Willy Branchi, Speciale Iene/1: gli indagati e un segreto inconfessabile | VIDEO
Il 30 settembre 1988, Willy Branchi viene trovato senza vita lungo l’argine del Po a Goro, un paesino in provincia di Ferrara. L’omicidio è ancora irrisolto. Antonino Monteleone e Riccardo Spagnoli hanno raccolto nuove clamorose testimonianze. Nella prima parte di questo speciale ci raccontano chi sono le 6 persone indagate per false informazioni al pm
Sono passati oltre trent’anni dall’omicidio di Willy Branchi, un ragazzone di 18 anni e due metri, con qualche deficit cognitivo. La mattina del 30 settembre 1988 viene trovato barbaramente ucciso. Siamo a Goro, un paesino di circa 3.700 persone nella zona della bassa ferrarese. A distanza di tutti questi anni, ancora non c’è il nome di un colpevole. Antonino Monteleone e Riccardo Spagnoli in questi mesi hanno raccolto nuove testimonianze inedite e clamorose che potrebbero segnare una svolta.
Intanto, dopo i nostri primi due servizi sul caso, sei persone sono state indagate per false informazioni al pm dalla Procura di Ferrara che è intenzionata a fare chiarezza una volta per tutte su quanto accaduto quella notte di fine settembre.
Quel giorno, una donna vede una sagoma nell’argine del Po. È il cadavere di Willy, completamente nudo con la faccia immersa in una pozza di sangue. Aveva un foro sotto a un occhio, il volto era tumefatto, a ucciderlo sono stati oltre 30 colpi dati con il corpo di una pistola usata ai tempi per uccidere i maiali.
Il volto è irriconoscibile, gli occhi sono neri per i pugni che gli hanno tirato prima di ammazzarlo. Sul lato sinistro si vede il foro lasciato dalla pistola. Willy è morto lentamente per i colpi inferti da quell’arma. Chi avrebbe potuto odiare un ragazzo innocuo come lui? Che cosa ha scatenato quell’ira incontrollabile? Perché il suo corpo senza vita è stato abbandonato all’ingresso del paese?
Negli ultimi mesi, le indagini sono ripartite proprio dal cadavere del giovane Willy sul quale gli inquirenti hanno disposto nuove analisi e almeno 7 abitanti di Goro sono stati convocati per accertamenti. “Sono stati sottoposti a tamponi salivari e sono state prese loro le impronte digitali”, spiega Simone Bianchi, legale della famiglia Branchi.
Il primo degli indagati per falsa testimonianza è Carlo Selvatico. “Si sarebbe presentato sotto falso nome a un avvocato”, prosegue Bianchi. “Chiedendogli quali attività ci fossero in corso attorno all’omicidio e se ci fosse stato il rischio di un arresto”. Un fatto molto strano, prima di questo sviluppo anche noi de Le Iene avevamo incontrato questo signore. “Io non ho niente da dire perché non mi interessa la morte di Willy”, ci aveva detto. In realtà è stato il primo a gettare un’ombra sulla vita parallela e nascosta di un borgo apparentemente tranquillo. Lui in quegli anni amava circondarsi di giovani: “Ho saputo che c’erano dei centri in Veneto in cui reclutavano ragazzi per avere rapporti sessuali, può darsi che Willy facesse parte di loro”.
Il secondo invece si chiama Patrizio Mantovani, che ha negato di aver sentito Willy dire, poco prima di essere ucciso, “Ora dico tutto a mio fratello”. Circostanza invece confermata da una donna, considerata una testimone attendibile per la Procura, presente all’interno di un bar assieme ai due. Il ragazzo sarebbe stato infastidito da un signore anziano che girava in bicicletta. Per alcuni protagonisti di questa storia, sarebbe lui l’assassino di Willy.
Tra i nuovi indagati non compaiono solo cittadini di Goro, ma anche un noto medico di Ferrara. Si tratta di Pierluigi Bordoni: avrebbe taciuto che uno degli attuali indiziati del delitto sarebbe stato in cura da lui e ricoverato per problemi mentali.
In soli 4 anni, torna a essere indagato anche il parroco del paese don Tiziano Bruscagin. “Lui ha fatto i nomi dei possibili responsabili dell’omicidio”, sostiene l’avvocato Bianchi. “Poi ha ritratto ed è stato risentito sulla vicenda e nuovamente ha sottaciuto circostanze importanti”.
Gli altri due indagati sono Rodrigo Turolla, il sarto del paese, e sua moglie. “In particolare lui è un personaggio che in questa vicenda è stato coinvolto da subito dal parroco poiché abitava nella via in cui è avvenuta la prima fase dell’aggressione a Willy”, aggiunge Bianchi.
“In due o tre mentre lui portava la bicicletta l’hanno preso e ucciso”, ci dice il sarto. Come gli altri ha paura a parlare: “Poi mi incendiano la casa”.
Per la Procura di Ferrara sono donne e uomini che avrebbero potuto dare dettagli utili alla risoluzione del caso, ma hanno preferito tacere. Anche altri continuano a conservare segreti fondamentali nella ricerca della verità che rafforzano la pista di un delitto a sfondo passionale o comunque sessuale.
Ad aprire scenari inediti è un pescatore del paese conosciuto come Enea: “Dai 30 ai 50 anni, qua sono stati tutti sbocchinati. Era una cosa normalissima perché finiva lì”.
E’ possibile quindi che Willy fosse finito in un torbido giro di festini gay da cui non era più uscito a venirne fuori? Dalle testimonianze sembra che in questo borgo di provincia alcuni nascondessero segreti inconfessabili.
Le prime indagini di 30 anni fa però puntano a Valeriano Forzati chiamato "Il Colonnello", già implicato per rapine, furti e risse e amico di Felice Maniero, capo e fondatore della Mala del Brenta, la "mafia del Nord". Proprio Forzati sarebbe l’ultima persona che viene vista con Willy in una pizzeria di Goro. Da qui gli investigatori partirono per ricostruire le sue ultime ore di vita.
Guarda qui sotto tutte le sei parti dello Speciale "Omicidio Willy Branchi: i segreti inconfessabili di un paese".