Nella prima parte di questo speciale abbiamo parlato di chi sono i sei indagati per false informazioni al pm, nella seconda della pista dei festini gay, nella terza di una clamorosa testimonianza inedita, nella quarta del bivio tra due piste: droga o sesso? E nella quinta del presunto responsabile dell’assassino (in fondo vi riproponiamo tutte e cinque queste parti).
L’ombra della pedofilia a Goro, il borgo della provincia di Ferrara, dove è stato barbaramente ucciso Willy Branchi 30 anni fa? È quanto racconta una nuova fonte ad Antonino Monteleone e Riccardo Spagnoli.
“A Goro non si ha idea di quanti ragazzi abusati ci siano stati”, sostiene l’uomo che preferisce rimanere anonimo. “Nelle campagne ci sono delle case abbandonate e lì facevano le loro schifezze. E nessuno vedeva”. Secondo lui, Willy era finito in questo giro: “Tutti sanno, ma nessuno vuole parlare come fosse un omicidio di mafia”.
Un’ulteriore conferma in generale dei festini gay arriva da Enea, un pescatore del posto di cui si era invaghito ai tempi Carlo Selvatico. “Io non sono gay, ma una sera mi sono fatto fare un bocchino da lui seduto in macchina”, ci rivela. “A quell’epoca era una cosa normalissima, dai 30 ai 50 anni sono stati tutti sbocchinati”.
Questi comportamenti erano riconducibili a una cerchia ristretta di persone che aveva in comune anche un’altra cosa. Tutti frequentavano la pizzeria Biolcati, un locale del paese. “Tutto si svolgeva lì. Le partenze, gli incontri”, ricorda il pescatore Enea. “Qui se qualcuno parla diventa un macello per tutti”.
Intanto c’è appena stata una svolta inaspettata che dopo 31 anni riaccende le speranze della famiglia Branchi. “Una o più persone sono indagate per omicidio”, annuncia Luca, il fratello di Willy. “Forse questa volta ci siamo”.
Guarda qui sotto le altre cinque parti di questo speciale.