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Omicidio Willy Branchi: la lettera anonima e la scritta "assassino" su una lapide

Nuovi misteri attorno all’omicidio di Willy Branchi, di cui ci siamo occupati con più servizi e uno speciale. Una lettera anonima accende nuovi interrogativi sulla morte del ragazzo ucciso 30 anni fa a Goro nel Ferrarese. I suoi abiti mai ritrovati, sostiene il mittente, sarebbero nascosti in una tomba. In quello stesso cimitero intanto è comparsa per qualche ora la scritta “assassino” sulla lapide di uno dei presunti omicidi

Assassino”. È la scritta comparsa per qualche ora su una lapide del cimitero di Goro, il paese in provincia di Ferrara dove è stato ucciso Willy Branchi. Non abbiamo la certezza che sia riconducibile all’omicidio del ragazzo avvenuto la notte del 30 settembre 1988, ma lì riposano i resti di un uomo che alcuni considerano uno dei suoi possibili assassini. Noi de Le Iene abbiamo raccontato la sua storia e i segreti inconfessabili del paese in cui viveva Willy nello Speciale di Antonino Monteleone e Riccardo Spagnoli che vi riproponiamo qui sopra.

Dopo la nostra replica dello scorso agosto, il giornalista de Il Resto del Carlino Nicola Bianchi, che ha collaborato con noi per ricostruire questa vicenda, ha ricevuto una lettera anonima. “Qualche giorno dopo la morte di Willy, morì una signora i vestiti mai trovati del ragazzo vennero sepolti nella bara di questa donna. Questo è quello che posso dire”, scrive a mano in tredici righe su un foglio bianco un residente di Goro. La lettera anonima firmata con “un amico” è stata lasciata nella casella della posta di Bianchi. Da quel ritrovamento avvenuto a poche ore dalla messa in onda del nostro Speciale sono passati quasi tre mesi. Il tempo necessario per fare tutti gli accertamenti del caso e mettere la missiva agli atti della Procura che ora sta lavorando per risalire all’autore. La donna deceduta “dovrebbe avere avuto un grado di parentela” con persone finite al centro dell’inchiesta sull’omicidio (ma mai indagate), scrive l’anonimo nella lettera.

Non sarebbero però seguiti accertamenti nella bara della defunta. Ma nel cimitero di Goro è avvenuto appunto un altro fatto tutto da chiarire. Qualcuno ha scritto su una lapide la scritta: “assassino”. Qualche ora prima di essere ucciso Willy si sarebbe trovato all’interno di un bar del paese. In quest’occasione sarebbe stato infastidito da un anziano che girava in bicicletta fuori dal locale, lo stesso indicato dai protagonisti di questa storia come il suo presunto omicida. Sulla sua lapide è stata trovata la macabra scritta.

Al momento sono due i nomi iscritti nel registro degli indagati per omicidio volontario. Si tratta di due fratelli residenti a Goro, come ci ha rivelato Luca Branchi, il fratello di Willy. A breve saranno ascoltati con una serie di vecchi e nuovi testimoni.

Intanto è stato chiuso il fascicolo per calunnia che vede indagato don Tiziano Bruscagin. Il parroco sarebbe un personaggio chiave nella ricerca della verità: nel 2014 ha rotto il muro di omertà parlando proprio con il giornalista Nicola Bianchi. “Lì parlavano che anche i figli avrebbero collaborato con il padre per l’occultamento del cadavere”, dice il don. “Il padre perché l’avrebbe ucciso?”, chiede il giornalista. “Willy era l’amante occasionale, un passatempo…”, conclude il prete. Non solo, il parroco indica anche un’altra figura, quella del sarto del paese, Rodrigo Turolla, che, secondo quanto dice il prete, saprebbe chi è l’autore dell’omicidio.

Antonino Monteleone è andato a parlare anche con il sarto. “Quella sera lì io ero a giocare a poker, sono venuto via all’una di notte. Il fatto è successo dopo. Era tutto scuro. In due o tre là al buio intanto che lui veniva a portare la bicicletta lì lo hanno preso e dopo l’hanno ucciso”, dice il sarto. Una descrizione che non sembra affatto vaga. Ma il sarto aggiunge subito: “Me l’hanno detto i vicini che hanno sentito. Ma non parlano”.

Il parroco e il sarto sono due personaggi chiave in questa vicenda. Negli uffici della Procura sono stati intercettati mentre parlavano proprio della morte di Willy: “È una questione di droga, per me. Perché dicevano che quel ragazzo lì, essendo non normale, ci davano le bustine da dare in giro. E poi è successo quello che è successo. Quella mattina lì è venuto in casa, subito subito dopo che è morto”, dice Turolla. “Chi?”, chiede il don. “Non faccio il nome. E poi è morto”, risponde il sarto. “È venuto in casa e mi ha detto: ‘Guarda che a lui gli davano il compito di spacciare le bustine’”.

Secondo quest’altra ipotesi, Willy sarebbe stato ucciso per un regolamento di conti tra due bande avverse di spacciatori della zona. Le indagini oggi si stanno concentrando anche sulla pista dell’omicidio passionale e in particolare quella dei festini gay a cui avrebbero partecipato anche minorenni. Willy sarebbe stato ucciso per aver detto una frase di troppo: “Ora dico tutto a mio fratello”.

Ecco qui sotto la lettera anonima recapitata al giornalista Nicola Bianchi.

Guarda qui sotto tutti i servizi dedicati all’omicidio di Willy Branchi. 

Speciale Omicidio Willy Branchi

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