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News | di Simone Carcano e Beatrice Pratellesi |

Nel bosco della droga con il sindaco anti-spaccio: “A Salvini chiedo l'esercito” | VIDEO

Siamo entrati nel bosco della droga nel Parco delle Groane documentando la vita di spacciatori e tossici che arrivano in treno per drogarsi in un blitz con il sindaco di Ceriano Laghetto e le forze dell'ordine 

Un polmone verde di oltre 8mila ettari. Diventato negli ultimi anni terra di spacciatori e tossicodipendenti. A fiorire nel parco delle Groane fra Milano e Monza è lo spaccio di droga con un giro d’affari stimato di oltre 5 milioni di euro all’anno. I cittadini, ormai esasperati, attraverso Le Iene vogliono lanciare il loro ennesimo appello. Rivolto anche a Matteo Salvini, affinché il ministro dell’Interno possa risolvere la questione.

Siamo a Ceriano Laghetto, uno dei trenta comuni all'interno dei confini del parco delle Groane. Al fianco del bosco corre la linea ferroviaria Saronno-Albairate. Ogni 30 minuti un treno della S9 collega il parco al centro di Milano. E così il treno è diventato il mezzo utilizzato da tossici e spacciatori che arrivano da ogni parte della Lombardia per comprare o vendere la droga. Troppo spesso si registrano aggressioni e furti a bordo delle vetture. Nel mirino dei tossici finiscono soprattutto donne e studenti. Qualsiasi oggetto è utile per comprare una dose. Cocaina, eroina, marijuana ma anche le ultime sintetiche. Nel bosco della droga, c’è ampia scelta e lo spaccio è take-away.

Raggiungiamo il sit-in di cittadini e amministrazione comunale arrivando dalla stazione ferroviaria. Lungo le banchine e il sottopasso il via vai di persone è continuo. Nonostante sia metà pomeriggio, in una zona abbracciata da una parte da un’area industriale e dall’altra dal bosco. C’è chi ci scruta da lontano, chi ci segue con gli occhi. Chi cammina nervosamente avanti e indietro. Dalla banchina della stazione accediamo alla pista ciclabile da cui si diramano i sentieri che entrano nella boscaglia. Un tempo qui era la terra dei cercatori di funghi. Oggi chi li percorre è alla ricerca di droga. “Questo fenomeno si verifica da sei anni: dal 2012 la linea ferroviaria è stata riattivata e sono arrivati i tossici e gli spacciatori”. A dirlo è il primo cittadino di Ceriano Laghetto Dante Cattaneo (Lega), che per la sua battaglia si è guadagnato l'appellativo di "sindaco anti-spaccio”.

Nonostante l'impegno, però, i cittadini sono costretti a vivere in una piazza di spaccio a cielo aperto e con la paura di essere aggrediti: in passato ci sono stati regolamenti di conti tra spacciatori uccisi a colpi di pistola. Ad attenderci c’è il gruppo di cittadini e volontari che più volte a settimana si impegna a ripulire il sottobosco dai resti dell’attività di spaccio. Il loro lavoro è prezioso e costante, ce ne accorgiamo già dopo pochi passi lungo uno dei tanti sentieri che si addentra sotto le piante (come potete vedere nel video qui sopra). Incappiamo in diverse siringhe, pezzi di carta stagnola e fazzoletti insanguinati.

Sfoglia nella gallery qui sotto le foto

Nel bosco della droga con il sindaco anti-spaccio

 
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Ogni sentiero porta a una piazza di spaccio. Un’area circolare con al centro un tronco su cui lo spacciatore aspetta i tossici per la vendita delle dosi. Ci imbattiamo in una di queste, ma al nostro arrivo non troviamo nessuno. La nostra presenza li ha messi in fuga già dal loro arrivo in stazione. Un cambio di programma per i tossici, costretti a fare un giro più largo per acquistare la dose. Nella piazza di spaccio troviamo siringhe sporche di sangue e cucchiaini anneriti utilizzati per sciogliere la droga. Su un tronco c’è anche una bottiglietta d’acqua coperta con un tappo di stagnola. “E’ un segnale del consumo per inalazione. Pochi minuti fa qui c’era qualcuno che noi abbiamo disturbato, perché la droga viene acquistata e subito assunta dai pusher”, racconta il sindaco. Continuiamo il nostro viaggio nel bosco della droga e ci imbattiamo in quello che è uno delle centinaia di zombie che ogni giorno arriva qui per una dose. Con noi ci sono anche le forze dell’ordine, e durante l’identificazione riusciamo a strappargli qualche parola. Fatica a reggersi in piedi: “Mi sono perso nel bosco, ero qui per cercare la piazza di spaccio”. Dice di avere precedenti per furto e rapina. “Sto seguendo un percorso di inserimento del SerT”, ma nonostante ciò continua a cadere nella rete della droga. Gli agenti lo accompagnano all’uscita del bosco.

Noi proseguiamo lungo il sentiero, e dopo pochi passi da un cespuglio salta fuori un ragazzo. Urla e bestemmia. E’ uno spacciatore disturbato dalla nostra presenza. Salta su una bici e impreca. “Io devo fare il mio lavoro e anche il suo”, urla. Ce l’ha con il palo: ogni spacciatore ha una persona che deve avvertirlo quando ci sono estranei in avvicinamento. Il suo palo questa volta non ha fatto il suo dovere di sentinella.

Raggiungiamo l’altro capo del bosco dove corre un’altra pista ciclabile e in mezzo c’è una provinciale. Sotto la strada si diramano tunnel e cunicoli. “Queste sono le vie di fuga degli spacciatori, da qua riescono a scappare qualora dovessero arrivare le forze dell’ordine”, spiega il sindaco Cattaneo. Qui periodicamente vengono organizzati blitz per arrestare spacciatori e allontanare i tossici, ma dopo poche ore tutto torna a quella che da sette anni sembra diventata la normalità. E proprio per presidiare il territorio dall’inizio dell’estate il consiglio comunale si riunisce nella stazione dello spaccio e dal mese di agosto il sindaco ha trasferito la sua scrivania nel bosco della droga. Assieme a lui c'è anche un'assistente sociale del Comune che ha ascoltato i tossici, anche perché questa piaga non può risolversi solo in maniera repressiva. “I governi non ci hanno ascoltato e lo stesso appello lanciato al prefetto è valido anche per il ministro dell’Interno Matteo Salvini”, sottolinea Cattaneo. “Chiediamo la presenza fissa dell’esercito all’interno del bosco come deterrente alla microcriminalità”. 

Anche la Iena Cizco si è avventurato in un bosco della droga come documentato nel servizio dello scorso 1 novembre 2016. Lui si è confuso tra pusher e tossici in quello che è stato ribattezzato come “boschetto di Rogoredo” alla periferia est di Milano. Periodicamente le forze dell’ordine compiono blitz per riportare ordine e sicurezza, e negli scorsi mesi si era valutata anche l’ipotesi di tagliare gli alberi nel tentativo di ridimensionare il fenomeno dello spaccio. 

Guarda qui sotto il servizio completo di Cizco nel boschetto della droga di Rogoredo a Milano e i nostri articoli nella storia dedicata.

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I boschetti della droga di Milano

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