Filippo Roma: “'Sequestrati' nell'ambasciata della Costa d'Avorio” | VIDEO
Le Iene erano andate a chiedere spiegazioni su un debito di oltre 70mila euro di tassa sui rifiuti non pagata, ma sono state trattenute per oltre tre ore al’interno dell’ambasciata della Costa d’Avorio. “Ci hanno liberato i carabinieri, sono state ore di grande tensione”
Trattenuti per oltre due ore nell’ambasciata della Costa d’Avorio, dopo aver rischiato un grave incidente diplomatico. È l’esito rocambolesco della nuova inchiesta di Filippo Roma e Marco Occhipinti sul caso dei debiti accumulati dagli enti pubblici per la tassa sui rifiuti.
Dopo essere andati, nella scorsa puntata, dai nostri ministri morosi, volevamo chiedere spiegazioni sul perché l’ambasciata della Costa d’Avorio non aveva pagato 72.426 euro di tassa sui rifiuti, come risultava da una tabella che qualche giorno fa ci ha mandato il portavoce della sindaca Virginia Raggi.
Prima della rappresentanza diplomatica ivoriana, vestiti da netturbini e con un berretto con su scritto Ama Le Iene, avevamo visitato altre ambasciate morose, che hanno accumulato un debito complessivo per oltre due milioni di euro. Come quella della Turchia, al terzo posto di questa classifica negativa, con 117.034 euro di tari non pagata. “Dovete dare un sacco di soldi di tassa sui rifiuti”, spiega Filippo Roma ad alcuni membri del personale, che però dicono di non parlare la nostra lingua. Proviamo a ripetergli il concetto in inglese, ma non riceviamo alcuna risposta, anzi sembrano parecchio infastiditi dalle domande di Filippo.
Proviamo con l’ambasciata della repubblica araba d’Egitto presso la Santa Sede, al secondo posto con un debito di 198.267 euro. “Voi dovete pagare la tassa sui rifiuti”, spiega Filippo Roma. L’impiegato, dopo averci detto che occorre il permesso per parlare con l’ambasciatore, con un po’ di concitazione ci fa accomodare all’uscita. Facciamo un ultimo tentativo, con l’ambasciata del Camerun, che guida la classifica dei debitori: 262.700 euro di Tari arretrata.
Gli portiamo indietro un po’ di monnezza, che troviamo presso i secchioni vicini alla loro sede, come promemoria per la tassa non pagata, e come premio per aver vinto il campionato del mondo dei morosi. Anche qui bocche cucite: ”Scusi, questa è un’Ambasciata e ha fatto un’invasione di un paese…”. Ma è con la Costa d’Avorio che la situazione precipita. Racconta Filippo Roma: “Sono arrivati in quattro e hanno tentato di strapparci i nostri telefoni, volevano arrestarci. Eravamo in un corridoio stretto dell’ambasciata, ci hanno circondato in quattro o cinque, nerboruti, ci hanno messo le mani addosso e ci hanno sottratto telecamera e microfono”. I carabinieri poi sono stati bravissimi a far calmare la situazione”.
Volevamo chiedere perché l’ambasciata ivoriana non avesse pagato il suo debito con Ama, 72.426 euro. Ma non l’hanno presa proprio benissimo e hanno trattenuto la iena Filippo Roma e il suo operatore Fabrizio Arioli per oltre tre ore. Tre ore di tensione, dopo che il personale della sicurezza ha sequestrato telecamera, microfoni e schede, minacciando di non farli più uscire fino a che non avessero consegnato anche i loro telefoni personali.
La situazione si sblocca poi per l’intervento, provvidenziale, degli uomini del comando dei carabinieri Roma centro, come racconta ancora Filippo Roma: “Sono stati molto bravi, con grande abilità e diplomazia sono riusciti a entrare. Hanno fatto un po’ una forzatura perché non potevano entrare armati dentro l’ambasciata, che è territorio della Costa d’Avorio. Una volta dentro hanno avviato una lunghissima trattativa con i vertici dell’ambasciata, capitanata dal comandante Valletta, della compagnia Roma centro. In ambasciata erano parecchio incazzati con me e Fabrizio: considera che prima che arrivassero i carabinieri ci avevano detto ‘siete entrati in un altro stato, avete commesso un reato violando la privacy e ora vi ammanettiamo’. Ci volevano arrestare, poi hanno cominciato a metterci le mani addosso perché volevano portarci via anche i nostri telefoni personali. Un poliziotto ivoriano mi ha messo le mani addosso e dopo una colluttazione ho salvato il mio telefono. A un certo punto ci hanno detto che saremmo usciti di lì solo se avessimo consegnato i nostri cellulari”.
Sulla questione del debito della Tari, gli ivoriani spiegano di aver saldato il debito, anche se non hanno mostrato i bollettini pagati.
Dopo la “liberazione”, Filippo Roma e il suo operatore sono stati condotti nel comando dei carabinieri di Roma centro, dove è stato notificato il sequestro dei materiali, telefoni cellulari compresi, con tutto il girato registrato nelle altre ambasciate morose (tra cui Svezia, Stati Uniti presso la Santa Sede, Sudan e Senegal). Materiale che speriamo di potervi mostrare non appena arriverà la decisione del magistrato che lo ha acquisito.