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Morte di Raciti, Speziale uscito dal carcere: “Ho fatto resistenza, non omicidio” | VIDEO

Dopo avere scontato la condanna definitiva a 8 anni e 8 mesi per la morte dell’ispettore capo di polizia Filippo Raciti, Antonino Speziale esce dal carcere. Ismaele La Vardera, che ci ha raccontato i mille dubbi nella ricostruzione ufficiale di quella morte, lo riaccompagna a casa. “Ho avuto la coscienza sempre pulita, io ho fatto resistenza, non omicidio”.

“Non mi sembra neanche vero. La prima cosa che farò è abbracciare la mia famiglia, la cosa più bella che c’è, la mamma, il papà… Di Catania mi manca tutto, mi manca la vita… Avevo 17 anni… Adesso sono un uomo finalmente libero”.

Sono queste le primissime parole di Antonino Speziale, l’ultras condannato in via definitiva per l'omicidio dell'ispettore capo di polizia Filippo Raciti, appena uscito dal carcere di Messina dopo aver finito di scontare la pena. Il nostro Ismaele La Vardera lo ha riaccompagnato a casa e nel tragitto l’uomo si è lasciato andare ad alcune chiacchiere liberatorie.

Della vicenda giudiziaria dice: “Se tu vai ad analizzare i servizi ci sono tanti errori giudiziari, la mia innocenza si noterà”. Speziale continua ad affermare di essere innocente, di non avere ucciso l’ispettore Raciti e a proposito di quel famoso sottolavello di cui vi abbiamo parlato, che secondo il processo sarebbe l’arma del delitto, dice: “mi sono venuti a prendere per una semplice resistenza, l’omicidio me l’hanno imputato dopo, quando eravamo in caserma. Io avuto il contatto con le guardie, ho fatto resistenza, non l’omicidio... Sono stato sempre tranquillo, ho avuto la coscienza sempre pulita”.

Prima di incontrare i genitori, dopo 8 anni di prigione, dice alla Iena: “La famiglia è il punto centrale, l’affronti in maniera diversa, la vita. È difficile, perché la vita è strana, là dentro sei dimenticato…”.

Ismaele La Vardera e Antonino Speziale arrivano nel quartiere del giovane e per lui è un tripudio, tra applausi dai balconi e abbracci per la strada. Di queste persone Speziale dice: “Hanno creduto sin dall’inizio alla mia innocenza, ma non perché mi conoscevano. Molte cose erano molto evidenti. Anche grazie a voi de Le Iene sto avendo la possibilità di far capire. Ribadisco la mia innocenza fino alla morte, perché è il Padreterno che deve giudicare, non siamo noi a farlo”.

E finalmente arriva il lungo abbraccio con la madre, in un pianto liberatorio: “Devi essere contenta ora. Sto tornando di nuovo a essere bambino, devo ricominciare a vedere il mondo...”.

Una parola anche per il povero ispettore Filippo Raciti, che a differenza sua non potrà più tornare a casa: “Nessuno augurerebbe a un altro di crescere senza il proprio padre e alla moglie di farlo senza un marito. Non si può morire per una partita di calcio ma chi sa, dal primo momento, doveva parlare”.

Con Ismaele La Vardera abbiamo approfondito cosa accadde negli scontri seguiti al derby Catania-Palermo del 2 febbraio 2007, in cui perse la vita Filippo Raciti.

Dopo i nostri servizi su questa tragica vicenda, la procura di Catania ha aperto un nuovo fascicolo sulla morte dell'ispettore capo e Ismaele La Vardera è stato sentito in Procura.

Al centro degli approfondimenti ci sono anche le ultimissime importanti testimonianze che potrebbero dare una possibile lettura diversa al tragico episodio in cui è morto l'ispettore capo: e se la causa della morte non fosse stato il colpo di un sottolavello in lamiera? 

Qui sotto potete vedere tutti i servizi dedicati alla vicenda di Filippo Raciti. 

Il caso dell'omicidio dell'ispettore Raciti

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