Con Giulio Golia vi raccontiamo la storia di Monsef El Mkhayar, il più giovane combattente italiano partito al fianco dell’Isis. Un ventenne che nel 2015 lascia Milano in compagnia dell’amico Tarik e arriva nello Stato islamico, per combattere i “miscredenti”. Ora, dopo quattro anni tra i tagliagole dell’Isis che ha appena perso l’ultima roccaforte siriana di Baghuz, si è consegnato chiedendo di poter ritornare a casa.
Giulio Golia parla con la cugina di Monsef, con cui il ragazzo è cresciuto, e con la comunità per minori non accompagnati Kairos nella quale è stato per diversi anni. Tutti raccontano di un giovane fragile ma buono, che a un certo punto ha iniziato a perdersi. Una svolta che inizia dopo l’esperienza del carcere, a seguito di una condanna per spaccio. Il giovane Monsef esce da San Vittore completamente cambiato, come musulmano strettamente osservante e radicalizzato. Il radicalismo lo avvicina ai cattivi maestri dell’Isis, con i quali è entrato probabilmente in contatto via internet.
Monsef a 20 anni parte per combattere con lo Stato Islamico nel 2015 e da lì continua a mandare messaggi a familiari e amici per convincerli a comportarsi da buoni musulmani e venire in Siria per combattere gli infedeli. Solo la nascita di due bambine, avute da una 15enne che lo Stato islamico gli dà in sposa, inizia a cambiare qualcosa in lui. Poche settimane fa, infatti, il giovane marocchino si consegna alle forze siriane democratiche, dicendosi pentito e chiedendo di poter tornare in Italia.