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Ex collaboratore “amico” dei boss: chiuse le indagini sulla deputata Occhionero

Giuseppina Occhionero, deputata di Italia Viva, è stata accusata di falso perché avrebbe consentito al suo ex assistente parlamentare Antonello Nicosia di entrare nelle carceri e favorire i boss mafiosi al 41 bis. Ora la Procura le notificherà la chiusura delle indagini. Una vicenda imbarazzante, di cui ci siamo occupati nel servizio di Ismaele La Vardera

In arrivo l’avviso di conclusione d'indagine, con l'accusa di falso, per la deputata di Italia Viva Giuseppina Occhionero. Vi avevamo raccontato di questo caso inquietante nel servizio di Ismaele La Vardera che potete rivedere qui sopra.

Per la Procura di Palermo la deputata avrebbe favorito il suo ex assistente parlamentare Antonello Nicosia nell’entrare all’interno delle carceri dove erano detenuti alcuni boss mafiosi al 41 bis che lui avrebbe poi agevolato nei loro affari. Lo stesso Nicosia (poi arrestato per mafia) sarebbe ora oggetto della contestazione anche del reato di falso, aggravato anche dall’ipotesi di favoreggiamento mafioso.  

Una vicenda i cui retroscena era stata raccontata dalla Iena Ismaele La Vardera. Nicosia, approfittando del suo ruolo di assistente della deputata Occhionero, avrebbe addirittura progettato con i boss intimidazioni e omicidi. La Occhionero, prima di ricevere l’avviso di garanzia, aveva spiegato ai giudici di aver conosciuto Nicosia tramite i Radicali italiani. In particolare l’uomo, che si è scoperto essere stato anche condannato in via definitiva a 10 anni per traffico di stupefacenti, avrebbe progettato con il boss Accursio Dimino estorsioni, l’omicidio di un imprenditore di Sciacca. 

Si è poi scoperto anche un altro dettaglio inquietante del rapporto di lavoro tra Antonello Nicosia e la deputata Occhionero: l’uomo avrebbe percepito uno “stipendio” ufficiale di appena 50 euro al mese, a fronte di una quota di 3mila euro stanziata per i collaboratori dei parlamentari. La deputata Giuseppina Occhionero, ascoltata in commissione Antimafia sul ruolo del suo ex assistente parlamentare, dopo avere chiesto che il suo intervento fosse secretato, aveva aggiunto: “Se sono qui è perché da parte mia c'è la massima disponibilità a collaborare con voi”.  Quando Ismaele La Vardera era stato a chiedere spiegazioni alla deputata, era stato aggredito a colpi di scopa dal padre della donna, che poi si era scusata pubblicamente del gesto.

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