è finalmente negativo al Covid-19. Ripetiamo la domanda dell’ultimo servizio: qualcuno potrà essere ritenuto responsabile di non aver aggiornato quei protocolli?

I protocolli per la quarantena da Covid? “Farlocchi”. Parola dell’autorevole infettivologo del Sacco di Milano Massimo Galli, intervenuto durante la trasmissione tv “Sono le Venti”, ai microfoni di Peter Gomez.

Una sentenza lapidaria la sua, che non fa che confermare i dubbi che da settimane avanziamo anche noi, dopo avervi fatto conoscere la storia del nostro collega Alessandro Politi, che potete vedere qui.

Alessandro, finalmente negativo ma dopo ben 49 giorni dal tampone e dall’inizio dei sintomi, dimostra che qualcosa non torna nelle indicazioni ufficiali dei protocolli per la quarantena.

L’infettivologo Massimo Galli, parlando anche del caso della Iena, non ha dubbi: “Questo è uno dei problemi ovvi che dobbiamo affrontare se vogliamo riaprire, perché questa indicazione dei 14 giorni di quarantena mi verrebbe da dire che è un’indicazione farlocca. Come si fa allo stato attuale delle conoscenze a dire a una persona che può uscire dopo 14 giorni non ha avuto sintomi? Il protocollo non è più attuale. Le indicazioni sono state fatte inizialmente dall’Oms e in conseguenza i vari comitati presenti in questo Paese, sulla base degli elementi di conoscenza che man mano c’erano. Ma questa ormai è diventata una soluzione francamente non più di garanzia. Abbiamo valutato oggi i risultati di un questionario che si chiama Epi-Covid e da lì deriva che almeno il 6% dei pazienti con tampone positivo che non sono stati ricoverati in ospedale sono completamente asintomatici. Questo è certamente un numero sottodimensionato rispetto al vero. Quindi abbiamo un grandissimo bisogno dei test”.

Seguendo la storia di Alessandro Politi, negativizzatosi dopo ben 49 giorni, abbiamo capito che il tempo necessario per liberarsi dal Covid-19 ed evitare di diffondere il contagio, può essere ben più lungo dell’ordinaria quarantena. Un tempo ben più lungo di quei 14 giorni dagli ultimi sintomi che gli stessi medici avevano indicato anche a Valentina, la fidanzata di Alessandro Politi, che ha avuto gli stessi sintomi della Iena ma che non ha potuto fare un tampone nonostante sia stata un contatto stretto di un malato di Covid-19, come potete vedere qui sopra anche nell’ultimo servizio di martedì scorso.

E la cosa ancora più strana, oltre all’indicazione di potersi ritenere guarita e in grado di poter uscire dopo la quarantena dei 14 giorni, è stata che, come sostenuto dall’Agenzia di tutela della salute della Lombardia, nessuno sapesse che lei convive con un malato.

Eppure l’Ats ha in carico tutti i casi di Covid-19: possibile che abbiano due liste, una con i malati e una con le persone in quarantena, che però non comunicano tra di loro? Se le cose stanno così, ci chiediamo anche: come fanno a fare la mappatura dei contagi? E quante persone infette possono uscire e inconsapevolmente infettarne altre? Ancora un’ultima domanda: chi dovrebbe aggiornare il protocollo ma non lo fa potrebbe essere considerato responsabile di un fatto colposo? È quello su cui lavorano nello studio legale Romanucci&Blandin di Chicago, negli Stati Uniti.

“Il nostro studio sta investigando per conto di quelle persone a cui è stato detto di non essere infetti quando invece potrebbero esserlo”, ci dice il socio dello studio Antonio Romanucci. “Stiamo pensando sia a cause individuali che a class action”.

In Italia le class action sono molto più complicate, ma cosa si potrebbe fare? “Non rivedere queste linee guida potrebbe essere un fatto colposo”, ci dice il professor Federico Tedeschini dell’università La Sapienza di Roma. “Un fatto colposo produttivo di responsabilità in capo alle amministrazioni che lo applicano a coloro che ne subiscono dei danni”.

Nel frattempo, mentre il Codacons sta già lavorando a un maxi esposto, le parole dell’infettivologo Massimo Galli non fanno che confermare i nostri dubbi. Dubbi che, come abbiamo visto, emergono dalla cronaca quotidiana, che ci riporta anche il caso dell'attaccante juventino Dybala, ancora positivo dal 21 marzo, dopo 4 tamponi. Un caso che, secondo alcuni esperti, confermerebbe l'ipotesi che nei più giovani e asintomatici il Covid possa essere meno letale ma resistere più a lungo, anche fino a 50 giorni. Noi di Iene.it abbiamo raccolto anche le storie di MassimoFausto, entrambi positivi dopo 45 giorni.

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