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Milano, femminicidio in quarantena: uccisa dal compagno che voleva lasciare

Alessandra Cità doveva ospitare per la quarantena il compagno dal quale si stava separando. Lui le ha sparato in testa con un fucile e si è costituito ai carabinieri di Cassano d’Adda. Mentre sale sempre di più allarme sulle violenze domestiche durante la convivenza forzata per la pandemia da Covid-19

La quarantena da coronavirus ha fatto un’altra vittima. Nulla a che fare con il Covid-19, parliamo purtroppo di un drammatico femminicidio avvenuto alle porte di Milano, a Trucazzano. La vittima si chiamava Alessandra Cità, aveva 47 anni e faceva l’autista dell’Atm, l’azienda di trasporto pubblico locale.

Da circa due settimane era stata costretta a convivere per la quarantena con il compagno che voleva lasciare. Lui, originario della Sicilia, lavorava a Bressanone (Bolzano). Antonio Vena, operaio con precedenti penali, era legato sentimentalmente alla vittima da 9 anni. Si è presentato nella caserma dei Carabinieri di Cassano d'Adda, confessando di averla uccisa sparandole alla testa con il fucile regolarmente detenuto in casa.

Nei giorni scorsi vi avevamo mostrato un video, condiviso nelle chat e sui social, nel quale una donna, che suonava il flauto dal terrazzo, veniva bruscamente aggredita da un uomo con cui viveva. Lo avevamo pubblicato per rilanciare l’attenzione sull’emergenza della violenza domestica, strettamente connessa alle convivenze forzate da quarantena. Per lo stesso motivo abbiamo diffuso le immagini di altre violenze subite da una donna da parte del suo convivente

L’emergenza sottolineata anche dal procuratore aggiunto di Milano Maria Letizia Mannella, che indagherà sull'omicidio di Alessandra e che aveva detto: “Possiamo dire che le convivenze forzate con i compagni, mariti e con i figli, in questo periodo, scoraggiano le donne dal telefonare o recarsi personalmente dalle forze dell’ordine”.

E avevamo parlato di questo allarme nelle interviste con la psichiatria Nicoletta Gosio e con lo psicoanalista Maurizio Montanari.

Ricordiamo infine che il numero gratuito da chiamare, in caso di bisogno, è il 1522, la help line per violenza e stalking. Altri numeri utili in caso sono, naturalmente, i carabinieri (112) e la polizia (113).

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