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Abusi edilizi: ruspe in arrivo per la famiglia Di Maio (ma Salvini non c'entra)

Emessa ordinanza di abbattimento entro 90 giorni per tre dei quattro fabbricati di Antonio Di Maio, che abbiamo mostrato al figlio, il vicepremier Luigi durante l’inchiesta di Filippo Roma e Marco Occhipinti

La battuta è inevitabile. Le ruspe, simbolo politico del vicepremier e segretario della Lega Matteo Salvini, puntano le proprietà di Antonio Di Maio, padre dell’altro vicepremier e capo politico del M5S, Luigi, in un periodo tra l’altro di tensioni tra leghisti e Cinque Stelle nel governo.  

Salvini però non c’entra. È stato il comune di Mariglianella (Napoli) a emettere l’ordinanza di abbattimento per tre dei quattro fabbricati di proprietà di Antonio Di Maio (assieme alla sorella), che vi abbiamo fatto vedere in esclusiva e abbiamo mostrato anche al figlio Luigi nel terzo servizio dell’inchiesta di Filippo Roma e Marco Occhipinti sull’azienda di famiglia.

L'ufficio tecnico del comune ha dato 90 giorni di tempo per procedere all’abbattimento, rigettando parte delle controdeduzioni presentate da Antonio Di Maio e giudicando che solo uno dei fabbricati risalga a prima del 1967, quando è entrata in vigore la legge sull'edilizia.

Nelle sue controdeduzioni il padre del vicepremier ha ammesso l'abuso edilizio sulla famosa stalla poi resa abitabile (una villetta con patio che Luigi Di Maio ricordava appunto solo come "una stalla", mentre la foto del 2013 che vedete qui sopra lo ritrae in piscina davanti all’edificio), mentre sosteneva che gli altri tre manufatti fossero stati realizzati prima del 1967.

Antonio Di Maio è stato intanto indagato per “deposito incontrollato di rifiuti” in una parte di queste sue proprietà a Mariglianella (Napoli) dove sono stati trovati “scarti edili, residui ferrosi e pezzi di igienici”, mentre Il ministro del Lavoro Luigi Di Maio ha sciolto l’azienda di famiglia, l’Ardima srl, di cui era proprietario con la sorella dal 2014.

Nel nostro primo servizio siamo partiti dalla testimonianza di un uomo, Salvatore Pizzo, che ha lavorato in nero nella ditta del padre di Luigi Di Maio.  

Luigi Di Maio ha poi confermato la notizia: “Solo lui”, però. Le Iene, nel secondo servizio sul caso, hanno scoperto invece che non si trattava di un caso isolato, ma che ci sarebbero stati altri tre lavoratori pagati in nero: Mimmo, Giovanni e Stefano. Sarebbero stati impiegati in nero nel periodo tra il 2008 e il 2010, anche loro come Pizzo prima che nel 2014 Luigi Di Maio entrasse nell’assetto proprietario dell’azienda.

L’impresa edile che da trent’anni porta avanti il padre di Luigi, Antonio, infatti, prima era intestata alla madre Paolina Esposito, poi è confluita nell’Ardima srl, di proprietà dal 2014 al 50% del ministro e della sorella Rosalba fino al recente scioglimento.

Nel terzo appuntamento con l’inchiesta vi abbiamo fatto vedere e mostrato poi anche a Luigi Di Maio le immagini in esclusiva di terreni e costruzioni abusive di proprietà del padre del vicepremier.

Qui sotto potete trovare tutti i servizi e gli articoli che abbiamo dedicato al caso.

L'inchiesta de Le Iene sull'azienda di famiglia di Di Maio

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