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Rogo Thyssen del 2007: in carcere ma solo di notte un manager tedesco | VIDEO

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Ha passato la prima notte in carcere in Germania uno dei due manager tedeschi, condannati in Italia per la morte di 7 operai a Torino 12 anni fa. Di giorno però, vista la semilibertà, tornerà libero tra il lusso e il lavoro abituali

È entrato per la prima volta in carcere nella notte in Germania uno dei due manager della ThyssenKrupp, 12 anni e mezzo dopo la strage di 7 operai in Italia per cui sono stati condannati. Lo ha reso noto Radio Colonia, che ha avuto la notizia dalla procura generale di Essen, senza far sapere se si tratta di Harald Espenhahn, ex amministratore delegato dello stabilimento di Torino, o di Gerald Priegnitz, ex dirigente finanziario della sede. Per l’altro dovrebbe essere questione di giorni, entro comunque il 15 luglio. Di giorno torneranno comunque liberi tra lusso e lavoro consueti.

Nell’impianto siderurgico di Torino di proprietà del colosso tedesco nella notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007 morirono in un rogo dovuto a gravi carenze della sicurezza 7 operai, in uno degli incidenti sul lavoro più gravi della storia d’Italia contemporanea. I 5 dirigenti italiani condannati per questo si sono presentati per scontare le loro pene. Al momento della sentenza definitiva i tedeschi Espenhahn e Priegnitz, condannati in Italia rispettivamente a 9 anni e 8 mesi e a 6 anni e 3 mesi si sono rifugiati in Germania, restando finora tranquillamente a piede libero.

Noi delle Iene abbiamo rintracciato entrambi con Alessandro Politi, in due servizi (sopra trovate il secondo e cliccando qui il primo). Li abbiamo trovati in entrambi i casi a fare jogging. La Iena gli ha semplicemente chiesto quello che le famiglie delle vittime volevano sapere: “Quando sconterà la sua pena?”. Da loro però non abbiamo avuto alcun segnale di pentimento, solo Gerald Priegnitz, profetico, ci ha detto: “La giustizia tedesca si farà viva”. Ora è successo: devono scontare in Germania 5 anni di carcere, il massimo previsto dall’ordinamento tedesco per il reato di omicidio colposo. Per entrambi la pena verrà scontata però in regime di semilibertà e di giorno continueranno a lavorare per la Thyssen.

I due manager, come racconta oggi La Stampa in un reportage da Essen, hanno continuato in questi anni a vivere tra villette, campi da padel, security, lusso e appunto l’amato jogging. “Mio marito non vuole parlare. Ci hanno detto di fare così”, è l’unica cosa che dice dalla porta di casa la moglie di Espenhahn. “E noi, in tutti questi anni, abbiamo obbedito”.

“È una beffa”, ci ha detto con rabbia in un video inviato a Iene.it Antonio Boccuzzi l’unico sopravvissuto a quella strage parlandoci di questo regime di semilibertà. Anche perché qualche giorno prima il procuratore generale di Torino Francesco Enrico Saluzzo aveva annunciato che Eurojust (l’organismo di coordinamento delle magistrature europee) aveva detto che la semilibertà si sarebbe potuta valutare solo dopo che i due condannati avessero scontato almeno la metà dei 5 anni di condanna in Germania.

“Io nella mia testa, giorno e notte, le sento ancora le urla di mio figlio Giuseppe, che dice che non vuole morire” ci aveva raccontato Rosina De Masi, madre uno dei 7 operai morti, che ha appena incontrato il premier Conte e ministro della Giustizia Alfonso Bonafede per chiedere un intervento dello Stato italiano sul caso.

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