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Sigaretta elettronica, ecco chi c'è dietro le critiche. Gli aggiornamenti di Iene.it

Un mare di polemiche dopo il nostro servizio dei presunti effetti collaterali sulla sigaretta elettronica, così siamo andati a vedere da dove partissero. Qui tutti gli aggiornamenti dopo i nostri servizi a cura di Giulia Innocenzi 

SIGARETTA ELETTRONICA: “IENE DI PARTE” E SBUCA LA FOTO DELLO SVAPO!

Un sacco di polemiche sono scoppiate dopo il nostro servizio sulla sigaretta elettronica. Tutto è iniziato con il viaggio di Alessandro Politi in America per verificare se la notizia del primo morto per sigaretta elettronica fosse una fake news. Siamo andati al Medical center dell’università di Chicago, dove Jeffrey Sure è in coma lottando tra la vita e la morte. La causa della sua brutta infezione polmonare, come ci ha spiegato la madre, sarebbe legata proprio all’utilizzo della sigaretta elettronica. Il CDC, il più grande organismo di controllo sulla sanità pubblica americana, dice che i casi di morte connessi alla sigaretta elettronica negli Stati Uniti sarebbero 18. Non appena è andato in onda il servizio, su Facebook siamo stati inondati di critiche. Così ci siamo fatti una domanda: chi c’è dietro alle critiche? Per esempio un utente ha scritto: “Se volevate demolire un settore avete dato la mazzata finale. Pagano bene le multinazionali eh”. Poi siamo andati sul suo profilo e abbiamo scoperto che ha lavorato per un marchio di sigarette elettroniche! E non è il solo: “Dispiace che anche Le Iene ormai facciano servizi a favore delle lobby”, ci ha scritto un altro utente. Ma anche lui sembra lavorare in un negozio di sigarette elettroniche! Insomma, non proprio opinioni imparziali. E non erano le sole. Ma avevano tutte qualcosa in comune: venivano da chi lavora per il mondo delle sigarette elettroniche. Noi continueremo a indagare basandoci soltanto sui dati dei più autorevoli organismi della salute. In Italia a oggi non ci sono evidenze di persone ammalate per la sigaretta elettronica, ma se siete a conoscenza di qualcuno scriveteci a redazioneiene@mediaset.it.

 

DON EURO A PROCESSO, L'ESCORT PARLA DEI FESTINI GAY

Abbiamo conosciuto don Euro nel servizio di Nina Palmieri. L’ex parroco si era meritato questo soprannome per il suo stile di vita decisamente sopra le righe. “Tutto quello che poteva dare nell’occhio come lussuoso, lui amava spenderlo”, ci aveva raccontato un escort, che si faceva chiamare Angelo. Come faceva a saperlo? Perché tra i suoi clienti, racconta il ragazzo, avrebbe avuto proprio don Euro, il cui vero nome è Luca Morini. Ad Angelo però don Euro avrebbe detto di essere un giudice e pure molto ricco. E quando l’escort ha scoperto che il giudice è in realtà un parroco, gli è venuto qualche dubbio: “non mi risulta che un prete abbia la possibilità di spendere tanti soldi in viaggi, ristoranti di lusso, cocaina, escort”. Così Nina Palmieri è andata a chiedere direttamente a Luca Morini da dove venissero quei soldi. “I soldi sono miei della famiglia. Di quella miseria di famiglia che c’era”, si è difeso l’ex prete. Ma ora per lui in Tribunale i guai si fanno grossi: è accusato di estorsione, truffa, sostituzione di persona e detenzione di sostanze stupefacenti. Magari è la volta buona per scoprire anche da dove venivano tutti quei soldi.

 

CLIMA: IL SOTTOSEGRETARIO VA DAL PICCOLO POTITO!

Il piccolo Potito ha ricevuto una visita molto gradita. Tutti i giornali hanno parlato delle sue battaglie in difesa dell’ambiente tanto che si è conquistato il soprannome di "Greta Thunberg del foggiano"! L’abbiamo intervistato e la metafora che ha usato per descrivere quello che stiamo facendo al pianeta ci ha lasciato senza parole: "la terra è come una mamma, non si è mai visto che un bambino avveleni sua madre". Così Potito è diventato Iena per un giorno e ha portato le domande dei suoi coetanei al ministro dell’Ambiente Sergio Costa. Nonostante l’emozione Potito è andato alla grande e qualche giorno dopo ha persino ricevuto la visita a scuola del sottosegretario all’Istruzione. Ma per Potito la cosa più bella che gli è successa in questi giorni è un’altra: dei ragazzi gli hanno fatto i complimenti. Il suo messaggio è arrivato non solo agli adulti ma anche ai giovani!

 

I SOLDI PER TAPPARE LE BUCHE DI ROMA VENGONO DAVVERO USATI COME DOVREBBERO?

La procura di Roma avrebbe aperto un’inchiesta perché i soldi per tappare le buche non verrebbero usati come dovrebbero. Ma sono state proprio quelle buche a causare la morte di Elena Aubry. La ragazza aveva solo 25 anni quando ha perso la vita a bordo della sua moto in una strada che collega Roma con Ostia. Cristiano Pasca ha ripercorso con la madre di Elena la dinamica dell’incidente. “Prendendo dei contraccolpi il sellino le ha fatto perdere il controllo”. Il 50% degli incassi delle multe dovrebbe finanziare la manutenzione e la sicurezza stradale. Ma ora la procura di Roma sta indagando perché sembra che invece di tappare le buche i soldi vengano buttati in cibo e mobili.

 

 

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