Willy Branchi, Speciale Iene/3: il prete e una nuova fonte anonima | VIDEO
Terza parte dello speciale di Antonino Monteleone e Riccardo Spagnoli sull’omicidio di Willy Branchi. Ci concentriamo sul parroco Tiziano Bruscagin, che sembra essere stato l’unico ad aver cercato di aiutare le indagini, e su un clamoroso nuovo racconto
Terza parte di questo speciale dedicato alla morte di Willy Branchi, dopo che nella prima parte abbiamo parlato di chi sono i sei indagati per false informazioni al pm e, nella seconda, della pista dei festini gay.
Grazie ai racconti clamorosi di una fonte che ai tempi era molto vicina agli investigatori, tracceremo un profilo inedito di don Tiziano Bruscagin, allora parroco di Goro. Un uomo chiave nella ricerca della verità. È proprio lui infatti che nel 2014 rompe il muro di omertà che dalla fine anni ‘80 regna nel paese.
Don Tiziano, infatti, al telefono con il giornalista del Resto del Carlino, Nicola Bianchi, si lascia andare a rivelazioni clamorose. “Lei ha parlato con qualcuno che le ha fatto delle confidenze fuori dalla confessione?”, chiede il giornalista. “Sì”, risponde il don. “Lei ha fatto dei nomi?”. “Sì, lì parlavano che anche i figli avrebbero collaborato con il padre per l’occultamento del cadavere”.
E per la prima volta dopo 27 anni dall’omicidio spunta anche un possibile movente. “Il padre perché l’avrebbe ucciso?”, chiede il giornalista. “Willy era l’amante di…”. “Occasionale, un passatempo”, conclude il don. La conversazione va avanti tanto che a un certo punto viene anche fuori il nome di un possibile testimone. “Ma qualcuno gli aveva detto: ‘è stato *** ad ammazzare Willy?'”, chiede Bianchi. “Sì, l’ex sarto che abitava attaccato”, risponde il don. “Dice a me: ‘Io so chi è stato’” e lui era muro con muro”. In questo modo Rodrigo Turolla entra a far parte di questa storia. Perché Rodrigo non ha mai parlato? “Perché Goro è Goro, ci sono duemila a Goro che sanno le cose che ho detto io”.
E tra questi ci sarebbe proprio il sarto, che siamo andati a trovare. “Quella sera lì io ero a giocare a poker, sono venuto via alle 1 di notte. Il fatto è successo dopo. È successo qua dietro, a 40 metri da qui. Era tutto scuro. In due o tre là al buio intanto che lui veniva a portare la bicicletta lì lo hanno preso e dopo l’hanno ucciso”, dice il sarto. Una descrizione che non sembra affatto vaga. Ma il sarto aggiunge subito: “Me l’hanno detto i vicini che hanno sentito. Ma non parlano”. Quando gli chiediamo se è vero, come dice il don, che lui sa chi è stato a uccidere Willy, il sarto nega. Ma per quanto riguarda il vicino di casa le versioni concordano: “Ma lui era omosessuale. Lui aveva dei figli, ma era anche omosessuale, quello non si scappa”, ci dice il sarto. “Può darsi che prima questo ragazzo che non era normale ci andasse insieme perché *** ha avuto altre lamentele da altre famiglie appunto per la questione dell’omosessualità”.
Antonino Monteleone va a cercare risposte proprio dall’ex parroco di Goro, don Tiziano. “Non ho niente da dire”, ci dice. Alla riapertura delle indagini, dopo che aveva parlato con il giornalista, il don aveva ritrattato tutto sostenendo di aver saputo tutto per via indiretta attraverso voci di paese. Visto il muro che si trova davanti, il pm chiede l’archiviazione ma il giudice concede nuove indagini. Proprio grazie a queste nuove indagini spuntano fuori tre pagine scritte dai carabinieri di Ferrara nel 1996. Don Tiziano, come fonte anonima, racconta le stesse cose che rivelerà 14 anni dopo a Bianchi. “Nell’indagine del '96 viene indicato un ambiente di perversioni sessuali in cui Willy era finito. Willy si oppone alle richieste degli aguzzini dicendo che se insistono racconterà tutto a suo fratello e loro lo uccidono”, dice Simone Bianchi, l’avvocato della famiglia Branchi. “La cosa che lascia delusi è che l’indagine del '96 finisce in un cassetto e non viene trasmessa all’autorità giudiziaria”.
Ma a proposito di don Tiziano le rivelazioni sorprendenti non finiscono qui. Parliamo delle dichiarazioni di un carabiniere che nel 1988 era comandante della stazione di Goro. Lo stesso che la mattina dopo l’omicidio viene chiamato da una signora che trova il cadavere di Willy. “Erano passati alcuni giorni dalla celebrazione del funerale. Mentre camminavo per le strade di Goro all’altezza della chiesa noto che don Tiziano è davanti all’entrata. Vedendomi richiama la mia attenzione facendo dei gesti con le mani e dopo essermi avvicinato mi dice testualmente: ‘So chi ha ammazzato Willy’. Io gli chiesi chi fosse, ma mi disse che non poteva dirmelo in quanto l’autore dell’omicidio si era recato da lui poco prima e aveva confessato il fatto e quindi era obbligato al silenzio dal segreto della confessione”. Queste dichiarazioni vengono ritenute molto attendibili dalla Procura di Ferrara.
“Il don è l’unico che ha fatto tutto. Il fratello di Willy deve ringraziare il don. La madre di Willy deve ringraziare il don”. A parlare è un personaggio importante in questa vicenda, che ha seguito parte delle indagini svolte dai carabinieri di Ferrara nel 1996. “Non hai idea di cos’era Goro in quegli anni lì. Erano un branco di maiali, di puttane”. Il parroco, racconta la fonte, nel ’96 inizia a collaborare con i carabinieri di Ferrara come fonte anonima. “Vado dal mio amico del nucleo operativo di Ferrara, dico: ‘ti porto io a Goro’, allora viene su con me, vado dal don. Ascolta facciamo una cosa, lui ti dice i nomi, tu non dici nomi perché sei legato al segreto confessionale, accenni sì e accenni no. Lui accennava, non ha detto mai sì o no a voce alta ma ci ha fatto capire bene le cose”, dice la fonte. Proprio da questi colloqui nasce l’informativa dei carabinieri del '96, che però non verrà mai approfondita ufficialmente.
“Lo devono aver portato in via Cervi”, ci dice la fonte. “Qui c’era un magazzino di rifugio per animali, risultava che ci fossero anche anelli dove ci attaccavano le bestie”. Il corpo di Willy, poi, sarebbe stato abbandona sotto il cartello del paese solo per scappare il più veloce.
Alla luce di queste informazioni, Antonino Monteleone ricontatta don Tiziano: “Io ho fatto il possibile, sto già soffrendo. Solo io so quanto sto soffrendo per quel ragazzo e quanto gli volevo bene. Ma non posso dirti niente in più. Nel giro di un’ora tutti in paese dicevano quel nome”.
Guarda qui sotto tutte le sei parti dello Speciale "Omicidio Willy Branchi: i segreti inconfessabili di un paese".