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Non c'è pace per Mariam: il corpo dopo un mese è ancora all'obitorio

L’ultimo insulto per la ragazza italiana di 18 anni morta dopo il pestaggio da parte di un gruppo di bulle, di cui noi Le Iene avevano parlato per primi

Non c’è pace per la povera Mariam, la ragazza italiana morta dopo il pestaggio di una banda di bulle il 14 marzo a Nottingham in Inghilterra. E nemmeno per la sua famiglia. Il suo corpo da un mese è ancora all’obitorio, in una cella frigorifera, perché la prima autopsia non ha accertato se il suo decesso sia dovuto solo al pestaggio o anche alla sua patologia cardiaca congenita e a un’eventuale negligenza medica.

Proprio questa incertezza richiede ulteriori approfondimenti e fa sì che le autrici dell’aggressione, tutte identificate, siano ancora a piede libero. Il reato per cui saranno imputate può ancora variare da lesioni a omicidio.

Mariam, 18 anni, era stata ricoverata il 21 febbraio, il giorno dopo il pestaggio (i medici infatti la sera prima l’avevano rimandata a casa). E’ morta dopo tre settimane di coma. La sua storia è stata raccontata per la prima volta su questo sito dalla Iena Pablo Trincia.

Era stata picchiata su un autobus da un gruppo di ragazze che l'avevano presa di mira da qualche tempo. Un'aggressione simile era già avvenuta in agosto mentre si trovava assieme alla sorella in un parco.

Mariam Moustafa, 18 anni, di origini egiziana, era nata in Italia e cresciuta a Ostia. Si era trasferita in Inghilterra con la famiglia da 4 anni. Il padre voleva farla studiare assieme alla sorella di 15 anni e un fratello di 12 nelle scuole inglesi ma a Mariam mancava tantissimo l'Italia. Poco prima di essere picchiata a morte aveva saputo di essere stata ammessa alla Facoltà di Ingegneria.Soffriva tra l'altro di una malformazione cardiaca per cui si curava dalla nascita. Mariam aveva paura, come dice anche in un video postato sui social.

Guarda qui sotto il servizio di Pablo Trincia, andato in onda domenica 18 marzo

L’aggressione a calci e pugni era finita anche in un altro video (in alto ne potete vedere un'immagine), girato dalle bulle e finito poi su Internet. Mentre sul caso si indaga anche in Italia, come movente gli inquirenti inglesi escludono “l'odio razziale” mentre ha preso piede quello della gelosia di una delle bulle. A cercare di difendere Mariam sul bus c’era un ragazzo che si trovava con lei.

Le ragazze della baby gang forse credevano che Mariam fosse “Black Rose”: da un profilo del social network Snapchat con questo nome sarebbero partite offese verso una delle ragazza della “banda”. Secondo la testimonianza di una ragazza di Nottingham raccolta da Pablo Trincia, la lite potrebbe essere nata perché una delle componenti della baby gang, Teesha (riconoscibile nel video), si sarebbe arrabbiata perché avrebbe visto assieme a Mariam sul bus quel ragazzo che le piaceva. I due elementi potrebbero essere collegati.

La verità dovranno accertarla le indagini. Intanto però l’ultimo sfregio a Mariam resta, con il suo corpo che si trova da un mese all’obitorio, in una cella frigorifera. I due episodi potrebbero essere collegati.

Guarda qui sotto il servizio di Pablo Trincia, andato in onda domenica 18 marzo e tutti gli articoli e i servizi che abbiamo dedicato al caso.

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